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Cardiologia
Serena Zoli
pubblicato il 30-11-2016

Fibrillazione atriale in crescita nel mondo



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Sono almeno 11 milioni le persone colpite da fibrillazione atriale, spesso senza saperlo. I dati della Federazione mondiale del cuore

Fibrillazione atriale in crescita nel mondo

La Federazione mondiale del cuore ha lanciato un programma sui principi e i mezzi da usare in tutto il mondo per affrontare la fibrillazione atriale, che appare in continua crescita.

In particolare nei paesi meno sviluppati, ma anche nel nostro mondo. In totale dal 1990 al 2013 si è passati da sette a undici milioni di malati.

«Un numero oltretutto sottostimato», dicono alla Federazione, «anche perché molti soffrono di fibrillazione atriale, ma non lo sanno, in loro la malattia non dà sintomi. E questo aumenta il rischio e la gravità di un possibile ictus o scompenso cardiaco in fatto di complicanze».


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500MILA CASI SOLTANTO IN ITALIA

Sono questi i due eventi più probabili e più temibili indotti dalla fibrillazione atriale, che in Italia conta cinquecentomila casi, con sessantamila nuove diagnosi ogni anno.

«La fibrillazione atriale è un’aritmia, il cuore cioè batte in modo irregolare, ed è l’aritmia più diffusa al mondo», spiega Carlo Pappone, responsabile dell’unità di aritmologia clinica ed elettrofisiologia al Policlinico San Donato (Milano).

«Ed è vero, risulta in aumento esponenziale, da un lato perché oggi viene riconosciuta più facilmente con i sistemi diagnostici di cui disponiamo, ma dall’altra la crescita è reale in quanto assistiamo a un invecchiamento della popolazione. è una patologia tra le più importanti del mondo moderno che si trova sia in persone dal cuore sano sia in altre col cuore malato di altre patologie».

CHE COS'È E COME SI CURA
LA FIBRILLAZIONE ATRIALE?

  

COL CUORE IN GOLA

Il sintomo più comune è la palpitazione, più o meno forte, che spaventa la persona. Il professor Pappone distingue tra la fibrillazione che si presenta ogni tanto, quella che passa veloce una sola volta, come una scossa elettrica, quella infine che non passa più.

Per contrastare la possibilità di trombi che potrebbero ostruire un vaso sanguigno, chi soffre di fibrillazione atriale deve assumere dei farmaci anticoagulanti.

A volte, per calmare sul momento l’attacco di una fibrillazione parossistica o persistente i medici possono usare una scarica elettrica in anestesia.

Ma la fibrillazione atriale è un disturbo invalidante? «Può esserlo quando genera un battito forte, quando ci si sente il cuore in gola, e allora non si osa fare nessuna attività, ci si immobilizza. Certo, se si è in terapia anticoagulante si è protetti. Ma con i farmaci non si guarisce».

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LE DUE OPZIONI CHIRURGICHE

E c’è qualcosa che può guarire? «Sì, un intervento di ablazione, sempre che si colga la malattia proprio all’inizio», risponde Pappone, che in questo campo è un apripista. «Si tratta di un intervento con sondini che raggiungono le camere atriali del cuore e lì o con il caldo o con il freddo si tolgono le cellule che creano il problema. A quel punto è la guarigione. è un intervento delicato che richiede mani molto esperte». Con Claudio Tondo, direttore del dipartimento di aritmologia all’Istituto cardiologico Monzino (Milano), parliamo di un altro intervento, la chiusura dell’auricola sinistra del cuore, che non guarisce dalla fibrillazione, ma abbatte la possibilità che ne derivi un ictus cerebrale. «Il 20 per cento degli ictus è legato alla fibrillazione atriale e la grande maggioranza dei trombi che colpiscono i malati cronici di questa aritmia originano nell’auricola sinistra, una piccola appendice collegata all’atrio sinistro del cuore. Addirittura il 90 per cento». Continua Tondo: «Con l’intervento isoliamo l’auricola con una mini protesi che assolve la funzione di “tappo”. Si tratta di una tecnica molto avanzata e con altissime percentuali di successo».


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COME NASCE L’ICTUS

Per meglio far capire, il professore spiega che quando il cuore batte in maniera irregolare, non riesce a pompare bene il sangue, che tende così a ristagnare nell’atrio formando coaguli (o trombi). E se questi si distaccano ed entrano nel circolo sanguigno possono occludere un’arteria causando un’embolia arteriosa periferica oppure un’arteria del cervello e allora possono provocare un infarto cerebrale (ictus)». Anche il professor Tondo conferma che la fibrillazione atriale è in crescita. «In particolare ora troviamo – aggiunge – dei giovani, intendo 40-50enni, mentre fino all’altro ieri riscontravamo la patologia sopra i 60 anni. Il perché non lo sappiamo. Forse per le abitudini generali di vita nel nostro mondo, gli stili di vita, importante è il controllo del peso, essere limitati nell’alcol, conta forse la sindrome delle apnee notturne. I giovani con fibrillazione si trovano soprattutto nei grossi centri. Ed ecco una cosa nuova: l’eccesso di attività fisica, lo sforzarsi all’estremo come è per i così tanti maratoneti d’oggi, può predisporre a questa aritmia cardiaca». Alta quota: i consigli per divertirsi in sicurezza

 

ANTICOAGULANTI SÌ E NO

Per tenere a freno la fibrillazione atriale, se non si può estirparla con l’ablazione, è affidabile la cura con gli anticoagulanti? «Sono di provata efficacia, ma non sempre è possibile assumerli», risponde il professor Tondo. «Comporta un certo rischio di emorragia quindi per esempio chi è affetto da ulcera o presenta una storia di pregresse emorragie non può assumere questi farmaci: un terzo dei malati che hanno indicazioni per la terapia anticoagulante si trovano poi costretti a sospenderla. Benché ora ci siano degli anticoagulanti, i Noac, molto “maneggevoli”, privi di controindicazioni, non richiedono controlli del sangue continui, come è il caso invece dei più vecchi, ma sempre validi, dicumarolici».

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Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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