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Neuroscienze
Daniele Banfi
pubblicato il 06-06-2024

Encefalopatia epatica: un aiuto dal trapianto di microbiota



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Il trapianto fecale tramite capsule o clistere diminuisce le possibilità di recidiva. I risultati presentati ad EASL

Encefalopatia epatica: un aiuto dal trapianto di microbiota

Ridurre al minimo le possibilità di sviluppare encefalopatia epatica grazie al trapianto di microbiota. E' questo, in estrema sintesi, il messaggio che emerge da uno studio presentato al congresso dell'European Society of Liver Disease (EASL). Un risultato importante se si considera che una buona parte dei malati di cirrosi epatica può sviluppare questa condizione.

CHE COS'È L'ENCEFALOPATIA EPATICA?

L'encefalopatia epatica è uno dei più comuni effetti collaterali della cirrosi epatica, quella condizioni in cui il fegato non riesce più a svolgere adeguatamente le sue funzioni. I sintomi principali dell'encefalopatia epatica variano da lievi alterazioni cognitive e motorie sino al coma profondo. Questa condizione è causata dalla presenza di sostanze tossiche, in particolare l'ammoniaca, a livello cerebrale. La loro presenza è maggiore proprio a causa dell'incapacità del fegato di eliminarle. Ad oggi si calcola che circa il 40% delle persone con cirrosi vada incontro a encefalopatia epatica. Non solo, l'encefalopatia spesso tende a ripresentarsi ciclicamente. Ecco perché occorrono terapie in grado di ridurre al minimo questa possibilità.

COME SI CURA?

Ad oggi la cura più diffusa per l'encefalopatia epatica prevede la somministrazione di lattulosio e rifaximina. Il primo è uno zucchero che acidifica il contenuto intestinale, riducendo la produzione di ammoniaca e ne favorisce l'eliminazione; il secondo è un antibiotico che riduce la produzione di ammoniaca da parte dei batteri intestinali. Purtroppo però, nonostante le cure, spesso l'encefalopatia tende a recidivare.

LO STUDIO

Uno dei possibili trattamenti per superare questo problema potrebbe essere il trapianto di microbiota fecale, ovvero la somministrazione in capsule o clistere dei microrganismi intestinali ottenuti da individui sani. Nello studio presentato ad EASL da parte dei ricercatori della Virginia Commonwealth University and Richmond VA Medical Center, gli scienziati hanno sottoposto a questa procedura un gruppo di 60 pazienti con cirrosi epatica ed encefalopatia ricorrente. Dalle analisi, effettuate con un controllo in doppio cieco (una metodo in cui né i pazienti né i ricercatori sanno chi riceve il trattamento attivo e chi il placebo, garantendo l'imparzialità dei risultati) è emerso che questo approccio è stato in grado di ridurre significativamente gli episodi di ecefalopatia nei pazienti in trattamento con lattulosio e rifaximina. Dallo studio non sono emerse differenze significative sull'efficacia sia per quanto riguarda la via di somministrazione sia nella tipologia di donatore (alimentazione vegetariana o onnivora) suggerendo come il trapianto possa essere una strategia promettente e flessibile.

LE RAGIONI DEL SUCCESSO

Ma in che modo il trapianto agisce sull'encefalopatia? Secondo gli addetti ai lavori ciò avviene attraverso la modulazione del microbioma intestinale, un processo in grado di migliorare la produzione di metaboliti benefici, ridurre la produzione di tossine come l'ammoniaca, rafforzare la barriera intestinale e ridurre l'infiammazione sistemica. Effetti combinati che contribuiscono a migliorare la funzione cerebrale e a prevenire le recidive dell'encefalopatia epatica. Il prossimo passo sarà qiuello di testare il trapianto su un più ampio numero di persone.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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