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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 14-09-2024

Tumore al seno: anticorpi coniugati per battere le metastasi cerebrali



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Trastuzumab deruxtecan si dimostra efficace anche nel trattamento delle metastasi cerebrali, condizione da sempre difficile da affrontare. I risultati presentati ad ESMO cambieranno la pratica clinica

Tumore al seno: anticorpi coniugati per battere le metastasi cerebrali

Nel tumore al seno le metastasi cerebrali sono da sempre considerate tra le complicanze più difficili da gestire per la difficoltà dei farmaci di raggiungere il cervello. Lo scenario, fortunatamente, in questi ultimi anni è cambiato in meglio ma il vero salto di qualità è alle porte. Grazie all'utilizzo degli anticorpi coniugati il trattamento delle metastasi cerebrali da tumore al seno HER2-positivo non è più un'utopia. In uno studio presentato al congresso dell'European Society for Clinical Oncology, uno dei più importanti appuntamenti a livello mondiale nella lotta al cancro, trastuzumab deruxtecan -già utilizzato nel tumore metastatico- si è dimostrato estremamente efficace anche nel controllare quelle cerebrali. I risultati ottenuti, pubblicati in contemporanea su Nature Medicine, sono destinati nell'imminente a cambiare la pratica clinica.

LA RIVOLUZIONE DEGLI ANTICORPI CONIUGATI

Ogni anno in Italia sono circa 55 mila le nuove diagnosi di tumore al seno. La scelta delle cure da intraprendere dipende dal grado di evoluzione della malattia e delle caratteristiche del tumore. Una quota consistente di questi presenta sulla superficie delle cellule il recettore HER2. Nei casi in cui è presente tale alterazione, è possibile utilizzare dei farmaci molto efficaci che sfruttano questa caratteristica per colpire selettivamente le cellule malate risparmiando così quelle sane. Ed è questo il caso degli anticorpi coniugati, farmaci composti da un anticorpo in grado di riconoscere il recettore a cui vengono coniugate molecole di chemioterapico in grado di bloccare la crescita del tumore. Tra le opzioni terapeutiche più all'avanguardia c'è trastuzumab deruxtecan, anticorpo coniugato (già disponibile nel nostro Paese) che come abbiamo raccontato più volte si è dimostrato estremamente efficace migliorare significativamente sia la sopravvivenza globale sia quella di progressione libera da malattia rispetto alle terapie disponibili precedentemente.

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COME SI TRATTANO LE METASTASI CEREBRALI?

Quando si parla di tumore al seno metastatico però bisogna fare dei distinguo. «La presenza di metastasi encefaliche è sempre stata percepita sia dai medici che dai pazienti come una situazione di grande gravità e con limitate opzioni terapeutiche, generalmente limitate alla radioterapia, perché molti farmaci utilizzati comunemente non riescono a raggiungere le metastasi encefaliche o hanno un'efficacia estremamente limitata su queste» spiega il professor Giampaolo Bianchini, responsabile del Gruppo mammella dell'IRCSS Ospedale San Raffaele. Fino a pochi anni fa solo il 20% delle donne con metastasi cerebrali attive era viva a 6 mesi dalla diagnosi. Uno scenario che nel tempo è cambiato innazitutto grazie all'arrivo di tucatinib, farmaco che in aggiunta a trastuzumab e capecitabina è stato in grado di migliorare la sopravvivenza globale e libera da progressione rispetto ai soli trattamenti standard. Partendo però dalle evidenze si straordinaria efficacia di trastuzumab deruxtecan nelle pazienti con tumore al seno metastatico è stato deciso di avviare DESTINY-Breast12, uno studio clinico di fase 3 in per valutare l’efficacia e la sicurezza di trastuzumab deruxtecan nel trattamento del carcinoma mammario metastatico HER2-positivo sulle pazienti che hanno già ricevuto precedenti terapie. In particolare i dati presentati ad ESMO si sono concentrati sulle donne con metastasi cerebrali, popolazione che negli anni è sempre stata esclusa dalle sperimentazioni.

LO STUDIO 

Nel trial clinico sono state coinvolte 504 pazienti con malattia metastatica HER2 positiva precedentemente trattata, con o senza metastasi cerebrali. Circa 250 presentavano metastasi encefaliche. «Dalle analisi -spiega Bianchini- è emerso che in questo gruppo di pazienti già trattate con radioterapia o non trattabili con terapie locali, il farmaco è stato in grado di ridurre significativamente le dimensioni delle lesioni encefaliche in più di due pazienti su tre, alcune con una scomparsa completa della malattia visibile. Inoltre, a 12 mesi dall’inizio del trattamento, il 61,6% delle pazienti ne stava ancora beneficiando». «Lo studio -aggiunge la professoressa Valentina Guarneri, direttore della Oncologia 2 dell'Istituto Oncologico Veneto – IRCCS di Padova- è di particolare importanza perché le pazienti con metastasi cerebrali storicamente presentano una prognosi sfavorevole. A 12 mesi di distanza la sopravvivenza globale alla malattia è risultata superiore al 90% in entrambi i gruppi di pazienti, con e senza metastasi cerebrali. Un dato molto importante se si considera che si tratta di donne che hanno già seguito una o due linee di trattamento per la malattia metastatica».

CAMBIA LA PRATICA CLINICA

Quanto ottenuto viene definito dagli oncologi presenti al congresso un "practice-changing", ovvero un risultato capace di cambiare da subito la pratica clinica grazie alla capacità del farmaco di migliorare il controllo della malattia e la sopravvivenza globale. Trastuzumab deruxtecan entrerà presto di diritto tra le opzioni disponibili per il trattamento del tumore al seno con metastasi cererbali. 

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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