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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 16-04-2021

Quelle crisi epilettiche «particolari» che può scatenare Covid-19



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Tra le conseguenze dell'infezione da Sars-CoV-2, ci sono le crisi epilettiche (ma senza convulsioni). L'importanza del controllo con l’elettroencefalogramma

Quelle crisi epilettiche «particolari» che può scatenare Covid-19

Si chiamano crisi epilettiche senza convulsioni. O crisi comiziali senza convulsioni. Sono uscite pure queste dal Covid-19 che sembra un vaso di Pandora tanti e di tanta varietà sono le complicanze, sequele, sindromi che sono state e vengono individuate. Di queste speciali crisi si sono occupati dei ricercatori del Massachusetts General Hospital (Stati Uniti), riferendone su Annals of Neurology e lanciando un allarme sulla loro pericolosità. Potrebbero moltiplicare per quattro i casi di morte. E richiedere, in ogni caso, una degenza ospedaliera più lunga.


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«Si tratta di complicazioni comuni nei casi di grave malattia critica. Non sono evidenti come le classiche crisi con convulsioni, queste di solito sono senza cadute e agitazioni del corpo - spiega M. Brandon Westover, neurologo del Massachussets General Hospital e docente di neurologia all'Harvard Medical School di Boston -. Ma appare sempre più evidente che possono danneggiare il cervello e provocare risultati peggiori delle convulsioni». Il gruppo da lui coordinato è riuscito a raccogliere, dagli Stati Uniti e dall’Europa, le informazioni su 197 pazienti ricoverati (in nove diversi centri) a causa della malattia da coronavirus, che si erano sottoposti per vari motivi a un elettroencefalogramma. Leggendo i risultati di quest'ultimo esame, si è constatato che il 9.6 per cento dei pazienti aveva avuto crisi epilettiche non convulsive. E che alcuni di loro non avevano mai avuto problemi neurologici, prima di dover fare i conti con l'infezione da Sars-CoV-2. Si è visto pure che tali malati avevano bisogno di una più lunga ospedalizzazione e che il loro rischio di morte, già durante il ricovero, si innalzava di quattro volte. Chiariscono i ricercatori: «I nostri risultati suggeriscono che i malati di Covid-19 vanno monitorati con grande attenzione e costanza sotto il profilo di possibili crisi comiziali senza convulsioni. Che sono molto pericolose. Ma esistono trattamenti efficaci».

COME RICONOSCERE UNA CRISI EPILETTICA? 

I SINTOMI DA COGLIERE

Senza le convulsioni, come si possono riconoscere queste crisi epilettiche? Alessandro Padovani, direttore della clinica neurologica degli Spedali Civili e ordinario di neurologia all'Università di Brescia, spiega: «Queste crisi epilettiche sono caratterizzate da uno stato confusionale, delirium fluttuante, disturbi della parola che durano pochi minuti. Poi tutto muta nella giornata. Non si tratta comunque di eventi rari. Né concomitanti in maniera esclusiva soltanto con Covid-19. Casi di questo tipo si possono infatti registrare anche in persone alle prese con infezioni urinarie, polmoniti da altri agenti infettivi, nella sindrome influenzale. Quando un paziente manifesta uno stato confusionale a rapida insorgenza, generalmente è corretto eseguire uno studio dell'elettroencefalogramma per valutare un eventuale stato di male non convulsivo o un’attività epilettiforme».


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All’Università di Brescia è in via di pubblicazione (e tuttora in corso) uno studio chiamato “Covid-Next”, un’indagine approfondita sui disturbi derivati dal coronavirus. «I pazienti con complicanze neurologiche, nel corso della malattia da Covid-19, sono risultati il cinque per cento - precisa Padovani -. Tra loro, 1 su 10 ha manifestato crisi comiziali non convulsive. Rare ed eccezionali, tuttavia, sono state le recidive. A sei mesi di distanza dal ricovero, i sintomi neurologici hanno riguardato all'incirca 1 paziente su 3. Molto più rari, invece, sono stati gli episodi acuti di questo tipo».


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E perché questa forma di epilessia senza l’agitazione del corpo innalza di così tanto il rischio di morte? «Lo sviluppo di crisi in corso di Covid-19 può avere origine da cause differenti - conclude Padovani -. In alcuni casi è conseguente alla reazione infiammatoria e alla febbre molto alta provocate dall’infezione. In altri conseguente all’insufficienza respiratoria e quindi all’ipossia cerebrale. In altri ancora, caratterizzati da un esordio tardivo, dipende da meccanismi mediati dal sistema immunitario o dal danno ischemico che può registrarsi in questi pazienti. In altre parole, le manifestazioni critiche senza convulsioni sono espressione di un danno neuronale che si rileva soprattutto nei soggetti fragili, quindi a maggior rischio di andare incontro alle complicanze più gravi di Covid-19».

 

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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