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Oncologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 23-05-2017

Tumore al seno: servono cure ad hoc per le pazienti anziane



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La prevenzione e le cure innovative consentono di guarire sempre più donne affette da un tumore al seno. Ma il progresso non riguarda sempre le donne con più di settant’anni. Gli esperti: servono studi clinici su misura e un miglior inquadramento della paziente anziana

Tumore al seno: servono cure ad hoc per le pazienti anziane

Negli ultimi vent’anni, grazie anche a una sempre maggior diffusione della prevenzione, s’è assistito a un incremento della diagnosi dei tumori al seno. Ma con l’incidenza, è cresciuta pure la sopravvivenza, che oggi si avvicina al novanta per cento e vede l’Italia in testa tra i paesi Europei. Ma il trend non riguarda tutte le pazienti. Se per quelle più giovani a livello globale la mortalità risulta essersi ridotta dell’1,4 per cento, il dato nelle donne anziane si ferma allo 0.4 per cento.

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DICIASSETTEMILA DONNE OVER 70 COLPITE DA TUMORE AL SENO

Il problema è di rilevanza non trascurabile. Ogni anno il tumore al seno colpisce oltre diciassettemila donne di età superiore ai settant’anni. E attualmente lungo la Penisola vivono più di duecentoquarantamila donne anziane alle quali è stata diagnosticata la malattia. Il problema diventa ancora più rilevante se si considerano le donne in cui la diagnosi è posta in età più giovanile ma che presentano una ripresa della malattia in età avanzata.
 

Se il paziente è anziano lo si cura di meno


DIAGNOSI IN AUMENTO CON L’INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE

Il «sotto-trattamento» è un problema noto che riguarda le donne over 70. Le cause sono molteplici e vanno da un non adeguato inquadramento dello stato di salute della paziente a una ridotta rappresentazione della stessa negli studi clinici. Ne consegue ad esempio il fatto che i medici dispongono di limitate evidenze sull’efficacia e la sicurezza delle innovazioni terapeutiche in pazienti anziane, e tendono quindi a farne minor uso.


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L'ETA' E' IL PRIMO FATTORE DI RISCHIO PER IL TUMORE AL SENO

Di questi temi si è parlato nel corso del «Primo incontro nazionale sul trattamento della paziente anziana affetta da carcinoma mammario», a cui ha partecipato anche Paolo Veronesi. «Stiamo assistendo a un invecchiamento progressivo della popolazione - afferma Laura Biganzoli, responsabile del programma di oncologia geriatrica dell’unità operativa di oncologia medica del Nuovo Ospedale di Prato - Istituto Toscano dei Tumori -. In questo contesto, considerando che l’età rappresenta il principale fattore di rischio di tumore al seno, assumendo che l’incidenza di questo tumore continui a rimanere costante, assisteremo a una crescita esponenziale del numero di donne sopra i settant’anni a cui viene diagnosticata la malattia. Due punti fondamentali sono migliorare l’approccio alla paziente anziana e aumentare l’evidenza dei trattamenti». 

COME CAMBIANO LE CURE NELLA PAZIENTE ANZIANA?


SERVONO CURE PERSONALIZZATE

Per paziente anziana si intende una popolazione eterogenea. «Da un lato ci sono le donne che hanno una vita indipendente e attiva e una vita sociale florida - prosegue la specialista -. Dall’altro ci sono le donne fragili, che soffrono contemporaneamente di altre malattie. Tra questi due estremi ci sono donne in condizioni di salute che potremmo definire intermedie. Un simile scenario spiega perché non si possano più affrontare la diagnosi e il trattamento del tumore al seno sempre nello stesso modo. In un’epoca che parla della personalizzazione delle cure, occorre pensare alla personalizzazione della cura considerando anche l’eterogeneità della paziente».  

Un paziente anziano su due arriva malnutrito in ospedale
 

INCLUDERE LE PAZIENTI ANZIANE NEGLI STUDI CLINICI

Ciò che è emerso dal convegno, è la necessità di promuovere studi clinici condotti nella paziente anziana e abbattere l’età come criterio di esclusione da studi clinici condotti nella popolazione generale, rendendo così possibile condurre analisi di sottogruppo nella popolazione anziana. Indicazioni messe peraltro nero su bianco già nel 2012, nelle raccomandazioni pubblicate sulla rivista The Lancet Oncology.


Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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