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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 14-10-2022

Test genomici per evitare la chemio: ancora poco utilizzati



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Diecimila le donne che in questi mesi avrebbero diritto di accedere al test. Al 60% di esse non viene prescritto. Eppure l'esame può evitare delle chemioterapie inutili. I risultati presentati al recente congresso AIOM

Test genomici per evitare la chemio: ancora poco utilizzati

Ancora poco utilizzati i test genomici per valutare il rischio di recidiva nel tumore al seno. Delle diecimila donne che ogni anno in Italia avrebbero diritto ad accedere all'esame, solo il 40% riceve la prescrizione. Il restante 60%, non essendo valutata, viene sottoposta a chemioterapia. Trattamento che in alcuni casi potrebbe essere tranquillamente evitato. A lanciare l'allarme è l'AIOM, l'Associazione Italiana di Oncologia Medica durante il congresso annuale svoltosi a Roma.

CHE COSA SONO I TEST GENOMICI?

Una delle strategie più diffuse per ridurre il rischio di sviluppare recidive nel tumore al seno prevede la somministrazione, immediatamente dopo l'intervento, di una terapia adiuvante a base di chemioterapia e terapia ormonale. L'obbiettivo principale è quello di ridurre al minimo la possibilità che la malattia si ripresenti eliminando le potenziali cellule tumorali presenti in circolo. Questo approccio negli anni ha portato ad una netta riduzione nel numero di recidive. Non sempre però la chemioterapia risulta necessaria. E' questo il caso dei tumori del seno positivi ai recettori ormonali in stadio precoce e a rischio intermedio. Negli anni è stato infatti visto che se il tessuto tumorale presenta determinate caratteristiche molecolari, analizzabili grazie ad appositi test genomici, è possibile evitare la chemioterapia e procedere alla sola terapia ormonale poiché il tumore difficilmente genera recidiva.

QUALI SONO I VANTAGGI DEL TEST?

In particolare, attraverso l’analisi di 21 geni presenti nel tessuto tumorale, il test (quello ad oggi utilizzato è Oncotype Dx) è in grado di fornire una previsione attendibile del rischio di vedere ripresentarsi la malattia nei dieci anni successivi. Se questo è basso, oggi gli oncologi hanno la possibilità di evitare di somministrare la chemioterapia. Un vantaggio non indifferente in termini di qualità di vita e di gestione degli effetti collaterali della chemioterapia. Non solo, il vantaggio è anche per il sistema sanitario nazionale ed è relativo ai mancati costi sostenuti per la somministrazione di più cicli di chemioterapia.

QUANTO SONO DIFFUSI?

Eppure, nonostante gli indubbi vantaggi per la donna e il sistema sanitario, i test genomici per evitare alle donne eleggibili chemioterapie inutili stentano ad essere utilizzati. Un fatto che sta avvenendo nonostante siano stati resi rimborsabili da un decreto del Ministero della Salute nel luglio del 2021. Dopo 14 mesi delle oltre 10 mila donne candidabili solo 4 mila hanno eseguito l’esame molecolare. Il 60% delle malate quindi non ricorre a test semplici, poco invasivi e gratuiti che possono limitare fortemente il ricorso a trattamenti oncologici inutili. «I test genomici rappresentano un patrimonio importante sia per i malati che per i medici – afferma il professor Saverio Cinieri, Presidente Nazionale AIOM-. A fine 2020 è stata approvata la legge che creava un fondo ad hoc per l’acquisti degli esami, a cui ha fatto seguito un decreto attuativo. Come AIOM abbiamo contribuito a scrivere quel provvedimento ed è stata la prima volta che le Istituzioni sanitarie nazionali hanno chiamato la nostra Società Scientifica e avviato questo genere di collaborazione. Sono poi passati molti mesi, nei quali i 21 sistemi sanitari regionali e provinciali presenti in Italia hanno reso effettiva la legge nazionale con altri decreti attuativi e l’avvio delle gare d’acquisto. Dopo tutto questo tempo però riscontriamo ancora ritardi burocratici, problemi organizzativi e più in generale una sottovalutazione delle potenzialità dei test che li rendono di fatto sottoutilizzati».

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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