Un nuovo studio del Cancer Research UK Scotland Centre (Regno Unito) ha scoperto che cellule del pancreas a rischio di trasformarsi in tumorali, dette precancerose, sviluppano alterazioni nel processo di autofagia, il meccanismo con cui l’organismo elimina le proteine danneggiate o inutili. La ricerca, pubblicata su Developmental Cell, apre una nuova prospettiva sulla comprensione dei primi passi della malattia.
Nelle cellule precancerose i ricercatori hanno osservato un eccesso di proteine con molecole che creano aggregati durante lo sviluppo del cancro del pancreas. Il professor Simon Wilkinson, dell’Istituto di Genetica e Cancro dell’Università di Edimburgo, ha dichiarato: «La nostra ricerca mostra il ruolo potenziale che avrebbe l’interruzione dell’autofagia negli inizi del cancro del pancreas. Finché è nella prima fase, possiamo apprendere dalla ricerca in altre malattie dove si verifica questo ammasso di proteine, come nella demenza, per meglio capire questo tumore così aggressivo e come prevenirlo».
LA MUTAZIONE DEL GENE KRAS
Per molti tipi di cancro la sopravvivenza è cresciuta negli ultimi decenni, ma non è successo con quello del pancreas, in parte per il fatto che spesso è individuato in uno stadio avanzato, quando le opzioni in fatto di terapie sono limitate.
Diversi tipi di cancro sono legati a una mutazione difettosa in un gene chiamato KRAS, ma gli studiosi si rendono sempre più conto che le mutazioni presenti nei geni non spiegano tutto. Uno dei modi delle cellule per tenerci in salute consiste nello scomporre le molecole in eccesso di cui non hanno più bisogno attraverso quel processo di riciclaggio detto autofagia. Questa è particolarmente importante nel pancreas al fine di controllare il livello delle proteine digestive e gli ormoni che l’organo stesso produce per smaltire il cibo.
L’AUTOFAGIA INTERROTTA
Gli scienziati hanno studiato l’autofagia per molti anni e stanno scoprendo il ruolo chiave che gioca in malattie come il cancro. In alcuni casi, le cellule cancerose possono diventare “dipendenti”, “drogate” dell’autofagia, dirottando il processo di riciclaggio in modo da aiutare le cellule del cancro a dividersi e la malattia a svilupparsi più velocemente. I ricercatori concludono che il loro studio suggerisce l’effetto combinato del gene KRAS difettoso e dell’autofagia interrotta a guidare lo sviluppo del cancro al pancreas. Punto di ri-partenza di ulteriori indagini per arrivare a invertire l'inizio del cancro e, meglio, a prevenirlo.
Il professor Renato Cannizzaro, professore associato di Gastroenterologia all’Università di Trieste e Direttore della Gastroenterologia oncologica e sperimentale all’Istituto Nazionale dei Tumori IRCCS di Aviano (Pn), definisce la ricerca degli studiosi scozzesi molto importante «perché spiega come insorge il tumore».
Prosegue il docente: «Per la prima volta si mostra l’innesco delle aggregazioni di proteine che con la mutazione del KRAS porta all’incapacità di “ripulire” l’organo appunto dalle proteine in più che danneggiano le cellule del pancreas».
LE CISTI CHE METTONO A RISCHIO L’ORGANO
Ma questo tumore è colto di solito tardi, come mai? A cosa bisogna stare attenti? Renato Cannizzaro risponde: «Tardi perché i sintomi insorgono quando la malattia è già avanzata. Stiamo lavorando su lesioni a rischio quali le cisti neoplastiche del pancreas che si individuano sempre di più facendo una risonanza magnetica per altre parti del corpo, per esempio la colonna vertebrale. Le situazioni a rischio sono le cisti neoplastiche del pancreas, le cisti mucinose e le IPNM (neoplasie intraduttali papillari mucinose). Per individuare questo tumore ci sono due esami: la risonanza magnetica e l’eco-endoscopia. Se si trovano piccole lesioni, possono venir trattate con la chirurgia. Se non si può ricorrere al bisturi, si interviene con i trattamenti oncologici».
OGNI ANNO 15.000 NUOVI CASI
Il professor Cannizzaro conclude con cifre che fanno la fotografia del tumore del pancreas in Italia. Partendo dal fatto che l’adenocarcinoma del pancreas è in aumento, e si prevede che nel 2030 supererà il tumore dello stomaco. I nuovi casi nel 2023 sono stati 14.800 (6.800 uomini, 8.000 donne). I dati dei morti disponibili del 2022 parlano di 14.900 decessi. A 5 anni dalla diagnosi sopravvivono l’11% degli uomini e il 12% delle donne.
Tra i fattori di rischio, sta al primo posto il fumo, seguono obesità, alcol, assenza di attività fisica, grassi saturi e scarso consumo di verdura e frutta. Queste indicazioni servono per la prevenzione primaria.
Come prevenzione secondaria, occorre considerare la pancreatite cronica, il diabete, l’aver subito un intervento di resezione dello stomaco. Per un 10% può influire la storia familiare più qualche altra sindrome genetica.


