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Alimentazione
Donatella Barus
pubblicato il 12-09-2011

Escherichia coli: i consigli per evitarla



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Il caso dei bambini infettati in Francia: il batterio non sarebbe dello stesso ceppo che ha fatto 38 vittime in Germania. L'esperta: "Cuocere la carne e rispettare le norme igieniche. I controlli alimentari sono efficaci, ma molto dipende da noi consumatori"

Escherichia coli: i consigli per evitarla

Il ceppo di Escherichia coli all’origine dell’infezione alimentare che ha provocato il ricovero di sette bambini francesi nella zona di Lille è diverso da quello che ha fatto 38 vittime in Germania. L’alimento contaminato questa volta è la carne e, con una certa rapidità, è stato individuato il focolaio negli hamburger prodotti da un’azienda francese e distribuiti dalla catena di supermercati Lidl. Nel caso tedesco dopo complicate indagini e qualche falso allarme (tutti ricorderanno i titoli sui cetrioli killer), si è giunti a capire che l’infezione si è diffusa tramite dei germogli vegetali. Cos’hanno in comune queste due vicende?


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LA VIA DI CONTAMINAZIONE E’ SIMILE

«Anche le carni crude di bovino potrebbero veicolare il batterio», aveva dichiarato a proposito del caso tedesco Enrica Galli, responsabile dell’unità di ricerca di biologia molecolare dei procarioti e biotecnologie microbiche all'Università degli Studi di Milano. Chiediamo alla professoressa un aggiornamento sulla situazione attuale. «Da quanto comunicato dalle autorità francesi, il batterio trovato negli hamburger non appartiene al ceppo che sta colpendo in Germania, ma è sempre un ceppo enteropatogeno di Escherichia coli che causa dissenteria, vomito, complicanze renali, febbre; il tipo di contaminazione nei due casi può essere stato simile» - prosegue -. L’origine di questi microrganismi, comunque, è sempre fecale, dato che questi batteri vivono nell’intestino di uomini e animali. Il che significa che anche la carne cruda può veicolare il batterio, o perché l’animale stesso era contaminato o perché la carne è stata contaminata in una delle fasi della lavorazione».

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COME PROTEGGERCI

Valgono sempre le buone norme di igiene, tenendo presente che la via di contaminazione è sempre oro-fecale: «Lavarsi le mani spesso e sfregandole bene, lavare frutta e verdura, pulire gli utensili da cucina se si maneggia carne cruda, tenere separati e ben chiusi gli alimenti nel frigo, perché il freddo non è una sicurezza, molti batteri vivono benissimo alle basse temperature». E per la carne in particolare, quali precauzioni adottare? «Cuocerla bene, l’Escherichia coli cresce fino a 45°Ce può sopravvivere fino a 60 gradi, quindi, come ha dichiarato il ministro Fazio, un hamburger ben cotto a 75 gradi per diversi minuti non è pericoloso. Cucinare subito anche la carne scongelata».


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SICUREZZA ALIMENTARE: UN SISTEMA CHE FUNZIONA

In seguito all’allarme francese (i primi sintomi nei bambini colpiti sono apparsi fra il 6 e il 10 giugno), l’azienda produttrice è stata posta sotto ispezione, i supermercati Lidl hanno immediatamente ritirato gli hamburger prodotti dai punti vendita e anche in Italia, il 16 giugno, i carabinieri dei Nas, su disposizione del Ministro della Salute, hanno sequestrato 1.570 confezioni di hamburger da un chilo e quattromila confezioni di polpette da 900 grammi (per un totale di circa 5 tonnellate di prodotto) con il marchio della ditta all’origine dell’infezione. Sono segni di un sistema di tracciabilità e di sicurezza che funziona? «La filiera alimentare è molto controllata – commenta Galli - e sarebbe il colmo se non fosse così proprio in Italia, sede dell’Agenzia Europea per la sicurezza alimentare di Parma. Però ci sono delle fasi che sfuggono a questa cintura di sicurezza, e sono quelle che dipendono, per esempio, dai venditori e da noi utilizzatori finali. Ad esempio, io posso comprare un hamburger super-controllato, dall’allevamento fino al confezionamento, ma questo conta relativamente se poi questo stesso prodotto non viene conservato adeguatamente nei punti di vendita e di non consumo(ristoranti e abitazioni) ,quando la catena del freddo (freezer e frigoriferi) non garantiscono la temperatura richiesta per la conservazione e non vengono rispettate le norme d’igiene».


Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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