Spegnendo l'infiammazione si riducono le possibilità di andare incontro a decesso e di essere intubati. I risultati di uno studio italiano pubblicati su The Lancet Rheumatology
L'utilizzo di tocilizumab, in aggiunta alle terapie standard per Covid-19, nei pazienti più gravi riduce di un terzo le probabilità di morte e le possibilità di andare incontro a ventilazione meccanica. E' questo, in estrema sintesi, il messaggio che emerge da un ampio studio tutto italiano pubblicato sulle pagine della rivista The Lancet Rheumatology.
USATO PER L'ARTIRTE E PER EVITARE LA TEMPESTA DI CITOCHINE DELLE CAR-T
Essendo Covid-19 una malattia in cui si genera una potente infiammazione a livello polmonare, una delle possibili strategie per migliorare la sintomatologia è rappresentata dall'utilizzo di molecola antinfiammatoria. Una di esse è tocilizumab, un anticorpo già in commercio per il trattamento dell'artrite reumatoide e utilizzato anche per spegnere l'infiammazione nei malati di cancro sottoposti alle Car-T. Tocilizumab agisce bloccando la produzione dell'interleuchina-6, una potente molecola infiammatoria prodotta dal sistema immunitario in risposta all'infezione virale.
TOCILIZUMAB FUNZIONA
Sperimentato a partire dalla Cina sui pazienti più gravi, finalmente lo studio italiano ha contribuito a fare luce sulla reale efficacia del trattamento. Se prima infatti l'utilità o meno di tocilizumab si basava sull'aneddotica dei clinici in corsia, oggi grazie al contributo degli scienziati italiani si è fatta finalmente luce sull'utilità del farmaco. Nello studio, che ha coinvolto 544 pazienti con sintomi importanti di Covid-19, 179 hanno ricevuto tocilizumab in aggiunta alla terapia standard. Dalle analisi è emerso che l'utilizzo del farmaco ha portato ad una riduzione di un terzo delle morti, passando dal 20% al 7%. Non solo, tocilizumab ha giocato un ruolo fondamentale nell'evitare che molti pazienti peggiorassero andando incontro alla necessità di essere intubati.
UN'ARMA IN PIU' CONTRO COVID-19
Un ottimo risultato, seppur da confermare con ulteriori studi, che va ad aggiungersi a quelli ottenuti grazie alla sperimentazione con altre molecole. Se infatti una cura efficace contro Covid-19 non esiste, l'utilizzo di più strategie terapeutiche sta migliorando notevolmente le probabilità di superare l'infezione. Utilizzo del plasma, remdesivir, anticoagulanti, desametasone e tocilizumab rappresentano le armi ad oggi a disposizone per combattere Sars-Cov-2.
Fonti
Daniele Banfi
Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.