Allattare dopo un tumore al seno è sicuro. Questo vale sia nei tumori ormono-sensibili sia nelle donne con mutazioni BRCA
Allattare dopo un tumore al seno è sicuro: non aumentano le probabilità di recidiva o sviluppo di una nuova neoplasia. Ciò vale anche nelle giovani donne con mutazioni nei geni BRCA. Ad affermarlo sono due studi internazionali (coordinati dall'IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova e dall'Istituto Europeo di Oncologia di Milano) che verranno presentati a Barcellona al congresso dell'European Society for Medical Oncology (ESMO), uno dei più importanti appuntamenti al mondo dedicato alle cure anticancro.
I TIMORI
Sino ad oggi la possibilità di allatare per le donne che hanno avuto un tumore al seno è sempre stata caratterizzata dal dubbio che tale pratica potesse influenzare negativamente sullo sviluppo di una recidiva o di un nuovo tumore. Le variazioni ormonali tipiche della gravidanza e dell'allattamento infatti rano ritenute potenzialmente pericolose, soprattutto nelle donne con tumori ormono-sensibili e in quelle con mutazioni BRCA. In quest'ultima categoria, ad esempio, il rischio di sviluppare un secondo tumore nel seno controlaterale è elevato alimentando preoccupazioni sulla sicurezza di proseguire con l'allattamento. Timori che, alla luce di quanto sarà presentato ad ESMO, paiono infondati.
LO STUDIO NELLE DONNE CON MUTAZIONI BRCA
Il primo studio -coordinato dalla dottoressa Eva Blondeaux, oncologa presso l'IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova- ha coinvolto 474 giovani donne con mutazioni BRCA che hanno avuto una gravidanza dopo un tumore al seno. Il 23% di loro ha allattato il proprio bambino con una durata media di 5 mesi. Dai dati raccolti è emerso che, a 7 anni di distanza dalla nascita del piccolo, non ci sono state differenze significative nel rischio di recidiva locale o controlaterale tra le donne che avevano allattato e quelle che non avevano allattato. L'allattamento, dunque, non influisce negativamente sul rischio oncologico in queste pazienti.
LO STUDIO NEI TUMORI ORMONO-POSITIVI
Il secondo studio -coordinato dal professor Fedro Alessandro Peccatori, direttore dell'Unità di Fertilità e Procreazione dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano- ha coinvolto 518 donne con carcinoma mammario precoce positivo ai recettori ormonali che hanno temporaneamente interrotto la terapia adiuvante endocrina per cercare una gravidanza. Delle 317 donne che hanno avuto almeno un parto, il 62% ha allattato il proprio bambino e oltre la metà di queste ha continuato l'allattamento per più di quattro mesi. A due anni dal parto, i tassi di recidiva di tumore al seno o di nuovi casi sono risultati simili tra le donne che avevano allattato (3,6%) e quelle che non avevano allattato (3,1%), confermando che l'allattamento non aumenta il rischio di recidiva anche in donne con tumori ormonosensibili.
LE PROSPETTIVE FUTURE
Commentando per ESMO i risultati ottenuti, la dottoressa Maria Alice Franzoi, oncologa presso il centro Gustave Roussy di Villejuif dichiara: «I dati di questi due studi saranno estremamente utili per guidare le discussioni pratiche con le giovani donne a cui viene diagnosticato un tumore al seno. Dobbiamo iniziare a parlare di pianificazione della sopravvivenza, includendo la preservazione della fertilità, la gravidanza e l’allattamento fin dalla diagnosi, affinché le pazienti siano preparate e pronte a prendere decisioni condivise lungo tutto il percorso della malattia». Quanto ottenuto infatti si inserisce in un contesto di sempre maggiore speranza per le donne che hanno avuto un tumore al seno e desiderano una gravidanza: all'ultimo congresso ESMO Breast svoltosi in maggio a Berlino, uno studio dell'IRCCS Policlinico San Martino che ha riguardato le stesse donne che hanno partecipato all'analisi sull'allattamento, è emerso che le tecniche di riproduzione assistita non rappresentano un fattore di rischio per un'eventuale recidiva di malattia e dunque possono essere considerate sicure.
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Daniele Banfi
Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.