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Alimentazione
Daniele Banfi
pubblicato il 10-01-2023

Esofagite eosinofila: la cura con un anticorpo



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Dupilumab, un anticorpo monoclonale da somministrare sotto cute una volta a settimana, si è dimostrato utile nel ridurre i sintomi della malattia. I risultati pubblicati sul New England Journal of Medicine

Esofagite eosinofila: la cura con un anticorpo

Bloccare l'infiammazione con un dupilumab -un anticorpo monoclonale diretto contro l'interleuchina-4 e l'interleuchina-13- è la chiave per combattere l'esofagite eosinofila, una malattia infiammatoria a carico dell'esofago in cui si ha spesso la sensazione di non riuscire a deglutire il cibo. I risultati dello studio che ha dimostrato la bontà di questo approccio sono stati pubblicati dalla rivista New England Journal of Medicine.

CHE COS'È L'ESOFAGITE EOSINOIFILA?

L'esofagite eosinofila è una malattia infiammatoria a carico dell'esofago in cui il principale sintomo è una disfunzione della deglutizione. I sintomi sono essenzialmente due: la disfagia, ovvero la sensazione che il cibo ingerito non riesca a "scendere" correttamente; l'arresto del bolo ingerito, una vera e propria temporanea ostruzione che può richiedere l'intervento medico. Sintomi invaildanti che spesso si accompagnano al reflusso gastroesofageo, dolore addominale e difficoltà nella digestione. Si calcola che ne soffrano, in forma più o meno marcata, dieci persone su 100 mila. Anche se le cause non sono state ancora scoperte nel dettaglio, l'esofagite eosinofila è causata da un'anomala risposta del sistema immunitario a livello esofageo in seguito a stimoli esterni. In particolare quando ciò avviene è possibile si verifichi un'infiammazione cronica della parete dell’esofago in cui si accumulano particolari linfociti, gli eosinofili.

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COME SI CURA?

A seconda della gravità della malattia le cure possono essere più o meno intense. Obbiettivo principale, non conoscendo esattamente quali siano gli stimoli che innescano il processo infiammatorio, è ridurre l'infiammazione. Per farlo il primo trattamento consiste nella somministrazione di farmaci inibitori di pompa protonica, quelli utilizzati generalmente nel trattamento del reflusso. L'acido infatti tende a infiammare l'esofago e per questa ragione diminuendone la secrezione si contribuisce indirettamente a ridurre l'infiammazione. Il secondo approccio consiste invece nella somministrazione di farmaci antifiammatori come il cortisone. In concomitanza si procede con una dieta di eliminazione per verificare se c'è qualche particolare alimento in grado di innescare il processo infiammatorio.

IL RUOLO DI DUPILUMAB

Purtroppo però, pur essendo disponibili diverse cure, non tutti i pazienti rispondono efficacemente. Per questa ragione negli anni sono stati sviluppati farmaci in grado di agire sul meccanismo specifico alla base della malattia. Grazie alla ricerca si è compreso che gli attori principali dell'infiammazione a livello dell'esofago sono l'interleuchina-4 e l'interleuchina-13, molecole secrete dalle cellule del sistema immunitario. Bloccandone l'attività potrebbe essere la chiave per spegnere l'infiammazione. Nello studio da poco pubblicato sul New England Journal of Medicine è stato dimostrato che l'utilizzo di dupilumab, un anticorpo capace di interferire con l'interleuchina-4 e l'interleuchina-13, è in grado di migliorare il danno a livello dell'esofago alleviando i sintomi dell'esofagite. In particolare, nella formulazione a somministrazione sotto-cutanea, dupilumab è riuscito a indurre una "remissione istologica" -ovvero una correzione del danno- nel 60% dei partecipanti allo studio. Un risultato importante che dimostra chiaramente l'utilità di questo approccio nella cura dell'esofagite eosinofila. Al momento l'anticorpo in questione è stato approvato per il trattamento di altre patologie su base infiammatoria -come dermatite atopica e asma- ma il risultato ottenuto potrebbe contribuire ad estendere il suo utilizzo all'esofagite eosinofila.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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