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Oncologia

Salute al maschile: tra buone abitudini e scarsa prevenzione

L’indagine commissionata da Fondazione Veronesi evidenzia che gli uomini italiani si sentono in salute, ma pochi fanno controlli. Scopriamo i dati più importanti

Come stanno gli uomini italiani? E quanto si prendono cura della propria salute? L’indagine “Salute al maschile”, realizzata da AstraRicerche per Fondazione Veronesi in occasione del mese di novembre - notoriamente dedicato alla salute dell’uomo - su un campione rappresentativo di uomini italiani, fotografa un universo che stenta a dichiararsi in salute e in cui la prevenzione resta ancora poco praticata. Solo il 50% degli intervistati valuta positivamente il proprio stato fisico e il 58% quello mentale o psicologico. Quasi la metà si colloca in una zona “intermedia”, con una percezione appena discreta o sufficiente del proprio benessere, segno di un equilibrio fragile e spesso trascurato.

COMPORTAMENTI E STILI DI VITA: LUCI E OMBRE

La maggioranza dichiara abitudini alimentari corrette: 7 su 10 mangiano in modo vario e oltre il 60% afferma di consumare frutta e verdura regolarmente. Tuttavia, quasi 3 su 10 ammettono di cedere spesso a cibi poco salutari e più di 1 su 5 dichiara di “mangiare in continuazione”. Sul fronte dell’attività fisica, il quadro è meno incoraggiante: il 59,5% cerca di essere attivo durante la giornata, ma solo il 31,3% pratica attività fisica leggera e appena il 21,7% sport vero e proprio.

Anche il fumo rimane un’abitudine diffusa: fuma sigarette tradizionali il 31,6% e un ulteriore 15,2% utilizza altri prodotti per fumare (e-cig o tabacco riscaldato). Meno del 40% dichiara di proteggere occhi e pelle quando esposto al sole per un tempo prolungato. Il sonno resta invece una delle buone abitudini più solide: il 67,3% dorme tra le 6 e le 8 ore a notte, anche se un terzo degli uomini fatica ad avere un riposo di qualità.

PREVENZIONE: UN APPROCCIO ANCORA REATTIVO

Le principali preoccupazioni sulla salute riguardano i tumori (53,4%) e le malattie cardiovascolari (48,2%), seguite da quelle neurodegenerative (45,3%). Tuttavia, solo il 33% degli uomini effettua visite mediche regolari e meno della metà (42,5%) si sottopone a esami di controllo. Come prevedibile, la salute percepita dell’apparato uro-genitale o riproduttivo peggiora con l’età e dopo i 50 anni solo il 53% la definisce almeno “buona”. Il dato più emblematico è che il 65% degli uomini italiani non è mai andato da un urologo o andrologo. Anche negli over 50 il dato resta alto, al 45%. La ragione più comune? Non averne mai sentito il bisogno (57,8%), seguita dal mancato consiglio medico (22,1% sul totale) e dal sentirsi troppo giovani (15,9%). Solo il 31,8% di chi si è sottoposto a una visita lo ha fatto per un controllo preventivo, mentre la maggior parte vi si è rivolta dopo la comparsa di sintomi.

TUMORI MASCHILI: CONOSCENZA PARZIALE, PREVENZIONE LIMITATA

Il tumore alla prostata è riconosciuto come il più diffuso dagli intervistati (43,5%), seguito da colon-retto (17,5%), polmone (15,5%) e testicoli (7,5%). Eppure, la conoscenza resta incompleta: solo il 34,8% dichiara di essere informato sul tumore alla prostata e appena il 21,7% su quello ai testicoli. Ancora molte le false credenze: solo il 42% sa che il tumore prostatico non presenta sempre sintomi evidenti, molti sopravvalutano fattori di rischio come stare molto tempo seduti (38,3%) o andare in bicicletta (24%). Solo il 62% riconosce l’alcol come un fattore di rischio. Fra i fattori di rischio dei tumori al testicolo quasi il 40% indica (sbagliando) i traumi e solo il 27% riconosce il criptorchidismo, la mancata discesa del testicolo nello scroto. Anche le pratiche preventive purtroppo sono poco diffuse: se la visita urologica è conosciuta dal 59,8% ma praticata solo dal 23,1%, l’autopalpazione testicolare è nota al 38,9% (non si arriva alla metà del campione anche considerando le fasce d’età più interessate, fra i 18 e i 40 anni) e praticata almeno saltuariamente dal 28,5% (è un gesto semplice da compiere in autonomia e senza costi). Tra le motivazioni per non fare prevenzione emergono la dimenticanza (25,8%), il sentirsi troppo giovani (25,5%) e l’imbarazzo (19,2%), fattori culturali che continuano a pesare sulla salute maschile.


“I dati di questa ricerca ci dicono che gli uomini italiani si sentono in salute, ma ancora oggi sottovalutano l’importanza della prevenzione. La prevenzione infatti resta ancora un’abitudine poco radicata, frenata da retaggi culturali e da un’errata sensazione di invulnerabilità. Come Fondazione Veronesi ci impegniamo nel contribuire a cambiare questa mentalità, promuovendo la cultura della prevenzione e dell’informazione scientifica anche per il mondo maschile. Prendersi cura della propria salute non deve essere un segno di debolezza, ma un gesto di consapevolezza e responsabilità verso se stessi e dunque anche verso la propria famiglia” - dichiara Monica Ramaioli, Direttore Generale di Fondazione Umberto Veronesi ETS.

HPV: POCA CONOSCENZA MA APERTURA AL FUTURO


Solo il 32,7% degli uomini conosce il Papilloma virus (HPV), mentre più della metà (53,5%) ne ha solo sentito parlare senza sapere di cosa si tratti. Appena il 7% si è sottoposto alla vaccinazione, ma quasi la metà (44%) ha intenzione di farlo. Ancora più significativa la propensione a vaccinare i propri figli: il 64% risponde sì o probabilmente sì, segno di un cambio generazionale nella percezione della prevenzione.

DIFFERENZE SOCIO-ECONOMICHE


La percezione della salute appare evidentemente connessa allo status socioeconomico, con il 60% delle persone di classe più elevata che dice di stare bene o molto bene sul piano fisico e il 69% sul piano mentale. In chi si colloca nelle classi sociali più svantaggiate il dato crolla al 35% e 45%.

“La salute maschile resta un tema poco affrontato, anche nel dibattito pubblico. Parlarne significa abbattere stereotipi, incoraggiare controlli e informazione di qualità. La prevenzione non è solo un atto sanitario, ma un gesto di responsabilità verso se stessi e i propri cari. I gesti della prevenzione sono semplici: sani e corretti stili di vita, autopalpazione regolare del testicolo a partire dalla pubertà, autoesame dei nei ogni 3-4 mesi, e almeno una visita dermatologica e un controllo dall'urologo a 20/25 anni e intorno ai 30/35anni. Dopo i 50 anni, è importante che gli uomini effettuino controlli regolari da un urologo, senza dimenticare di aderire allo screening nazionale del sangue occulto nelle feci per la prevenzione del tumore del colon retto”, sottolinea Chiara Segrè, Responsabile della Supervisione Scientifica di Fondazione Umberto Veronesi ETS.

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