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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 18-11-2021

Tumore del pancreas: i geni Brca possono fare la differenza



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Conoscere la presenza di mutazioni nei geni Brca può influenzare le terapie per i tumori del pancreas e la sorveglianza nei familiari

Tumore del pancreas: i geni Brca possono fare la differenza

Non solo seno. Il tumore del pancreas, in un caso su 10, possiede le caratteristiche mutazioni nei geni BRCA. Una "firma" molecolare utile sia nella scelta delle terapie sia in ottica di sorveglianza attiva nei confronti dei parenti stretti del malato. Ecco perché oggi più che l'analisi genetica dei tumori, non solo per BRCA, è di fondamentale importanza sia per la corretta gestione della malattia sia in ottica di prevenzione.

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I NUMERI

Il tumore del pancreas è una malattia caratterizzata dalla comparsa di cellule anomale nel tessuto pancreatico. In più dell'80% dei casi le neoplasie pancreatiche si sviluppano nel pancreas esocrino, ovvero nella porzione deputata alla produzione gli enzimi utili alla digestione. Circa il 75% di tutti i tumori del pancreas esocrino origina nella testa o nel collo del pancreas, il 15-20% nel corpo e il 5-10% nella coda. Ad oggi si calcola che in Italia, nel solo 2020, siano state oltre 14 mila le nuove diagnosi.

I FATTORI DI RISCHIO

Il rischio di sviluppare il tumore del pancreas aumenta con l’età: la maggior parte delle diagnosi avviene tra i 50 e gli 80 anni, mentre sono molto rare sotto i 40 anni. Il fumo è il principale fattore di rischio, ritenuto responsabile di circa il 25% dei casi. I fumatori hanno un rischio d’incidenza che è circa il triplo rispetto ai non fumatori. Altri fattori di rischio sono rappresentati principalmente da fattori dietetici e stili di vita, tra cui l’obesità, la ridotta attività fisica, l’alto consumo di carni e grassi animali, la scarsa assunzione di verdure e frutta fresca. La pancreatite cronica (un’infiammazione persistente del pancreas spesso associata al fumo e a un alto consumo di bevande alcoliche), il diabete mellito e una pregressa gastrectomia (resezione parziale o totale dello stomaco) sono tutte condizioni che possono predisporre all’insorgenza di un tumore pancreatico. Infine, addetti ai distributori di benzina o lavoratori esposti a sostanze come benzidina e benziladenina rientrano nelle categorie professionali a rischio, anche se esistono dispositivi di protezione individuale che riducono il rischio individuale se opportunamente impiegati.

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IL RUOLO DELLA GENETICA

Mentre alcuni fattori di rischio sono modificabili attraverso lo stile di vita, altri sono presenti sin dalla nascita e non si possono modificare in alcun modo. E' questo il caso di alcune particolari mutazioni dei geni coninvolti nei meccanismi di riparazione del Dna. Quando sono presenti il risultato è la produzione di proteine che hanno una capacità di riparare i danni con un'efficienza nettamente inferiore rispetto a quelle prodotte in assenza di mutazione. Ecco perché, proprio per l'incapacità di riparare il Dna, le cellule accumulano più mutazioni che possono portare alla trasformazione tumorale. Essendo però il tumore una malattia a più fattori, la presenza di queste mutazioni non significa che la persona svilupperà sicuramente un tumore. Ad aumentare è solo la probabilità. Nel tumore del pancreas, come per il tumore al seno, la predisposizione passa per i geni BRCA.

UN CASO SU DIECI

BRCA1 e BRCA2 sono due geni ad azione oncosoppressiva presenti in ogni essere umano. Il loro compito è correggere i danni al Dna che si producono naturalmente o per effetto dell’esposizione a cancerogeni all’interno delle cellule e impedire così che il loro accumulo porti alla formazione di cellule tumorali. Alcune persone posseggono però una versione mutata di BRCA1 o 2 che rende inefficace questo sistema di protezione contro i tumori. Ecco perché, nei portatori di queste varianti, la probabilità di insorgenza di un tumore è maggiore che nel resto della popolazione. Fino a poco tempo fa non vi erano molti dati sulla prevalenza delle mutazioni BRCA nei pazienti con tumore del pancreas. Un recente studio pubblicato su ESMO Open ha fatto chiarezza: ogni 100 pazienti con tumore al pancreas con meno di 74 anni, ben 9 (quasi 1 ogni 10) sono portatori di una variante patogenica di BRCA1 o BRCA2, un numero più alto di quello atteso in base a studi precedenti.

LE RICADUTE PRATICHE

Un risultato importante, quello della prevalenza delle mutazioni BRCA nei pazienti con tumore del pancreas, in grado di cambiare si da subito la gestione della malattia. Grazie a questi risultati gli oncologi concordano sulla necessità di eseguire sempre il test genetico di ricerca delle mutazioni BRCA, indipendentemente dal grado di evoluzione della malattia, qnche nei pazienti sotto i 74 anni. Risultati alla mano sarà così possibile somministrare le migliori terapie e fare prevenzione nei famigliari a rischio. Nel primo caso le chemioterapie più efficaci per il tumore al pancreas nel caso di mutazioni in BRCA sono quelle a base di platino. Nel secondo, la scoperta di altri famigliari portatori della mutazione permette il loro inserimento in programmi di prevenzione del tumore al seno, alle ovaie, al pancreas o alla prostata. Tutti tumori dove la presenza delle mutazioni nei geni BRCA aumenta il rischio di sviluppare queste neoplasie.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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