Un intervento chirurgico per la rimozione del tumore può lasciare segni ben visibili sul corpo, che possono anche ostacolare il percorso di recupero psicologico e funzionale dopo la malattia. Infatti, se anche la ferita guarisce perfettamente e il cancro viene eliminato, gli esiti della chirurgia possono influire sulla qualità di vita sia dal punto di vista emotivo che da quello più pratico e funzionale.
Entra in gioco qui la chirurgia ricostruttiva, che aiuta i pazienti nel recupero post-operatorio, sia dal punto di vista funzionale che estetico.
La vanità non c’entra
Qualcuno potrebbe pensare alla chirurgia ricostruttiva oncologica come a un vezzo estetico, da riservare a quelle persone che puntano tutto sull’aspetto esteriore. Niente di più sbagliato. Ricostruire una parte del corpo che ha subito modifiche dopo la rimozione del tumore ha un valore che va ben oltre l’aspetto estetico: aiuta a recuperare equilibrio psicologico, funzionalità e percezione di sé
Qualche esempio può aiutare a comprendere meglio. Nel caso di rimozione di tumori della regione testa-collo si possono presentare difficoltà nella deglutizione, nella respirazione o nella parola; la mastectomia (asportazione totale o parziale della mammella) è spesso causa di insoddisfazione verso la propria immagine corporea con un impatto importante sulla vita sessuale e di relazione; e via di questo passo con sfumature che dipendono da numerosi fattori, a volte difficili da identificare. Anche interventi per tumori pelvici o della pelle possono avere conseguenze simili, alterando la percezione del proprio corpo e l’autostima.
La chirurgia ricostruttiva, branca della chirurgia plastica insieme a quella estetica, può intervenire in questi casi per provare a porre rimedio ai “danni” (necessari!) dell’intervento chirurgico di asportazione del cancro.
Ricostruire il seno dopo la mastectomia
La ricostruzione del seno è senza dubbio uno dei più comuni interventi di chirurgia ricostruttiva oncologica. Tempistica e modalità della procedura devono sempre essere valutate dalla persona interessata assieme al chirurgo e all’equipe medica e scelte sulla base di aspetti clinici e tecnici, ma anche delle proprie preferenze personali.
Se si decide di optare per la ricostruzione – si può anche scegliere di non farlo – le principali opzioni sono la ricostruzione con protesi e la ricostruzione con tessuto autologo (flap).
- Ricostruzione con protesi. L’intervento avviene in genere in due fasi. Nella prima fase che si svolge durante l’intervento di mastectomia, viene inserito un espansore sotto la pelle o sotto il muscolo a livello del torace. L’espansore viene riempito nel corso delle visite periodiche di controllo con soluzioni specifiche e ha lo scopo “far crescere” tessuto in eccesso da utilizzare poi nella seconda fase (dopo 2-6 mesi), quando verrà sostituito con la protesi. In alcuni casi la procedura di inserimento della protesi avviene in un’unica fase, al termine dell’intervento di mastectomia.
- Ricostruzione con tessuto autologo (flap). In questo caso per la ricostruzione non si utilizza una protesi, ma una porzione di tessuto (flap) che può contenere, oltre a pelle e tessuto adiposo, anche vasi sanguigni e muscolo. Il tessuto viene prelevato direttamente dal paziente, in genere dall’addome o dalla schiena, ma si può prelevare anche tessuto da coscia o gluteo. Tra le tecniche più comuni vi sono il lembo DIEP (dall’addome), il TRAM (muscolo retto addominale) e il lembo latissimus dorsi (dalla schiena).
Le due tecniche a confronto:
Ricostruzione con protesi | La procedura è generalmente più breve rispetto alla ricostruzione con tessuto autologo, con meno perdita di sangue e tempi di recupero iniziali potenzialmente più brevi. Nel tempo potrebbe essere necessario rimuovere o sostituire le protesi o, in alcuni casi, effettuare controlli con risonanza per rilevare rotture “silenti”. |
Ricostruzione con tessuto autologo | La procedura è più lunga e il periodo di recupero iniziale può essere maggiore rispetto agli impianti. Lascia una cicatrice nel sito in cui si è effettuato il prelievo di tessuto |
Se rimossi con la mastectomia, areola e capezzolo possono essere ricostruiti mediante tatuaggi 3D, che sono piatti al tatto, ma visivamente sono molto realistici, oppure mediante chirurgia. In questo secondo caso si ricostruisce il capezzolo con un lembo di tessuto e poi si completa la ricostruzione con un tatuaggio.
Non solo chirurgia della mammella
La chirurgia ricostruttiva ha un ruolo di primo piano anche nel trattamento di altri tumori oltre a quello del seno.
- Tumori della testa e del collo. Con la chirurgia è possibile ricostruire naso, lingua o gola utilizzando tessuti prelevati da altre aree (come coscia, addome o avambraccio), inoltre è possibile ricostruire la mascella inferiore (mandibola) utilizzando ossa più piccole, ad esempio la fibula. La chirurgia può aiutare a ricostruire le ossa facciali, a inserire innesti di pelle o a ripristinare il movimento (sorridere o battere le palpebre) dopo lesioni nervose.
- Tumori della pelle. La rimozione di questi tumori può lasciare segni molto profondi che la chirurgia ricostruttiva può attenuare con innesti di pelle e/o di altri tessuti
- Tumori dell’area genitale, addominale e toracica. È possibile ricostruire gli organi genitali (pene o vulva) e, in caso di tumore della vulva o del colon-retto, si può ricorrere a flap (spesso dall'addome o dalla coscia) per coprire o chiudere l'area perineale. La ricostruzione della parete addominale e toracica è invece utile per gestire i difetti lasciati dalla rimozione del tumore.
Una scelta personale, tra rischi e benefici
Ci sono alcune ragioni prettamente tecniche che scandiscono i tempi della chirurgia ricostruttiva. Per esempio, in genere si preferisce rimandare la ricostruzione al termine del trattamento di radioterapia, dal momento che le radiazioni potrebbero compromettere o ritardare la guarigione delle ferite e magari favorire infezioni. Va comunque detto che grazie alle sempre più raffinate tecniche radioterapiche disponibili, in alcuni casi non serve aspettare che il ciclo di radioterapia sia terminato. Come ogni intervento chirurgico, anche la ricostruzione comporta alcuni rischi: infezione, sanguinamento, sieroma, necrosi del lembo o perdita parziale della protesi. Sono eventi rari, ma da valutare con il chirurgo.
Presi in considerazione tutti i principali fattori clinici e tecnici, la scelta di come e quando utilizzare la chirurgia ricostruttiva è anche nelle mani di chi la deve affrontare in prima persona.
Per esempio, alcune donne possono decidere di non ricostruire il seno dopo la mastectomia. In questo caso serve comunque un intervento per rimuovere la pelle e il grasso in eccesso, appianando e modellando la parete toracica. In seguito, per chi lo desidera, è possibile utilizzare protesi esterne (forme mammarie esterne o imbottiture all’interno del reggiseno).
Il dialogo con il chirurgo
Di fronte a una scelta così complessa, che ha implicazioni e ricadute anche sulla qualità della vita, è fondamentale mantenere un canale di comunicazione costante con il chirurgo, che deve essere consultato il prima possibile, magari prima di iniziare l’intervento di rimozione del tumore.
Cosa chiedere al chirurgo
- Quali opzioni di ricostruzione raccomandate nel mio caso e perché?
- Quali sono i benefici e i rischi specifici per le procedure consigliate?
- Quando avverrà la ricostruzione (immediata o ritardata) e come si inserisce negli altri trattamenti (chemio/radio)?
- Quali risultati estetici e funzionali posso aspettarmi realisticamente?
- Quale sarà il mio tempo di recupero e quali limitazioni avrò?
Cosa chiede il chirurgo
- Quali sono i tuoi obiettivi per la ricostruzione?
- Cosa è più importante per te nel processo di cura?
- Chi è disponibile a sostenerti e prendersi cura di te quando hai bisogno di aiuto?
Un percorso personalizzato e consapevole è senza dubbio il più efficace verso un recupero davvero completo.
NOTA BENE: Le informazioni fornite non sostituiscono il parere di uno specialista. Per valutazioni personalizzate, è fondamentale consultare un medico.