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Neuroscienze

TMS contro la depressione: rapida, mirata e su misura

La stimolazione magnetica transcranica si rinnova con protocolli accelerati e personalizzati che promettono remissioni rapide. Ma in Italia resta una terapia d'élite, usata ancora troppo poco

La stimolazione magnetica transcranica (TMS) è una terapia approvata da anni in Europa e in Italia per il trattamento della depressione resistente ai farmaci, ma nel nostro Paese è ancora poco diffusa. La sua efficacia si attesta intorno al 60-65%, ma – come per ogni terapia – i risultati possono variare da persona a persona. Per questo, diversi studi recenti stanno cercando di personalizzare l’applicazione della TMS, adattandola alle specifiche caratteristiche cerebrali di ciascun individuo.

CHE COS'È LA TMS?

«La TMS è una tecnica di neuromodulazione non invasiva che utilizza brevi impulsi magnetici per stimolare aree specifiche del cervello», spiega Stefano Pallanti, Direttore dell’Istituto di Neuroscienze, che vent’anni fa è stato il primo centro europeo a utilizzarla. «La stimolazione avviene tramite una bobina posta sulla testa del paziente, che genera campi magnetici in grado di indurre correnti elettriche nei neuroni sottostanti, attivandoli o inibendoli. È un trattamento indolore e sicuro».

I primi studi sulla TMS risalgono a oltre quarant’anni fa. Negli anni Novanta si è osservato che alcune aree cerebrali dei pazienti depressi risultano poco attive, in particolare la corteccia prefrontale dorsolaterale sinistra (DLPFC), coinvolta nei processi cognitivi ed emotivi. Ancora oggi, è proprio questa la zona più frequentemente bersaglio della stimolazione.

PERSONALIZZARE LA TERAPIA

Un recente studio pubblicato dalla rivista Science Bulletin, ha confermato che nei pazienti depressi è alterata la connettività tra la DLPFC e un’altra zona del cervello, la corteccia cingolata anteriore subgenuale (sgACC), da tempo considerata cruciale nei disturbi depressivi. Sulla base di queste evidenze, i ricercatori hanno sviluppato un algoritmo in grado di combinare mappe cerebrali su larga scala con le specificità anatomiche di ogni paziente, per individuare il punto ottimale di stimolazione.

L’approccio ha dimostrato maggiore efficacia: i pazienti trattati con stimolazione personalizzata hanno riportato un miglioramento più marcato dei sintomi. È un passo concreto verso una psichiatria di precisione, dove le terapie si adattano al singolo individuo.

COME FUNZIONANO LE SEDUTE?

In generale, la TMS, come sottolinea Pallanti, ha rappresentato un importante strumento per esplorare il funzionamento cerebrale e per personalizzare la terapia. «La stimolazione magnetica ci ha consentito nel tempo di comprendere con maggiore chiarezza i circuiti coinvolti nella sintomatologia depressiva», osserva l’esperto. «Esistono vari protocolli di TMS, che selezioniamo in base ai sintomi del paziente. In alcuni casi, attraverso la risonanza magnetica funzionale, valutiamo quali aree cerebrali risultano più o meno attive».

«In genere le sedute durano tra i 30 e i 40 minuti al giorno, per 20-30 giorni di trattamento», spiega Gianluca Isoardo, neurologo presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria "Città della Salute e della Scienza" di Torino. In questo caso per osservare dei risultati occorre più tempo, perché è la ripetizione dello stimolo che, un po’ alla volta, modifica la connettività cerebrale.

«Di recente sono stati messi a punto diversi protocolli per velocizzare il trattamento, come la Theta Burst Stimulation, che eroga impulsi in sequenza rapida e consente di ridurre la durata delle sedute a soli tre minuti. Oltre a essere più veloce, questa modalità sembra avere una maggiore efficacia nel modificare la connettività cerebrale», spiega l’esperto.

Grazie alla TMS accelerata (aTMS), invece, è possibile concentrare molte sedute in pochi giorni. Oggi, le evidenze suggeriscono che l’aTMS riduce rapidamente i sintomi depressivi e ha efficacia sovrapponibile alla TMS convenzionale.

All’Università di Stanford è stato sviluppato negli ultimi anni un approccio che combina la personalizzazione della terapia - considerando le aree cerebrali connesse a quella maggiormente compromessa (come è stato fatto nello studio cinese) - e un protocollo più breve, grazie alla iTBS (stimolazione theta burst intermittente), somministrata 10 volte al giorno per cinque giorni consecutivi. I risultati dello studio sono stati promettenti: circa il 90% dei partecipanti ha raggiunto la remissione dei sintomi depressivi, e in modo rapido.

LA DIFFUSIONE IN ITALIA

La TMS è stata approvata per la depressione resistente dalla Food and Drug Administration (FDA) nel 2008, in Europa nel 2012, mentre in Italia per molti anni è stata usata solo in ambito sperimentale o nei centri privati.

Per quanto sia descritta nelle linee guida delle società scientifiche come valida opzione per tutte le persone che non rispondono ai trattamenti convenzionali (farmaci e psicoterapia), in Italia è usata da pochissime Regioni.

Nel frattempo, si moltiplicano i campi di ricerca, nell’ambito della depressione e non solo. «Nel nostro ospedale stiamo conducendo delle ricerche sugli effetti della TMS su aspetti della depressione che non erano mai stati presi in considerazione negli studi, come la lessitimia (disturbo della regolazione e della consapevolezza emotiva) o i sogni», racconta Isoardo.

In Italia, la TMS è autorizzata anche per il disturbo ossessivo-compulsivo e viene studiata per applicazioni in ambito neurologico e delle dipendenze. Esistono inoltre protocolli sperimentali per il trattamento dell’Alzheimer e per la riabilitazione post-lesione cerebrale.

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