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Neuroscienze
Caterina Fazion
pubblicato il 29-05-2023

L’intelligenza artificiale in medicina: tra presente e futuro



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L’intelligenza artificiale, Chat GPT compresa, può essere utile alla medicina? È affidabile? Quali rischi corriamo? I computer sostituiranno i medici? La parola all’esperto

L’intelligenza artificiale in medicina: tra presente e futuro

Di intelligenza artificiale (IA), anche in campo medico, si parla molto: alcuni riescono solo a vederne potenzialità e benefici, altri ne sono spaventati. Certo è che l’intelligenza artificiale ha trasformato le nostre vite e continuerà a farlo. Pensiamo a tutte le applicazioni ormai considerate parte della nostra vita quotidiana: dai famosi assistenti vocali come Alexa, Google o Siri ai suggerimenti forniti in rete basati, ad esempio, su acquisti precedenti, su ricerche e su altri comportamenti registrati online. E che dire dell’ultimo arrivato che sta facendo tanto discutere, Chat GPT, il chatbot basato su intelligenza artificiale a cui poter chiedere qualunque cosa, in grado di rispondere come una persona vera?

Anche in campo medico l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, per aiutare nelle diagnosi ad esempio, è sempre più diffuso, e porta con sé numerose domande: in che cosa l’IA può essere utile alla medicina? È affidabile? Quali rischi corriamo? I computer sostituiranno i medici? Per rispondere a tutti questi dubbi abbiamo chiesto aiuto al professor Eugenio Santoro, Responsabile del Laboratorio di Informatica Medica dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS.

Perché proprio ora si parla tanto di intelligenza artificiale in ambito medico?

È vero, di intelligenza artificiale si è tornati a parlare molto nell’ultimo periodo, soprattutto in relazione alla diffusione del famoso Chat GPT, ma in realtà l'intelligenza artificiale, e soprattutto la sua applicazione in ambito medico, non è affatto cosa recente. Le ragioni per cui si è ripreso a parlarne così tanto sono legate alla disponibilità di enormi moli di dati e di computer in grado di elaborarli. Infine, è cambiata la natura stessa dei software di intelligenza artificiale: fino ad alcune decine di anni fa andavano di moda i sistemi tradizionali di intelligenza artificiale, ovvero dei sistemi deterministici con comportamenti prevedibili in base agli input forniti, oggi invece hanno sempre più piede le tecniche di machine learning, grazie a cui il software impara dai dati a disposizione.

In quali campi è utilizzata l’intelligenza artificiale in medicina?

Il campo nel quale si sono fatti più progressi in termini di utilizzo dell’intelligenza artificiale come supporto per i medici è sicuramente quello diagnostico, su cui ci sono anche una serie di evidenze scientifiche presenti in letteratura. In particolare nell'area oncologica, respiratoria o cardiologica, grazie alla disponibilità di immagini fornite tramite radiografie, ecografie o TAC, è possibile identificare, con un buon grado di affidabilità patologie, tumorali e non, allo stadio iniziale, prima ancora che diventino importanti. L’anno scorso sono state pubblicate da parte del Ministero della salute proprio delle linee guida sull'uso dei sistemi di intelligenza artificiale in ambito diagnostico. Si tratta di uno strumento importante per chi sviluppa questi strumenti e per chi poi li andrà a utilizzare: non solo medici, ma anche gli stessi pazienti e familiari. Un'altra area sulla quale si sta lavorando molto è quella legata ai sistemi di predizione, in grado di identificare possibili patologie ancora prima che queste si manifestino, ad esempio in ambito cardiovascolare. Grazie all'analisi degli elettrocardiogrammi e alla storia clinica del paziente è possibile identificare se il soggetto sia o meno a rischio di sviluppare patologie come fibrillazione atriale o scompenso cardiaco. Inoltre, sulla base delle linee guida disponibili al momento e sulla base della storia clinica dei pazienti la macchina suggerisce il trattamento opportuno che il medico, successivamente, validerà o meno.

Quanto è importante la figura del medico per gestire l’intelligenza artificiale?

Quando si parla di intelligenza artificiale si parla sempre di strumenti, che siano diagnostici, prognostici o decisionali, a supporto del professionista, per aiutarlo nel definire una diagnosi, una prognosi o nell'identificare il miglior trattamento possibile da dare al paziente. In alcuni casi, ad esempio, vengono usati i sistemi diagnostici dotati di IA per fare attività di screening, dopodiché entra sempre in gioco lo specialista che può studiare meglio la situazione. Non bisogna immaginare l’intelligenza artificiale come qualcosa che andrà a sostituire il medico: gli strumenti saranno anche intelligenti, ma le decisioni finali rimangono al medico per questioni di responsabilità, di etica e di deontologia. I medici sono i primi a desiderare strumenti di aiuto e supporto, ma non hanno certo interesse a essere sostituiti dalle macchine. Oggi la situazione è questa, ma la tendenza, anche in futuro, rimarrà fondamentalmente tale.

Quali rischi possono derivare dall’uso dell’intelligenza artificiale in medicina?

Nell'ambito diagnostico la macchina potrebbe identificare un caso sospetto di tumore, sarà poi il medico a confermare o meno l’ipotesi, indagando meglio quel determinato caso con gli strumenti e le conoscenze a sua disposizione. Un altro grande rischio è legato all’utilizzazione di sistemi di intelligenza artificiale non sufficientemente testati e provvisti di prove scientifiche. Andrebbero condotti studi clinici metodologicamente più solidi, prospettici (meglio se randomizzati), multicentrici, con un adeguato campione che sia effettivamente rappresentativo della popolazione presa in esame. 

In America sono oltre 500 le applicazioni di intelligenza artificiale approvate. In Italia, invece, quasi tutte quelle disponibili sono ancora in fase di sperimentazione: si sta lavorando molto a livello di grandi industrie, università e centri di ricerca in questo ambito. Occorre creare, anche a livello istituzionale, le condizioni affinché questi strumenti siano regolamentati in accordo alla nuova normativa europea sui dispositivi medici (a cui questi strumenti in gran parte afferiscono), molto più stringente, in termini di richiesta di prove di sicurezza ed efficacia, ai fini della loro approvazione e introduzione nel mercato.

Parliamo di Chat GPT: come può essere utile a medici e pazienti?

Bisogna innanzitutto capire in cosa Chat GPT si differenzia dagli altri sistemi dotati di intelligenza artificiale di cui abbiamo parlato finora. Questi ultimi lavorano sui contenuti, sono cioè in grado di interpretare linee guida, storie cliniche dei pazienti e i dati raccolti, e di poterli leggere secondo regole ben precise. Chat GPT è invece uno strumento che implementa modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) e serve per aiutare a scrivere testi semplici e comprensibili. Quando si pongono delle domande a chat GPT il sistema trova, attraverso il software, quali sono le parole che hanno la maggiore probabilità di essere affini a quelle che le precedono rispetto ad altre parole che rimangono escluse. È un sistema che è in grado di scrivere testi molto chiari, ma non necessariamente affidabili. Se ad esempio chiediamo a Chat GPT di fornirci le informazioni più aggiornate secondo la letteratura scientifica su una particolare patologia o su un particolare farmaco, “lui”, non avendo il concetto di letteratura scientifica più recente, ma capendo la sintassi, va a combinare nozioni che non sempre sono corrette.

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Meglio evitare, dunque?

No, evitare no, basta avere ben presenti i limiti dello strumento e comportarsi di conseguenza. Detto ciò, le potenzialità sono comunque molte. Si potrebbe sfruttare Chat GPT per sintetizzare e semplificare referti, lettere di dimissioni o documenti complessi in un linguaggio facilmente comprensibile dai pazienti. In questo caso verrebbero tradotti contenuti naturalmente affidabili. Oppure, ancora, per organizzare la documentazione all'interno di una struttura sanitaria. Questo strumento, dunque, può essere utile sia per i pazienti sia per il personale dell'ospedale, ma non solo.

Anche gli studenti possono sfruttarlo per la loro formazione, come supporto allo studio in preparazione degli esami. Secondo uno studio recente, infatti, Chat GPT sarebbe in grado di superare, seppur con il punteggio minimo, la licenza medica negli Stati Uniti. Indipendentemente dal fatto che si usino strumenti di IA avanzati o Chat GPT (e strumenti analoghi), il rischio che la preparazione e le conoscenze dei medici venga meno, se decidono di affidarsi ad essi (un fenomeno chiamato deskilling), esiste. Per evitare ciò bisogna continuare con la propria formazione evitando che le scelte e i ragionamenti più complicati vengano lasciati alla macchina. L'esperienza del medico e tutte le caratteristiche empatiche che lo legano al paziente sono ancora oggi difficilmente sostituibili.

Come usare al meglio Chat Gpt?

Dialogare con Chat GPT è semplice, è sufficiente collegarsi a chat.openai.com e poi attivare gratuitamente un account. Tutti possono farlo e proprio per questo bisogna fare attenzione. Quando un paziente decide di reperire informazioni, ad esempio, su come gestire una determinata patologia quindi cosa mangiare o quali farmaci assumere, deve tenere presente che Chat GPT attinge informazioni da tutto quello che è presente su internet che, naturalmente, contiene anche molte fake news. Finché non verrà ristretto il campo da cui prendere le informazioni, inserendo solo quelle affidabili e validate, dovremmo comportarci come quando cerchiamo informazioni su Google, verificando che le risposte fornite siano coerenti e affidabili. Come? Magari facendo più domande simili, confrontando i risultati di quello che si ottiene con Chat GPT con altre fonti come lo stesso Google, oppure siti web istituzionali. Con questi strumenti la cautela è d’obbligo. Cautela che di recente è stata suggerita da parte dell’OMS anche per evitare che possa essere erosa la fiducia nell'Intelligenza Artificiale più “tradizionale”, ritardandone i potenziali benefici dati dal suo impiego.

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Caterina Fazion
Caterina Fazion

Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile


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