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I nostri ricercatori
Chiara Segré
pubblicato il 03-09-2018

La proteina NEK2 nei tumori mammari triplo-negativi



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Non sono ancora disponibili bersagli specifici da colpire farmacologicamente in questo tipo aggressivo di tumore mammario: la ricerca della biologa Chiara Naro mira ad identificarne alcuni

La proteina NEK2 nei tumori mammari triplo-negativi

I tumori al seno triplo-negativi costituiscono un sottotipo di tumore mammario molto aggressivo e non esprimono i bersagli molecolari delle attuali terapie più innovative, ovvero i recettori per Her2 e per gli ormoni estrogeni e progestinici. Questo priva i medici di armi specifiche per combattere questo particolare tipo di malattia. Ecco perché è importante identificare proteine e meccanismi patologici coinvolti nella biologia di questi tumori, da cui partire per studiare terapie mirate. È ciò di cui si occupa Chiara Naro, ricercatrice all’Università di Roma Tor Vergata, sostenuta da Fondazione Veronesi nell’ambito del progetto Pink is Good
 

Chiara, in cosa consiste di preciso la tua ricerca?

«I tumori al seno triplo-negativi contengono, rispetto agli altri sottotipi tumorali e alle cellule sane, specifiche forme di RNA messagero generate mediante un complicato processo biochimico chiamato splicing alternativo. Precedenti studi hanno dimostrato che la proteina NEK2 è un regolatore dello splicing alternativo e stimola l’espressione di forme di Rna con attività pro-tumorale. L’obiettivo della mia ricerca è quindi individuare le varianti di splicing alternativo nei tumori al seno triplo-negativi e regolate dalla proteina NEK2, al fine di identificare nuovi possibili bersagli per il trattamento di questo aggressivo sottotipo di tumore mammario».


Quali prospettive apre la tua ricerca per le possibili future applicazioni alla salute umana?

«Identificare nuovi bersagli molecolari coinvolti nella patogenesi del tumore al seno triplo-negativo pone le basi per lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici più efficaci per questo sottotipo aggressivo di tumore».  

 

Perché hai scelto di intraprendere la strada della ricerca?

«Questo lavoro mia dà la possibilità di esaudire la mia innata curiosità, sperando di dare il mio contributo alla conoscenza e ai progressi che da essa derivano per la salute umana».

 

Un momento della tua vita professionale che vorresti incorniciare

«Incornicerei quando il mio gruppo ha deciso di investire la propria attività di ricerca su una mia proposta».

 

Come ti vedi tra dieci anni?

«Ancora impegnata a tempo pieno nella ricerca, in compagnia di giovani ricercatori per i quali essere un punto di riferimento».

 

Un lato negativo del tuo lavoro

«La precarietà e la continua competizione per pochi fondi che privano i ricercatori della serenità che invece aiuterebbe la nostra attività di ricerca».

 

Se ti dico scienza e ricerca, cosa ti viene in mente?

«Possibilità di migliorare le nostre vite attraverso la ricerca, ma anche inadeguatezza del sistema nel sostenerla».

 

Una figura che ti ha ispirato nella tua vita

«Mio padre e la sua dedizione al lavoro sono state un importante esempio».

 

Cosa ne pensi dei complottisti e delle persone contrarie alla scienza per motivi “ideologici”?

«Credo che la causa principale dei sentimenti antiscientifici sia la crescente ignoranza travestita da possibilità di informazione che si sta diffondendo tramite il web. Credo inoltre che sia necessario rieducare la società al rigore del metodo scientifico: i dati oggettivi non possono essere messi in discussione dalle opinioni».


Quando è stata l’ultima volta che ti sei commossa?

«In ambito lavorativo mi sono commossa alle parole con cui durante un seminario la senatrice e scienziata Elena Cattaneo illustrava luci e ombre del mestiere del ricercatore».

 

Quali sono a tua avviso i filoni di ricerca più promettenti per i prossimi decenni?

«L’immunoterapia per la prevenzione e la cura dei tumori».

 

Chiara Segré
Chiara Segré

Chiara Segré è biologa e dottore di ricerca in oncologia molecolare, con un master in giornalismo e comunicazione della scienza. Ha lavorato otto anni nella ricerca sul cancro e dal 2010 si occupa di divulgazione scientifica. Attualmente è Responsabile della Supervisione Scientifica della Fondazione Umberto Veronesi, oltre che scrittrice di libri per bambini e ragazzi.


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