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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 07-01-2019

Glioblastoma: primi passi con l'immunoterapia personalizzata



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Un vaccino terapeutico personalizzato contro il glioblastoma. L'immunoterapia comincia timidamente a dare i primi risultati nella cura di questo tumore. I risultati pubblicati su Nature

Glioblastoma: primi passi con l'immunoterapia personalizzata

Nella lotta al glioblastoma si fa sempre più spazio l'idea di un'immunoterapia personalizzata. Nelle scorse settimane due distinti gruppi di ricerca hanno dimostrato che attraverso la creazione di un vaccino personalizzato -realizzato sfruttando le cellule cancerose del malato stesso- è possibile indurre una risposta immunitaria contro il tumore. Un risultato molto importante, seppur condotto preliminarmente in pochissimi pazienti, che dimostra che con l'immunoterapia è possibile colpire il glioblastoma. I risultati sono stati pubblicati dalla rivista Nature.

"SCALDARE IL TUMORE"

Una delle principali conquiste degli ultimi anni nella cura del cancro è rappresentata -i Nobel 2018 per la medicina lo confermano- dall'immunoterapia, ovvero dall'utilizzo del nostro sistema immunitario per combattere i tumori. Nonostante i sempre più crescenti successi una quota di persone e neoplasie non risponde a questo tipo di cure. Una di esse è il glioblastoma, un tumore del cervello particolarmente difficile da trattare. Questo accade perché è il tumore stesso a rendersi impenetrabile dal sistema immunitario. Un tumore che gli esperti definiscono "freddo". Ecco perché una delle strategie che da qualche tempo cominciano ad essere studiate prevede il tentativo di "scaldare" il tumore facendo in modo che più linfociti T - le nostre cellule di difesa - riescano ad "infiltrarsi" nel glioblastoma.

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UN VACCINO PERSONALIZZATO

Per riuscire ad "accendere" la risposta immunitaria contro il glioblastoma gli scienziati stanno studiando da tempo la creazione di vaccini terapeutici personalizzati che hanno il compito di stimolare il sistema immunitario ad invadere il tumore. Questa strategia prevede innanzitutto il prelievo del tessuto tumorale del paziente. Analizzando il Dna delle cellule cancerose i ricercatori vanno a caccia dei "neoantigeni", ovvero delle proteine poste solo sulla superficie del glioblastoma e che per questa ragione possono essere riconosciute dal sistema immunitario. Grazie a questo approccio è possibile produrre dei vaccini che, iniettati nuovamente nel paziente, inducono il sistema immunitario del malato a produrre nuove cellule di difesa dirette contro quelle proteine esclusive del glioblastoma e quindi contro il tumore stesso.

COS'E' E COME FUNZIONA L'IMMUNOTERAPIA? 

Trascrizione del video

LE CELLULE ATTACCANO IL GLIOBLASTOMA

Allo stato attuale sono due gli studi che hanno utilizzato un vaccino terapeutico contro il glioblastoma. Sperimentazioni ancora preliminari -effettuate su un totale di 24 pazienti considerando entrambe i due trials- che però cominciano a dare indicazioni sulla bontà di questa strategia. I test, proprio perché preliminari, avevano l'obbiettivo di verificare se ci fosse una risposta immunitaria. Nel primo studio gli scienziati del centro di Neuro-Oncologia del Dana-Farber Cancer Institute di Boston hanno dimostrato che la somministrazione di un vaccino personalizzato è in grado di generare la produzione e la migrazione verso il tumore di cellule T specifiche contro la malattia. Un risultato simile a quello ottenuto da un gruppo di ricercatori tedeschi coordinati dal Cancer Research Center di Heidelberg. In questo caso la strategia prevedeva la somministrazione di un vaccino terapeutico doppio, il primo realizzato a partire dalle caratteristiche del tumore del paziente, il secondo realizzato sfruttando le informazioni provenienti da più pazienti con glioblastoma.

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COMBINARE PIU' STRATEGIE 

Attenzione però a credere che la lotta al glioblastoma sia arrivata ad una svolta. Gli esperimenti effettuati hanno dimostrato che è possibile indurre una risposta immunitaria contro il tumore ma la strada è ancora lunga. Molti dei pazienti che si sono sottoposti a questa cura sono comunque deceduti per la malattia. Questo signidica che c'è ancora molto da fare. In primis gli scienziati stanno lavorando nel migliorare la velocità di produzione del vaccino: tutti gli individui coinvolti nella sperimentazione hanno ricevuto il vaccino quando la malattia era presente già da tempo e questo probabilmente ha compromesso definitivamente la capacità del sistema immunitario di rispondere efficacemente. Non solo, il prossimo step sarà ora quello di combinare questo approccio con la somministrazione contemporanea di farmaci immunoterapici per cercare di stimolare al massimo le nostre cellule di difesa. La lotta al glioblastoma è solo all'inizio ma qualcosa ora comincia a muoversi.

 

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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