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Neuroscienze
Daniele Banfi
pubblicato il 05-04-2017

Schizofrenia: attenzione all'uso di stupefacenti. Fondamentale la diagnosi precoce



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Se si riconoscono i primi segni e si iniziano presto le terapie, oggi la schizofrenia può essere curata con successo. Gli esperti puntano il dito sugli stupefacenti

Schizofrenia: attenzione all'uso di stupefacenti. Fondamentale la diagnosi precoce

Secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sono 20 milioni le persone che al mondo soffrono di schizofrenia. Da uno studio dell'Università Tor Vergata di Roma in Italia sarebbero 300 mila. Intervenire precocemente -già dai primissimi sintomi della malattia- è di fondamentale importanza. Sotto la lente d'ingrandimento -accusati di dare il via alla malattia- l'abuso di stupefacenti. Buone notizie nel campo dei trattamenti farmacologici. Ecco le principali novità emerse dal 25esimo European Congress of Psychiatry appena conclusosi a Firenze nell'intervista al professor Andrea Fagiolini, direttore del Dipartimento interaziendale di Salute mentale all’Università di Siena.

 

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COSA E' LA SCHIZOFRENIA?

La schizofrenia è una patologia psichiatrica dalla lenta evoluzione. I sintomi che la caratterizzano si dividono in positivi - come deliri, allucinazioni e pensieri disordinati- e negativi - come i deficit delle normali risposte emotive o di altri processi di pensiero. Sintomi tali da compromettere qualsiasi attività Più in generale la caratteristica principale di chi soffre di schizofrenia è la perdita di contatto con la realtà e la conseguente perdita di controllo nelle attività della vita quotidiana. Prima dell'avvento delle terapie chi soffriva di questa malattia aveva un'aspettativa di vita nettamente inferiore rispetto al resto della popolazione. Oggi fortunatamente grazie ad un approccio integrato è possibile arrivare ad avere una vita relativamente normale. 

SCHIZOFRENIA: COS'E' E COME SI CURA?

QUANTO CONTA LA DIAGNOSI PRECOCE?

Come per qualsiasi malattia la diagnosi precoce è fondamentale nel buon successo delle terapie. Prima si interviene e maggiori sono le possibilità di successo. Anche se i sintomi veri e propri della schizofrenia insorgono intorno ai 20 anni esistono dei piccoli segnali, cosiddetti prodromici, a cui prestare attenzione. Le prime avvisaglie - meno conclamate come la tendenza all'isolamento e al controllo - possono infatti iniziare intorno a 10-15 anni. Secondo una nostra ricerca, effettuata analizzando la storia clinica dei nostri pazienti, emerge proprio questo dato: le persone in cura per schizofrenia ricordano di avere avuto i primi disturbi comportamentali nell'adolescenza. Scoprire in tempo la schizofrenia da modo dunque di iniziare sin da subito una terapia adeguata, chiave di volta sia nel migliorare la gestione della malattia nel tempo sia nel diminuire il tasso di ricadute. In questa patologia in particolare ogni ricaduta aumenta enormemente il rischio di ricaduta successiva. Ogni nuovo episodio psicotico aumenta il rischio di episodi successivi e le ricadute rappresentano il problema principale nella gestione di chi soffre di schizofrenia. Ecco perché è bene un trattamento precoce.

 

Si fanno più semplici le terapie per la schizofrenia


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L'UTILIZZO DI STUPEFACENTI AUMENTA LE PROBABILITA' DI ESORDIO DELLA MALATTIA?

Le cause che portano allo sviluppo della schizofrenia sono svariate. Negli ultimi anni abbiamo però osservato una diminuzione dell’età media alla quale i pazienti arrivano dallo psichiatra. Questo perché da un lato la patologia viene diagnosticata sempre più precocemente, indice in parte di una maggiore accettazione del concetto di malattia mentale da parte delle famiglie e della società, dall’altro anche a causa di alcuni fattori esterni che ne anticipano l’esplosione: il consumo di sostanze stupefacenti in primis. In sé non è l’abuso di sostanze non è la sola causa ma in un soggetto predisposto l’uso di queste sostanze può “slatentizzare” la malattia e una volta comparsi i sintomi non è più possibile tornare indietro, anche se si cessa l’uso di sostanze d’abuso.

COME SI CURA UNA PERSONA CHE SOFFRE DI SCHIZOFRENIA?

Sino al 1951 la cura per la schizofrenia non esisteva. Non avevamo a disposizione nessun farmaco. Una situazione davvero di impotenza dove nei casi più gravi la persona che soffriva di schizofrenia arrivava a morire per “sfiancamento cardiaco”. Dopo gli anni ’50 lentamente la situazione è cambiata. La svolta la si è avuta con la scoperta degli antipsicotici che, insieme ad una terapia psicologica di supporto, hanno cambiato radicalmente l’approccio alla malattia. Uno degli aspetti più importanti è l’aderenza alla terapia. Capita infatti spesso che la persona, sentendosi meglio, decida di smettere con i farmaci. Un comportamento assolutamente da evitare poiché è proprio in qui momenti che il farmaco serve. Ogni nuovo episodio psicotico aumenta il rischio di episodi successivi. Ecco perché è più che mai fondamentale continuare a seguire le cure. Fortunatamente negli ultimi anni sul mercato sono sbarcati dei farmaci - i cosiddetti LAI, Long Acting Injectables - che permettono somministrazioni molto più diluite nel tempo arrivando anche a sole 4 iniezioni l’anno. Un passo avanti enorme per i pazienti anche dal punto di vista psicologico e per la loro libertà. Attenzione però a pensare che per curare la schizofrenia basti un farmaco. Affiancare una terapia psicologica è altrettanto fondamentale.

 


Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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