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Cardiologia
Donatella Barus
pubblicato il 08-09-2021

«Affrontiamo la crisi climatica o sarà catastrofe per la salute globale»



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Clima e salute globale: 200 riviste scientifiche pubblicano uno stesso editoriale. «I paesi ricchi facciano di più e più in fretta»

«Affrontiamo la crisi climatica o sarà catastrofe per la salute globale»

Non c’è più tempo per il clima, occorre agire in maniera urgente, efficace e coordinata per frenare il riscaldamento globale. Pena effetti «catastrofici» per la salute delle persone che popolano questo mondo. Questo il messaggio che oltre 200 testate scientifiche hanno voluto lanciare all’unisono, per la prima volta, alla vigilia dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e in attesa dell’appuntamento più atteso, la Conferenza sul clima COP26 di Glasgow a novembre.

British Medical Journal e 50 testate specialistiche connesse, poi The Lancet, New England Journal of Medicine, East African Medical Journal, Chinese Science Bulletin, National Medical Journal of India, Medical Journal of Australia solo per citare le più note riviste che hanno deciso di assumere una posizione comune. A ribadire che il giornalismo scientifico di ogni paese ha una voce sola di fronte all’emergenza clima. Il testo richiama alla gravità del momento, alla necessità di coraggio, lungimiranza e investimenti adeguati ed equi: chi ha inquinato di più e oggi ha più risorse deve farsene carico.

 

L'APPELLO

«La scienza – scrivono – è unanime: un aumento di oltre 1,5 °C oltre le temperature medie dell’epoca pre-industriale e la continua perdita di biodiversità rischiano di arrecare un danno catastrofico alla salute globale, un danno che sarà irreversibile. Nonostante la necessaria preoccupazione del mondo per il Covid-19, non possiamo aspettare che la pandemia passi per ridurre rapidamente le emissioni». Di più. «Il 2021 deve diventare l’anno in cui il mondo ha cambiato rotta. La nostra salute dipende da questo» ha precisato Fiona Godlee, direttrice del British Medical Journal.

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GLI OBIETTIVI

Gli attuali obiettivi non sono sufficienti, avvertono gli estensori del documento. Obiettivi, «facili da stabilire, difficili da raggiungere». Mentre nessun paese sembra tenere il passo con i cambiamenti tecnologici necessari a rivoluzionare il nostro modo di vivere, si fa strada la pericolosa idea che l’aumento di temperatura oltre 1,5°C sia inevitabile e tutto sommato “accettabile”. Dato che, anche se riuscissimo ad arrivare a zero emissioni entro la metà del secolo, non saremmo in grado di togliere i gas serra dall’atmosfera, ciò significherebbe un aumento di temperatura superiore ai 2°C. Con quali conseguenze per la salute globale? Disastrose, ormai gli scienziati hanno pochi dubbi in proposito.

Il sesto rapporto dell'IPCC, l'Intergovernmental Panel on Climate Change, ha rilevato che a meno di immediate, rapide ed estese riduzioni delle emissioni di gas serra, limitare l'aumento di temperatura globale a 1,5°C o anche a 2°C non sarà più possibile. Rilasciato il 9 agosto di quest'anno, non ha sortito grandi decisioni, per ora. Per questo l'appuntamento di novembre del COP26 potrà essere decisivo, in un senso o nell'altro.

 

GLI EFFETTI SULLA SALUTE

Quali sono gli effetti del riscaldamento climatico sulla salute globale? «Negli ultimi 20 anni la mortalità correlata al caldo è aumentata di oltre il 50% fra gli over 65». Fra le conseguenze pericolose dell’aumento di temperatura medio ci sono disidratazione, insufficienza renale, tumori cutanei, infezioni tropicali, problemi mentali, complicanze nella gravidanza, allergie, patologie respiratorie e cardiovascolari. I più colpiti sono malati, bambini e anziani, soprattutto nelle comunità più povere o nei gruppi di minoranze etniche.

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LE RISORSE ALIMENTARI

Poi c’è il cibo. Per le principali colture «il potenziale produttivo globale si è ridotto dall’1,8 al 5,6 per cento» negli ultimi 40 anni. Nel mentre la popolazione da sfamare e dissetare aumenta, e gli eventi metereologici estremi complicano ulteriormente le cose. Il calo di biodiversità di specie animali e vegetali, dei loro habitat aumenta l’insicurezza alimentare, i conflitti per le risorse e le malattie derivanti da zoonosi. Problemi dei “poveri”? Niente affatto, problemi di tutti. «Come per la pandemia di Covid-19, globalmente siamo tutti forti come il più debole di noi».

 

EQUITÀ

Chi può e deve sostenere e guidare un cambiamento così imponente? In primis i paesi ricchi, sostengono gli autori del documento. Inutile girarci intorno: una spartizione giusta dei costi delle misure da adottare non può non tenere conto di quanto un paese ha contribuito al riscaldamento globale (con emissioni di CO2) nella sua storia, di quanto contribuisca adesso e delle risorse di cui dispone: «I paesi ricchi dovranno tagliare le emissioni più velocemente, arrivando a riduzioni superiori a quelle proposte entro il 2030 e arrivando a zero emissioni prima del 2050. Simili obiettivi e azioni d’emergenza sono necessarie per la perdita di biodiversità e in senso più ampio per la distruzione della natura».

 

INVESTIMENTI

Dove recuperare le risorse? La crisi portata dalla pandemia ha raccolto sforzi e fondi senza precedenti, la crisi ambientale richiede un analogo impegno, una risposta d’emergenza. Serviranno investimenti enormi, molto oltre a quelli considerati o stanziati oggi. Troppo? Il punto è che non c’è alternativa o, se c’è, ci costerà molto più cara. Continuano gli autori del documento: «Questi investimenti produrranno colossali risultati positivi per la salute e per l’economia. Compresi lavori qualificati, aria meno inquinata, meno sedentarietà, abitazioni migliori e dieta migliore. La qualità dell’aria da sola potrebbe realizzare in termini di salute benefici che compensano il costo globale della riduzione delle emissioni».

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Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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