La Bpco si aggrava (anche) per la depressione e l'ansia
Chi soffre di broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) spesso registra ansia e depressione. Che, se non trattate, possono aggravare il decorso della malattia
I malati di broncopneumopatia cronica ostruttiva(Bpco) hanno un rischio (quasi) del 60 per cento più alto del riacutizzarsi della malattia se soffrono di depressione o di ansia. La notizia giunge da una ricerca condotta dai medici dell’Ospedale Guang’anmen dell’Accademia cinese di Pechino, pubblicata sul Journal of Affective Disorders.
I medici hanno intervistato 504 adulti malati di Bpco visitati tra gennaio 2012 e luglio 2013. A loro sono stati sottoposti formulari tarati su una certa scala psichiatrica per valutare le risposte dei pazienti e individuare così chi soffriva anche di ansia o depressione. Tenuti sotto osservazione per un anno, i primi hanno avuto un aggravamento del problema polmonare nel 54 per cento dei casi (contro il 40 per cento verificatosi tra chi non soffriva del disturbo). Nel caso della depressione, l’acuirsi del disturbo polmonare si è manifestato nel 52 per cento dei casi (sempre contro il 40 per cento degli altri malati di Bpco).
QUAL È LA RELAZIONE TRA FUMO E BPCO?
BPCO, ANSIA E DEPRESSIONE: UN’INFLUENZA BIDIREZIONALE
Spiegano i ricercatori di Pechino che la Bpco è di per sé una malattia molto pesante da sopportare, non guaribile ma solo curabile, per cui è necessario che pneumologi e medici di base siano consapevoli di questo possibile ulteriore carico che depressione e ansia possono provocare. Modulando così le terapie sui due tipi di disturbi. «Nel mondo degli specialisti si sa di questo frequente abbinamento di ansia e depressione con la broncopneumopatia cronica ostruttiva - osserva Alfredo Chetta, direttore della clinica pneumologica e ordinario di malattie dell’apparato respiratorio all’Università di Parma -. Ma la relazione è bidirezionale: la Bpco può indurre depressione e ansia così come depressione e ansia favoriscono il riacutizzarsi della Bpco».
LA DEPRESSIONE SPINGE A UNO STILE DI VITA NON SANO
Tra i motivi per cui avere l'umore nero a livello patologico aggravi il disturbo polmonare, c’è l’attitudine diffusa a lasciarsi andare e a sposare uno stile di vita non sano: con il fumo, una dieta non idonea, sedentarietà. Lo specialista richiama uno studio di una decina di anni fa, Eclipse, condotto su oltre duemila pazienti Bpco. Oltre 1 su 4 (26 per cento) risultava (anche) depresso. A fronte del 7 per cento misurato nel gruppo di controllo. «E tra gli ansiosi il divario è anche più ampio - aggiunge Chetta -. In alcuni casi, specialmente tra i pazienti che vivono attaccati a bombola di ossigeno, si arriva a registrare l’ansia anche in 1 caso su 2. E si è visto pure che la presenza di depressione nei malati di Bpco aumenta il rischio di morte. Ci sono legami molto stretti tra le malattie respiratorie e la psiche. Sono fili sotterranei. Dopotutto, nella nostra cultura c’è un respiro iniziale, un soffio che dà la vita. E quando una persona muore si dice: non respira più. Non si dice: il cuore si è fermato». Suggestioni, parentele inconsapevoli.
Ma descriviamo questa malattia dalla sigla Bpco nei suoi caratteri principali. È una malattia dell'apparato respiratorio caratterizzata da un'ostruzione irreversibile delle vie aeree, di entità variabile a seconda della gravità. Solitamente è progressiva ed è associata a uno stato di infiammazione cronica del tessuto polmonare. La conseguenza a lungo termine è una riduzione consistente della capacità respiratoria. In genere compare dopo (almeno) vent’anni di tabagismo, causa difficoltà di respiro e tosse con catarro. Si riacutizza spesso in inverno in seguito ad un’infezione virale, per esempio da rinovirus, come nel raffreddore, e la tosse diventa più insistente con espettorato giallastro o verdastro. Nelle forme particolarmente gravi, è necessario l’aiuto dell’ossigeno.
LA «CHIUSURA» È SPESSO FRAINTESA
Conclude Chetta: «Occorre diffondere la consapevolezzadellegame tra Bpco e disturbi psichici, perché a livello di medicina di base non risulta molto diffusa. Si ritiene spesso che se la persona è abbattuta, ha scarsa autostima e si chiude in sé, lo faccia soltanto in ragione della malattia polmonare che ha. Non sempre è così, e insieme al polmone occorre curare la mente, con terapie psichiatriche». Anche la riabilitazionerespiratoria può essere d’aiuto. «Perché dà sprint, induce a un nuovo stile di vita, un cambiamento nella dieta e a fare attività fisica», chiosa lo specialista.
Come vincere ansia e depressione?
Tai-chi La pratica deriva dalle arti marziali cinesi e si può tradurre in una sorta di lenta danza coordinata. diverse pubblicazioni evidenziano notevoli benefici apportati dal tai-chi sopratutto nei pazienti anziani: in termini di beneficio fisico e psicologico
Esercizi di respirazione Uno dei primi segni di stress acuto è l'aumento della frequenza respiratoria, a scapito della profondità. Per rispondere alla tensione bisogna quindi tornare a respirare in maniera corretta, con respiri lenti e profondi ogniqualvolta, nell'arco della giornata, la pressione si fa sentire. Occorre inspirare ed espirare profondamente attraverso il naso, ripetendo l'atto dalle cinque alle dieci volte di fila
Esercizi di rilassamento muscolare Le tecniche che agiscono sulla tensione muscolare sono semplici, ma molto utili: sopratutto per chi ha problemi ad addormentarsi. La posizione ideale per iniziare a rilassarsi è quella supina, a gambe non incrociate
Training autogeno Si tratta di una forma di psicoterapia attraverso il corpo. La prima fase dell'addestramento consiste in una sorta di autoipnosi per indurre i vari gruppi muscolari a rilasciarsi. In seguito è possibile evocare immagini piacevoli per aumentare il potere antistress della pratica
Meditazione Diverse ricerche hanno dimostrato che la meditazione riduce la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa e i livelli di adrenalina. I momenti più adatti per meditare sono il risveglio e il tardo pomeriggio. Bastano 15-2'0 minuti ogni volta, purché la fretta e il pensiero delle cose da fare non prendano il sopravvento. La posizione più classica è quella seduta a gambe incrociate e con la schiena dritta. Gli occhi possono essere chiusi o fissi su punto davanti al corpo a 1-2 metri di distanza. A questo punto la mente comincia a vagare verso immagini che evocano sensazioni positive e rilassanti e i pensieri quotidiani si dissolvono
Yoga Grazie a un lavoro molto approfondito sul respiro e sulle tecniche di mentalizzazione, lo yoga può assolvere ottimamente il ruolo di antistress. Non solo: la meditazione e il rilassamento fanno parte della pratica yoga e, in genere, aprono e chiudono ogni lezione