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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 27-09-2018

Car-NK: la nuova immunoterapia che potrebbe far apparire già vecchie le Car-T



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Le Car-T stanno rivoluzionando la cura di alcuni tumori difficili da trattare. Non sempre però è possibile utilizzarle, anche per i pesanti effetti collaterali. Limiti che potrebbero essere superati utilizzando le Car-NK

Car-NK: la nuova immunoterapia che potrebbe far apparire già vecchie le Car-T

Chi l'ha detto che le Car-T rappresentano il massimo grado di evoluzione dell'immunoterapia contro il cancro? Presto sarà un'altra sigla, Car-NK, a tenere banco quando si parlerà di lotta ai tumori. A differenza delle Car-T, da poco approvate anche dall'EMA per la cura di alcune forme particolarmente resistenti di tumori del sangue, queste ultime promettono di risolvere gli insidiosi effetti collaterali delle prime. Uno su tutti il rischioso effetto collaterale della "tempesta di citochine", una situazione potenzialmente letale. Ed è per questa ragione che da due anni a questa parte sono partite le prime sperimentazioni.

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Ad oggi una delle strategie di cura più all'avanguardia nella lotta ai tumori è rappresentata dall'immunoterapia. Grazie all'utilizzo di particolari farmaci è possibile stimolare il sistema immunitario a combattere il cancro. Da qualche tempo a questa parte però è stato sviluppato un metodo alternativo di stimolazione. Si tratta di Car-T, acronimo di “chimeric antigen receptor T cell”. La tecnica consiste nel prelievo dei linfociti T del malato per poterli così modificare geneticamente in laboratorio in modo tale che sulla loro superficie esprimano un particolare recettore chiamato CAR. La presenza di CAR ha come effetto un potenziamento dei linfociti che li rende in grado, una volta reinfusi nel malato, di riconoscere e attaccare le cellule tumorali presenti nel sangue e nel midollo fino ad eliminarle completamente. Una tecnica potente -sperimentata per la prima volta nel 2012- che anche se ad oggi sta venendo testata per tumori solidi come quelli del fegato, del pancreas, dell’ovaio, il neuroblastoma e il mesotelioma, attualmente è utile a curare solo alcune forme di tumore del sangue -in particolare la leucemia linfoblastica acuta- resistenti alle terapie standard.

COS'E' E COME FUNZIONA L'IMMUNOTERAPIA? 

Trascrizione del video

I LIMITI DELLE CAR-T

Pur essendo armi in grado di cambiare radicalmente il trattamento di alcune forme di tumore, le Car-T sono tutt'altro che prive di rischi. Uno degli effetti più diffusi e gravi è la sindrome da rilascio di citochine, un fenomeno in cui vi è un'eccessiva risposta immunitaria che può portare anche alla morte. Non solo, i linfociti T ingegnerizzati riescono bene a combattere le cellule tumorali a livello del sangue ma non funzionano altrettanto bene quando si hanno di fronte tumori solidi. Altro aspetto da non trascurare è quello relativo al fatto che non sempre è possibile prelevare i linfociti T del paziente per "trasformarli" in Car-T in quanto precedenti chemioterapie utilizzate per combattere il tumore li hanno eliminati definitivamente. Un problema superabile utilizzando dei linfociti T di un donatore che però espone al rischio di sviluppare la sindrome del trapianto contro l'ospite, una condizione in cui le cellule appena reinfuse cominciano ad attaccare indiscriminatamente il corpo del malato.

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Ma se per la sindrome da tempesta di citochine una possibile soluzione -già sperimentata al Bambino Gesù di Roma lo scorso febbraio- consiste nell'inserire un “gene suicida” -attivabile in caso di eventi avversi- in grado di bloccare l’azione dei linfociti modificati, gli altri limiti potrebbero essere superati grazie alla tecnica Car-NK. Il concetto di fondo è lo stesso ma ad essere modificati non sono più i linfociti T bensì le cellule Natural Killer (NK) del sistema immunitario. Queste cellule sono le meno specializzate del sistema immunitario e sono in grado di distruggere qualsiasi cellula riconosciuta come estranea. Non solo, per alcune particolari peculiarità molecolari le NK non danno luogo al fenomeno della sindrome del trapianto contro l'ospite. Le cellule NK sono quindi adatte ad una terapia "off-the-shelf", ovvero in grado di trattare un ampio numero di pazienti affetti da tumore partendo da un singolo lotto derivante da un donatore sano. Non più dunque cellule del malato da prelevare, modificare e reinfondere. Una caratteristica non indifferente sia in termini di riduzione dei costi sia in termini di competenze per svilupparle.

CAR-NK GIA' IN FASE DI SPERIMENTAZIONE

Ad oggi la prima sperimentazione con Car-NK nell'uomo è partita nel 2016 in Cina e i risultati sulla sicurezza -questo l'obbiettivo primario dello studio- sono stati positivi. Per quanto riguarda l'Europa è di quest'anno il primo tentativo di Car-NK nella cura del glioblastoma. Sperimentazioni che poggiano già su solide basi ottenute in esperimenti in modello animale. Nel giugno scorso uno studio della University of California San Diego School of Medicine e della University of Minnesota ha valutato l'effetto della Car-NK e della Car-T nel trattamento del tumore all'ovaio. Dai risultati è emersa la bontà dell'approccio sia di Car-T sia di Car-NK. Queste ultime però hanno avuto il vantaggio di non presentare effetti collaterali. Il prossimo passo sarà l'estensione delle sperimentazioni a diversi tumori solidi.

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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