L'aumento dei casi di epatite di origine ignota nei bambini fu dovuto con tutta probabilità ad una doppia infezione virale. Uno studio pubblicato da Nature ha ora fatto luce sul meccanismo
Ricordate l'aumento anomalo delle epatiti acute nei bambini che si registrarono la scorsa primavera in Europa e negli Stati Uniti? Oggi, a distanza di un anno, il quadro sembra farsi più chiaro. A scatenarle sarebbero state due infezioni virali concomitanti, una di queste causata dal virus adeno-associato AAV2. Ad affermarlo è uno studio pubblicato sulle pagine della rivista Nature.
CHE COSA SOLO LE EPATITI?
L'epatite è un'infiammazione del fegato le cui cause sono moleplici. Oltre ai classici virus che colpiscono in maniera selettiva il fegato -ovvero i virus dell'epatite A-B-C-D-E-, esistono forme di epatite causate da agenti infettivi che non per forza colpiscono primariamente quell'organo. Virus dell'herpes, adenovirus, paramyxovirus e parvovirus sono solo alcuni esempi. Nella maggior parte dei casi le epatiti si risolvono spontaneamente. In altri, quando la malattia da acuta diventa cronica -è questo il caso dell'epatite C-, l'infezione silente porta negli anni allo sviluppo di cirrosi epatica e tumore del fegato.
EPATITI NEI BAMBINI: LO STRANO AUMENTO DI CASI
Ad accendere i riflettori sulle epatiti nei più piccoli (il 75% dei casi si registra sotto i 5 anni) ci ha pensato lo scorso aprile l'UKSHA, l'agenzia per la salute del Regno Unito. A seguire è stato il caso degli Statu Uniti. In queste nazioni si sono verificati casi di epatite acuta nei bambini in numero decisamente straordinario rispetto alla media. Sul totale dei casi registrati dal 2021 al picco della scorsa primavera (circa mille), nel 5% dei casi è stato necessario un trapianto di fegato e nel 2% dei casi si è verificato il decesso.
UNA DOPPIA INFEZIONE
Ma c'è di più: in tutti i casi l'origine dell'epatite acuta era ignota, ovvero non riconducibile ai classici agenti infettivi che causano la malattia. Dalle prime analisi è emerso che nella maggior parte dei casi i piccoli presentavano un'infezione da adenovirus 41. Ma, come sottolineato dagli addetti ai lavori, la sola infezione da adenovirus non è in grado di scatenare l'epatite acuta. Analizzando in maniera più approfondita i campioni di tessuto provenienti dai bambini con epatite acuta di origine sconosciuta con quelli legati a causa nota, gli autori dello studio hanno riscontrato la presenza dell'adenovirus AAV2 in quasi tutti i casi di epatite acuta di orgine non nota. Il virus in questione, dunque, avrebbe facilitato l'infezione perché combinato con l'adenovirus. Una concomitanza di infezioni capace di scatenare l'epatite. Non solo, nello studio è stato anche evidenziato che una quota di questi bambini aveva addirittura tre infezioni in contemporanea, una di queste causate dall'hepres virus.
COME INTERVENIRE?
Lo studio, seppur da confermare su numeri più ampi, sembra aver chiarito il mistero sull'origine delle epatiti acute di origine ignota. Un dettaglio non di poco conto perché, se confermato, porterà a ricadute pratiche nella gestione della malattia: in presenza di più virus che attaccano il fegato la strategia di cura principale -secondo gli autori dello studio- dovrà prevedere l'utilizzo degli antivirali.
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Daniele Banfi
Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.