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L'esperto risponde
Redazione
pubblicato il 22-01-2020

Le radiazioni dello smartwatch possono fare male alla salute?



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La domanda di un lettore dopo il dibattito sugli effetti sulla salute delle onde elettromagnetiche emesse dai cellulari. La risposta dell'esperto Alessandro Polichetti

Le radiazioni dello smartwatch possono fare male alla salute?

Ho letto il vostro articolo dal titolo «Cellulari, radiofrequenze e salute: che cosa sappiamo?» e ho deciso di scrivervi perché pratico tutti i giorni attività sportiva amatoriale e mi sarebbe utile acquistare uno smartwatch. Tuttavia ho seri dubbi che un oggetto elettronico che è continuamente in contatto con il corpo, che si collega sempre allo smartphone e tramite il quale si può rispondere alle chiamate telefoniche senza alzare il telefono possa, nel lungo periodo, arrecare danni fisici. Quali sono le evidenze in merito? 

Paolo B. (Ancona)

Risponde Alessandro Polichetti, primo ricercatore e componente del Centro nazionale per la protezione dalle radiazioni dell'Istituto Superiore di Sanità

I dubbi circa possibili danni alla salute di questi dispositivi elettronici indossabili sono comprensibili. Gli smartwatch, come i telefoni cellulari, possono infatti essere sorgenti di campi elettromagnetici a radiofrequenza. Bisogna tuttavia ricordare che, anche nel caso dell'utilizzo dei telefoni cellulari, i rischi per la salute umana sono lontani dall’essere dimostrati. Al momento sono disponibili soltanto alcuni studi, tra i tanti che non mostrano effetti, che forniscono qualche indicazione di un possibile effetto cancerogeno. Da qui l'indicazione dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) a classificare i campi elettromagnetici come possibili cancerogeni per gli esseri umani.

Venendo al caso degli smartwatch, in assenza di studi specifici su questi dispositivi, le uniche considerazioni possibili sono in termini di livelli di esposizione. Deve essere prima di tutto precisato che gli unici effetti dimostrati dei campi a radiofrequenza sono quelli connessi alla conversione in calore dell’energia elettromagnetica assorbita dai tessuti del corpo umano. Questo processo, per livelli di esposizione molto elevati, può dare luogo ad aumenti di temperatura potenzialmente dannosi. Conseguenze di questo tipo possono però essere escluse per tutte le sorgenti di campi elettromagnetici che incontriamo negli ambienti di vita, compresi telefoni cellulari e smartwatch che danno luogo a esposizioni molto inferiori alle soglie di effetto. Per quanto riguarda gli effetti conosciuti riguardanti i campi elettromagnetici, gli smartwatch, al pari dei telefoni cellulari, possono dunque essere considerati sicuri.

Relativamente a quelli non dimostrati, invece, è ragionevole ritenere che gli eventuali rischi (per esempio in termini di probabilità di insorgenza di un tumore) siano connessi al livello di esposizione. Uno smartwatch che comunica mediante connessioni Bluetooth o Wi-Fi con uno smartphone, come nell’esempio da lei citato, emette una potenza elettromagnetica molto inferiore (perché il suo segnale deve arrivare a poche decine di centimetri di distanza) a quella di un telefono cellulare (che deve inviare segnali ad antenne fisse a chilometri di distanza). Ammesso che un rischio esista, quello determinato dall’utilizzo di uno smartwatch sarà pertanto molto inferiore a quello connesso all’impiego di un telefono cellulare.


Questo potrebbe non essere vero soltanto per alcuni particolari smartwatch dotati di scheda sim che si connettono alla rete di telefonia mobile. Dal punto di vista della potenza emessa, device di questo tipo sono infatti confrontabili con i telefoni cellulari. Di conseguenza, tali potrebbero essere anche i rischi.



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