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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 16-11-2023

Tumore del pancreas: obiettivo diagnosi precoce



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La sorveglianza attiva nelle persone a rischio e il controllo dell'infiammazione potrebbero essere le chiavi per contrastare la malattia. Lo stato della ricerca in occasione della Giornata Mondiale

Tumore del pancreas: obiettivo diagnosi precoce

Nel tumore del pancreas prima si arriva alla diagnosi e maggiori sono le probabilità di cura. Il problema è che per questo tipo di tumore fare diagnosi precoce è estremamente complicato. Recentemente però, grazie a due studi italiani realizzati dall'Istituto Clinico Humanitas e dall'Ospedale San Raffaele di Milano, qualcosa incomincia a muoversi. Il primo ha tracciato una possibile strategia per individuare precocemente il tumore nelle persone ad alto rischio, il secondo ha individuato un meccanismo implicato nella trasformazione delle cellule sane di pancreas in cellule tumorali. Due grandi novità che raccontiamo in questo articolo in occasione della Giornata Mondiale contro il Tumore del Pancreas.

IL TUMORE DEL PANCREAS

Il tumore del pancreas è una malattia caratterizzata dalla comparsa di cellule anomale nel tessuto pancreatico. In più dell'80% dei casi le neoplasie pancreatiche si sviluppano nel pancreas esocrino, ovvero nella porzione deputata alla produzione gli enzimi utili alla digestione. Purtroppo, a differenza di altri tumori, quello del pancreas risulta essere il più letale. Tre quarti dei malati va incontro a decesso entro un anno dalla diagnosi e a 5 anni dalla scoperta della malattia sono vivi solo 8 pazienti su cento. Le ragioni di questo insuccesso sono molte: i sintomi nelle fasi iniziali della malattia non si manifestano oppure non sono sufficientemente specifici per suscitare sospetti, così spesso la neoplasia viene scoperta con troppo ritardo quando il tumore ha formato già molte metastasi. Non solo, per la natura stessa del tumore -particolarmente ricco di tessuto stromale- è difficile veicolare farmaci antitumorali al suo interno. Due caratteristiche che rendono il tumore del pancreas particolarmente difficile da trattare.

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Tumore del Pancreas

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IL RUOLO DELLA CHIRURGIA

Proprio per la facilità di creare metastasi quando il tumore è ancora di ridotte dimensioni e il posizionamento dell'organo, vicino a grosse vene e arterie che rendono difficile l'intervento, la rimozione del tumore attraverso l'approccio chirurgico non è indicata in tutti i casi di neoplasia pancreatica. La chirurgia è infatti applicabile ad un ristretto e selezionato numero di pazienti pari a circa il 20-30% di tutte le nuove diagnosi. Di fondamentale importanza è il centro ospedaliero in grado di erogare la prestazione. La sopravvivenza alla malattia crolla infatti tra coloro che vengono operati in strutture che (in molti casi) effettuano meno di dieci interventi all'anno di asportazione di un tumore del pancreas. Questo perché la chirurgia pancreatica ha di per sé un alto rischio di complicanze e mortalità e l'esperienza di chi opera è più che mai fondamentale. Non solo, gli ospedali specializzati sono maggiormente in grado di gestire le complicanze post-operatorie. Ecco il perché della necessità di farsi operare in centri specializzati.

LA DIAGNOSI PRECOCE

Proprio per l'elevata aggressività della malattia e la difficoltà ad operare, la ricerca si sta ora concentrando nel tentativo di arrivare ad una diagnosi precoce. Stili di vita, fumo, pancreatiti ricorrenti, abuso di alcol e predisposizione genetica -come le mutazioni nei geni BRCA- sono solo alcuni dei fattori di rischio associati al tumore del pancreas. Partendo da queste indicazioni nel 2015 è nato il registro nazionale italiano del tumore al pancreas relativo alle persone a rischio per familiarità (IRFARPC). "Attingendo" a questo registro i ricercatori aderenti ad un consorzio in cui erano presenti, tra i tanti, l'Istituto Clinico Humanitas, il Pancreas Center dell'IRCCS Ospedale San Raffaele e l’'stituto del Pancreas dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, hanno messo a punto un progetto di sorveglianza attiva dedicato alle persone a rischio. Lo studio, pubblicato nei giorni scorsi dalla rivista The American Journal of Gastroenterology, ha riportato i risultati della sorveglianza condotta con risonanza magnetica ed ecoendoscopia per 3 anni su 154 persone ad aumentato rischio di tumore del pancreas arruolate nel registro italiano AISP. Nei tre anni sono stati riscontrati 8 adenocarcinomi del pancreas e una lesione premaligna, e di questi 8 pazienti con tumore, 5 erano portatori di mutazioni a livello di geni coinvolti nello sviluppo di tumore del pancreas, le cosiddette varianti patogenetiche. Degli 8 casi di tumore, 5 erano operabili alla diagnosi e addirittura 3 sono stati diagnosticati in fase molto precoce (fase 1). «Questo è per noi medici, ma soprattutto per i pazienti -spiega la dottoressa Silvia Carrara di Humanitas- un messaggio di grande speranza: l’identificazione di particolari gruppi di persone a rischio e la sorveglianza condotta con i giusti mezzi e con la tempistica corretta porterà a diagnosi precoci di tumori del pancreas e a una migliore sopravvivenza dei pazienti».

FRENARE LA TRASFORMAZIONE TUMORALE

Ma tra le grandi novità emerse dal campo della ricerca sul tumore del pancreas c'è anche uno studio dell'Ospedale San Raffaele di Milano da poco pubblicato su Nature. In questo caso gli scienziati guidati dal professor Renato Ostuni hanno indagato l'interazione tra il pancreas e il sistema immunitario. Da tempo sempre più numerose ricerche indicano che la presenza di alcuni macrofagi nel microambiente tumorale è in grado di influenzare negativamente le terapie. Una loro maggiore abbondanza è infatti generalmente associata a resistenza ai trattamenti, a metastasi e a una minore sopravvivenza dei pazienti. Il gruppo di ricerca di Ostuni è riuscito nell'impresa di individuare, tra le migliaia di tipologie differenti, la classe di macrofagi che anziché contrastare il tumore ne promuove la crescita. Nello studio pubblicato su Nature gli scienziati, analizzando i tessuti tumorali dei pazienti con cancro del pancreras, hanno individuato nei macrofagi IL-1β+ TAM i responsabili di questa fatale interazione. Nell'analisi è stato dimostrato che queste cellule, interagendo con quelle pancreatiche, sono in grado di stimolare la crescita della malattia attraverso l secrezione di molecole infiammatorie. 

Ma c'è di più come spiega Ostuni: «Si tratta di una sorta di un circolo vizioso autoalimentato. I macrofagi rendono le cellule tumorali più aggressive, e le cellule tumorali riprogrammano i macrofagi in grado di favorire l’infiammazione e la progressione della malattia». Nello studio è stato anche scoperto che gli IL-1β+ TAM non sono distribuiti in modo casuale, ma sono localizzati in piccole nicchie vicino alle cellule tumorali infiammate. È proprio la vicinanza fisica tra macrofagi e cellule tumorali che potrebbe sostenere la progressione della malattia. Partendo da questo presupposto i ricercatori hanno anche cercato di impedire questo legame. I risultati dei primi esperimenti, seppure ottenuti per ora solo in laboratorio, sono incoraggianti. Secondo quanto dichiarato dagli autori questo approccio ha portato infatti a una riduzione dell’infiammazione e a un rallentamento della crescita del tumore del pancreas.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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