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Ginecologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 14-12-2016

Otto visite e un’ecografia per una gravidanza perfetta



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L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda controlli più ravvicinati per ridurre i decessi perinatali. In Italia sono rimborsate due ecografie e lo screening nel primo trimestre

Otto visite e un’ecografia per una gravidanza perfetta

Nel mondo, ogni anno, 303mila donne muoiono per cause legate alla gravidanza. A questo dato occorre aggiungere poco più di cinque milioni di bambini: 2,6 nati già morti e 2,7 deceduti nei primi 28 giorni di vita. Numeri che fanno riferimento al 2015 e che descrivono più di ogni parola come in termini di assistenza sanitaria - prima, durante e dopo il parto - ci sia ancora parecchia strada da percorrere. Da qui l’idea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di aggiornare le raccomandazioni per le cure prenatali. Obiettivo: ridurre il numero complessivo dei decessi e far sì che la gravidanza possa essere vissuta soltanto come un momento fisiologico della vita.

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Nel documento, sintetizzato in inglese in 49 punti, gli esperti sono partiti dalle ultime evidenze scientifiche, che vedono di buon occhio un maggiore frequenza dei contatti tra una donna in dolce attesa e il proprio ginecologo. Diverse ricerche hanno infatti evidenziato come, così facendo, si riduce la probabilità di vedere morire il proprio neonato nei primi giorni di vita. Da qui la decisione di portare da quattro a otto il numero di visite ginecologiche: da effettuare alla dodicesima, alla ventesima, alla ventiseiesima, alla trentesima, alla trentaquattresima, alla trentottesima e alla quarantesima settimana. Entro la ventiquattresima va invece effettuata l’ecografia «morfologica», al fine di valutare la presenza di uno o più feti, eventuali anomalie e stabilire la data di inizio della gestazione. Tutte le donne dovrebbero inoltre valutare l’opportunità di effettuare un richiamo della vaccinazione antitetanica, per prevenire la mortalità da tetano neonatale: per cui ogni anno morirebbe quasi un milione di bambini nel mondo. Oltre che attraverso il rispetto di adeguati standard igienici durante il parto, la protezione si raggiunge somministrando due dosi di tossoide entro le due settimane dal termine della gestazione.

 

L’EMORRAGIA POST-PARTUM PRIMA CAUSA DI MORTE MATERNA

Come ricordato dall’Istituto Superiore di Sanità, «in Italia la mortalità materna si conferma un evento raro, che riguarda dieci donne ogni centomila nati vivi». Il dato presenta però un’ampia variabilità regionale: compresa tra i sei decessi della Toscana e i 13 della Campania (ogni centomila abitanti), dove più di sei gravidanze su dieci terminano con un parto cesareo. La procedura chirurgica aumenta (fino a quattro volte) la probabilità di mortalità materna più di quanto non faccia l’età avanzata della donna. La causa più frequente delle morti materne entro 42 giorni dalla nascita è l’emorragia (43,5 per cento del totale dei decessi), seguita dai disordini ipertensivi della gravidanza (19,1 per cento) e dalla tromboembolia (8,7 per cento).

Tra le morti materne registrate nell’intervallo tra 43 giorni e un anno dal parto, un quarto è dovuto a suicidi. Particolare attenzione va posta pure alle donne straniere, protagoniste di un parto su cinque di quelli portati a termine ogni anno in Italia. «Nel nostro Paese un’interruzione volontaria di gravidanza su tre è praticata da una straniera - afferma Paolo Scollo, direttore della clinica ostetrica e ginecologica dell’azienda ospedaliero-Universitaria Cannizzaro di Catania -. Comportamenti sessuali pericolosi e mancato utilizzo di contraccettivi sono due fenomeni molto diffusi che devono essere al più presto contrastati». Il resto lo fanno le difficoltà linguistiche e, nel caso di chi ha attraversato il Mediterraneo nel corso della gestazione, l’appuntamento col parto in condizioni estreme.

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L’OFFERTA PER LE DONNE ITALIANE

Come detto, però, in Italia la situazione è migliore rispetto a quella di tanti altri Paesi. Alle donne in gravidanza è proposto a titolo gratuito lo screening durante il primo trimestre, consistente in un prelievo di sangue materno e in un’ecografia per valutare la translucenza nucale del feto (test combinato). Nelle donne a rischio, e in tutte quelle con più di 35 anni, l’offerta prevede anche la villocentesi o l’amniocentesi. Sono a costo zero anche le prime due ecografie, mentre la terza viene offerta soltanto in caso considerati a rischio: per la mamma o per il feto. «Le nuove linee guida dell’Oms facilitano l’adozione di misure preventive e l’individuazione di rischi: in questo modo calerà il numero delle complicanze e sarà incoraggiata l’adozione di comportamenti sani», dichiara Giovanni Scambia, direttore del dipartimento di tutela della salute della donna del policlinico Gemelli di Roma e presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia. «Come ginecologi abbiamo il dovere di migliorare la salute della donna, rendendo l’evento gravidanza una opportunità per curarla e comprenderla nelle diverse fasi della vita».

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LA PREVENZIONE PARTE DALLA TAVOLA

Nel documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità si fa anche riferimento all’importanza della dieta e dell’attività fisica nel corso della gravidanza (sempre consigliata, purché in assenza di particolari controindicazioni per la salute). A un regime alimentare variegato ed equilibrato, gli esperti raccomandano di aggiungere giornalmente ferro (30-60 milligrammi) e acido folico (40 microgrammi) per via orale, al fine di «prevenire l’anemia materna, la sepsi puerperale, il parto pretermine e il basso peso del neonato alla nascita». Riguardo all’acido folico, è delle ultime settimane l’appello rivolto dalla Società Italiana di Neonatologia alle aziende alimentari italiane, che potrebbero «anche autonomamente, prevedere i prodotti da fortificare, contribuendo così alle campagne di informazione per le donne e le famiglie e alla prevenzione della spina bifida e degli altri difetti del tubo neurale». Prudenza invece con il caffè, ribaditi i divieti nei confronti del fumo, dell’alcol e delle altre droghe. Sì allo zenzero nel primo trimestre per combattere le nausee.

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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