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Fumo
Donatella Barus
pubblicato il 28-05-2021

Anche i malati di tumore hanno diritto di smettere di fumare



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Smettere di fumare è il modo più efficace ed economico per migliorare la vita dei pazienti oncologici. C'è ancora tanto da fare, a partire dalla formazione dei medici

Anche i malati di tumore hanno diritto di smettere di fumare

Sembrerebbe scontato, ma non lo è: anche i malati di tumore hanno diritto di smettere di fumare. Si sa da tempo che smettere di fumare è uno dei sistemi più efficaci e meno dispendiosi per migliorare la qualità di vita dei malati oncologici. E in molti casi anche per aumentare le chance di guarire. Dire basta all'ultima sigaretta, però, non è come accendere o spegnere un interruttore. Il tabagismo è una dipendenza e chi inizia un percorso di cure, viene ricoverato per un intervento o sta ricevendo una chemioterapia ha bisogno di alcuni elementi imprescindibili: una informazione adeguata sui motivi per smettere, operatori sanitari preparati, supporto psicologico e trattamenti utili. Al momento, questi quattro ingredienti scarseggiano in molte situazioni (e le terapie antifumo per i malati di tumore non sono rimborsate dal servizio sanitario nazionale).

 

QUANTI SONO I MALATI DI TUMORE CHE FUMANO?

Si stima che poco meno di un terzo dei pazienti oncologici sia fumatore e, fra costoro, una quota fra il 50 e l’80 per cento continua a fumare anche dopo la diagnosi. Percentuali variabili, ma sta di fatto che meno della metà dei malati di cancro smette. Proprio nel momento in cui ne ha più bisogno. Come fare per aiutarli? Un primo passo è rendere i loro medici in grado di farlo.

 

IL BISOGNO DI MEDICI PREPARATI

Manca una adeguata formazione dei medici e degli operatori sanitari, che talvolta non hanno la consapevolezza di quanto potrebbero influire sulla vita dei loro assistiti, altre volte non conoscono gli strumenti e i metodi per valutare e trattare il tabagismo in un reparto oncologico. I meno giovani ricorderanno un passato in cui nello studio del medico si trovava il posacenere. Ne è passata di acqua sotto i ponti, piano piano la consapevolezza sta crescendo anche fra i camici bianchi, anche se tanto resta da fare. Un esempio? Nel 2020 l'Istituto Tumori di Bari ha svolto un'indagine presso i suoi medici: oltre il 60 per cento dei partecipanti ha dichiarato di fumare nelle ore di lavoro e meno della metà che i divieti di fumo sono rispettati.

«C'è un farmaco che potrebbe aiutarmi a smettere di fumare?»

«C'è un farmaco che potrebbe aiutarmi a smettere di fumare?»

28-04-2021

 

UN TRAINING PER MEDICI E PAZIENTI NEI CENTRI ONCOLOGICI

Per tutte le suddette ragioni è una buona notizia la partenza, dal mese di aprile, di un progetto per la formazione alla smoking cessation nei centri oncologici italiani. Si tratta di una rete di intervento ideata dall’Istituto Nazionale del Tumori di Milano e dall’associazione Salute Donna onlus, e finanziata da Fondazione Umberto Veronesi. Il progetto prevede attività di formazione per 400 medici in 15 centri oncologici in tutta Italia, 10 dei quali centri aderenti al network Alleanza contro il cancro, e la preparazione di materiale informativo per i pazienti sui benefici della cessazione. «Considerando che circa un terzo dei pazienti che accedono a questi centri sono fumatori, si capisce la portata reale del progetto: parliamo di migliaia di persone con un tumore che potrebbero beneficiare dello stop al fumo e migliorare la qualità della loro vita. Bisogna partire dalla formazione del personale sanitario» spiega Roberto Boffi, responsabile della Pneumologia presso l’Istituto Nazionale dei Tumori e, insieme alla sua collaboratrice farmacologa Chiara Veronese, coordinatore del progetto.

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PERCHÉ SMETTERE DI FUMARE SE SI HA UN TUMORE?

Il fumo compromette la risposta a molti farmaci, compresi gli antidolorifici e alcuni farmaci chemioterapici, aumenta il rischio di complicanze e di effetti collaterali legati ai trattamenti (radioterapia compresa) e alla chirurgia, riduce la capacità generale dell’organismo di contrastare la malattia e le infezioni. Nei pazienti oncologici fumatori in genere sono più accentuati i problemi che rendono complicata la vita di ogni giorno ai malati di tumore, dall’affaticamento cronico, la cosiddetta fatigue, all’infiammazione delle mucose orali (mucosite o stomatite) e gastrointestinali.

 

CHIRURGIA PIÙ SICURA CON LO STOP AL FUMO

Anche l’Organizzazione mondiale della sanità ha pubblicato un rapporto nel 2020 che sottolinea l’aumento delle complicanze post-chirurgiche nei pazienti fumatori, raccomandando a tutti i governi di introdurre misure per rendere gli ospedali smoke-free, per promuovere l’accesso dei malati in attesa di intervento a terapie a base di nicotina o vareniclina, e a servizi per la disassuefazione. L’ideale, si legge nel rapporto, sarebbe smettere di fumare almeno 4 settimane prima dell’intervento.

 

MIGLIORA LA SOPRAVVIVENZA

Diversi studi hanno dimostrato un miglioramento delle prospettive di vita, compresa una metanalisi (una raccolta di 10 studi su oltre 11.000 pazienti negli USA) presentata nel 2020 dal Surgeon General’s Report. Nel rapporto si evidenzia una riduzione media della mortalità del 45 per cento in chi ha smesso di fumare. Il beneficio, spiegano gli autori, è evidente a tutte le età e compito cruciale dei medici è «assicurare che il paziente riceva cure ottimali, fornendo servizi per la disassuefazione o rimandando a programmi efficaci per smettere». Ma non solo, anche supportare le misure per prevenire la dipendenza dal tabacco, come quelle orientate a «limitare le pubblicità, a prevenire l’inizio del fumo nei giovani, aumentare la tassazione sul tabacco e destinarla ad obiettivi utili al controllo del tabagismo». Una priorità oggi, concludono gli autori, dovrebbe essere massimizzare la disassuefazione dal fumo nei pazienti oncologici per migliorare la durata e la qualità della loro vita.

 

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Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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