Sviluppare un tumore del colon-retto potrebbe essere anche questione di microbiota. Ad affermarlo sono sempre più numerosi studi. Uno degli indiziati principali è il ceppo del microrganismo Escherichia coli pks+. Una ricerca pubblicata da poco sulle pagine della rivista Nature ha decodificato il meccanismo con cui questo microrganismo riesce ad attaccare le cellule dell'epitelio intestinale rilasciando una tossina (colibactina) in grado di promuovere la trasformazione tumorale. Un risultato importate che si aggiunge a quello, ottenuto lo scorso anno da un gruppo di ricercatori italo-inglesi, in cui gli scienziati hanno identificato quali sono le mutazioni più frequenti che vengono indotte dal microrganismo. Un caratteristica utile per individuare le persone più a rischio.
CHE COS'È IL MICROBIOTA?
Il microbiota umano è l'insieme di tutti quei microrganismi (batteri, funghi, protozoi e virus) che popolano il nostro corpo. La loro presenza è essenziale per molte ragioni come la sintesi di alcune molecole fondamentali (es: le vitamine del gruppo B) e la modulazione del sistema immunitario. Non solo, diversi studi hanno anche dimostrato (lo abbiamo raccontato in questo nostro approfondimento) che alterando la composizione della flora batterica intestinale l'efficacia delle cure oncologiche che sfruttano l'immunoterapia cambia notevolmente.

MICROBIOTA E CANCRO
Ma un'alterazione della composizione del microbioma, come dimostrato sa sempre più numerosi studi, è anche alla base dello sviluppo di diverse patologie come, ad esempio, il carcinoma del colon-retto. L'alterazione può infatti portare ad uno stato di infiammazione cronica, condizione che favorisce lo sviluppo della malattia. Alcuni microorganismi specifici, come Escherichia coli pks+, sono particolarmente rilevanti in questo contesto. Il microrganismo in questione produce la colibatina, tossina che può danneggiare il Dna delle cellule epiteliali dell’intestino.
IL RUOLO DI ESCHERICHIA COLI PKS+
Nello studio pubblicato da poco su Nature un gruppo di ricercatori belgi del Cancer Research Institute di Gent ha decodificato il ruolo della tossina colibactina. Dalle analisi è emersa che la capacità di questo batterio di indurre danni al Dna dipende essenzialmente dalla sua adesione alle cellule epiteliali dell’ospite tramite le proteine FimH e FmlH. Nel modello animale, bloccando l'adesione con un inibitore di FimH i ricercatori hanno ottenuto una significativa riduzione del danno al Dna e nella probabilità di sviluppare la malattia. Una strategia che potrebbe essere utilizzata per ridurre il rischio di sviluppare la malattia.
LE MUTAZIONI CHE PREDISPONGONO
Ma sul fronte della prevenzione c'è un altro studio che potrebbe portare presto a nuovi sviluppi. Lo scorso anno sulle pagine di Nature Communications, un team italo-inglese (tra cui figura l'Università degli Studi di Milano-Bicocca e lo Human Technopole) ha scoperto che nel Dna delle cellule intestinali sane provenienti da pazienti con tumore al colon, esistono comunque mutazioni specifiche causate dalla presenza Escherichia coli pks+. Questa caratteristica, tutt'altro che scontata, potrebbe essere sfruttata per individuare le persone a rischio di sviluppare la malattia, specialmente le più giovani dove negli ultimi anni si è registrato un incremento nelle diagnosi.
IL DIFFERENTE PESO DELLE SOSTANZE CANCEROGENE
Queste ricerche dimostrano ancora una volta l'importanza del microbiota ma sono solo una piccola parte del contributo che i microrganismi hanno nell'aumentato rischio di tumore. Nei mesi scorsi, sempre su Nature, è stato dimostrato come alcune sostanze cancerogene possono avere più o meno effetto a seconda della composizione del microbiota. Lo studio lo abbiamo raccontato in questo nostro approfondimento.
