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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 03-02-2020

Lotta al cancro: grazie alla ricerca cure sempre più efficaci



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Sempre più armi a disposizione per combattere il cancro. Diagnosi precoce, farmaci a bersaglio molecolare e immunoterapia stanno cambiando la cura dei tumori. Risultati possibili grazie alla ricerca scientifica. Il 4 febbraio si celebra il World Cancer Day

Lotta al cancro: grazie alla ricerca cure sempre più efficaci

Oggi possiamo affrontare il cancro con sempre più armi a disposizione. A differenza del passato, dopo le strategie di cura si fermavano alla sola chirurgia, radioterapia e chemioterapia, grazie alla ricerca scientifica ora possiamo disporre di farmaci a bersaglio molecolare, immunoterapici e terapie su misura Car-T. Armi che stanno consentendo, quando non è possibile curare definitivamente la malattia, aumentare il numero di persone che vivono a lungo dopo la diagnosi di cancro. Il 4 febbraio si celebra il World Cancer Day, l'occasione per ribadire l'importanza della ricerca scientifica nel raggiungimento di questi risultati.

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Tumore al seno, tumore del colon e tumore del polmone sono, nel nostro Paese, le neoplasie più frequenti. Quasi 3 milioni e mezzo i nostri connazionali che vivono dopo la diagnosi di cancro, cifra in costante crescita. Almeno un paziente su quattro, pari a quasi un milione di persone, è tornato ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale e può considerarsi guarito. Secondo l'ultimo rapporto State of the Health in the UE, se in Europa la media degli individui che vivono a 5 anni dalla diagnosi è del 57%, il nostro Paese registra una percentuale migliore, il 63%. Alla base dei risultati diagnosi sempre più precoci e migliori terapie disponibili.

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Tra i vari approcci che hanno consentito di raggiungere questi risultati, l'immunoterapia la fa da padrone. Se in passato la lotta alle metastasi era legata all’idea di eliminarle direttamente con molecole capaci di colpire le cellule cancerose, ora sotto la luce dei riflettori finisce il sistema immunitario. Spetta a lui combattere la malattia. Il concetto è sfruttare la capacità delle cellule che ci difendono di riconoscere il cancro. Per farlo i ricercatori ricorrono a due modi: rimuovere il freno che spegne la risposta o spingere l’acceleratore e stimolare i linfociti ad attaccare la malattia. Il tutto attraverso la somministrazione degli immunoterapici. Una rivoluzione che ha portato a curare con successo alcuni tumori che in passato non lasciavano scampo: melanoma, carcinoma polmonare e linfoma di Hodgkin in primis.

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Ma la ricerca ha portato ad un ulteriore salto di qualità: modificare il Dna delle cellule di difesa per insegnare loro a combattere la malattia. Per farlo ci sono le Car-T, acronimo di «Chimeric antigen receptor T cell». La tecnica consiste nel prelievo dei linfociti T del malato per modificarli geneticamente in modo che sulla superficie esprimano un recettore chiamato Car. La presenza di Car ha come effetto un potenziamento dei linfociti che li rende in grado, una volta reinfusi nel malato, di riconoscere e attaccare le cellule tumorali presenti nel sangue e nel midollo, fino a eliminarle. Un metodo che si sta dimostrando utile per alcune forme di tumori del sangue resistenti a tutte le terapie oggi disponibili. 

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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