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Il governo si dimostri un Buongoverno

Tagliamo le ali alle armi. Cancelliamo la partecipazione italiana alla costruzione e all’acquisto degli F-35, cacciabombardieri che in nessun modo possono essere considerati di carattere «difensivo».  E’ il motto della campagna lanciata dalla Rete italiana per il Disarmo ed è quello che io spero succeda nelle giornate del 24 e 25 giugno, quando la Camera si troverà ad approvare o no la mozione presentata da 158 deputati , in gran parte di Sel e di Movimento 5 Stelle, ma anche con una presenza di deputati del Pd.

Il governo si dimostri un Buongoverno

Tagliamo le ali alle armi. Cancelliamo la partecipazione italiana alla costruzione e all’acquisto degli F-35, cacciabombardieri che in nessun modo possono essere considerati di carattere «difensivo».  E’ il motto della campagna lanciata dalla Rete italiana per il Disarmo ed è quello che io spero succeda nelle giornate del 24 e 25 giugno, quando la Camera si troverà ad approvare o no la mozione presentata da 158 deputati , in gran parte di Sel e di Movimento 5 Stelle, ma anche con una presenza di deputati del Pd.

Contro l’acquisto dei costosissimi F-35 sono state raccolte 80mila firme di cittadini e l’adesione di 650 Associazioni. Ho firmato con un senso di speranza e di fiducia l’appello sottoscritto da Roberto Saviano, don Luigi Ciotti, Ascanio Celestini, Chiara Ingrao, Gad Lerner, Savino Pezzotta, Cecilia Strada, padre Alex Zanotelli, Riccardo Iacona. E’ assurdo che l’Italia, contro l’articolo 11 della Costituzione, che ripudia la guerra, voglia spendere 14 miliardi di euro per comprare aerei d’attacco, capaci di trasportare e sganciare ordigni nucleari, e altri 50 miliardi di euro per l’intera vita del programma.

Noi chiediamo di cancellare questa spesa, e di ritirarci dall’iniziativa. Se l’ha fatto il Canada, ben più ricco di noi, a maggior ragione lo può fare l’Italia, colpita dalla gravissima crisi economica. Che il governo si dimostri il «Buongoverno», e abbia il coraggio e l’indipendenza politica di ridurre le spese militari, a partire dalla rinuncia a questo acquisto rovinoso e ingiustificabile. E’ stato più volte smentito che l’Italia si troverebbe a pagare una pesantissima penale, così com’è stato confutata con argomenti solidi la notizia propagandistica che intorno allo stabilimento  di Cameri in Provincia di Novara, dove dal prossimo luglio dovrebbe iniziare l’assemblaggio degli aerei, si creerebbero 10mila posti di lavoro tra occupazione diretta e indotto.

E’ stato dettagliatamente dimostrato che i posti di lavoro – temporanei, cioè fin che dura il programma – sarebbero ben di meno. Per ammissione degli stessi sindacati, l’ipotesi più realistica resta quella di circa 2mila addetti.

E allora io torno a chiedere con forza che le cifre astronomiche per comprare questi strumenti di morte siano invece impiegate a favore del lavoro, dei giovani, del welfare e delle misure contro l’impoverimento dell’Italia.

Da tempo facciamo presenti cifre che dovrebbero essere persuasive: con il costo di un solo F-35 si costruirebbero 185 asili nido e si darebbe lavoro stabile (e socialmente utile) a molte migliaia di persone. Con buona pace del ministro della difesa, Mario Mauro, che ha fatto dell’ironia sugli asili nido al posto delle armi, io credo  che  l’attuale società globalizzata uscirà dalla crisi e garantirà il futuro delle nuove generazioni soltanto se investirà nella ricerca scientifica e nello sviluppo. Investire negli armamenti, in un’Europa che vuole la pace e la prosperità, è ormai un controsenso storico votato al fallimento.

E non venga, il professor Mauro, a raccontarci che l’F-35 «è strumento di pace». Se ci credessimo, dovremmo definire nello stesso modo i droni senza pilota che partono dalla base italiana di Sigonella per andare a bombardare dall’alto gli sventurati abitanti del medio oriente. Senza rischiare nulla. Ma che guerra è?

Umberto Veronesi



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