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Pediatria
Fabio Di Todaro
pubblicato il 10-07-2018

Vaccini: effetti avversi stabili e quasi mai gravi



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Il rapporto sulla sorveglianza vaccinale dell'Aifa evidenzia un centinaio di reazioni avverse ogni milione di abitanti. Otto casi su dieci si risolvono nel giro di pochi giorni. Nesso causale indeterminato

Vaccini: effetti avversi stabili e quasi mai gravi

È un dato importante, che fornisce un messaggio di rassicurazione nei confronti di chi teme gli effetti avversi determinati dai vaccini.

Nel 2017, sono state quasi 6.700 le segnalazioni che hanno accompagnato l'esecuzione di una procedura di profilassi vaccinale. Un numero che, in valore assoluto, può apparire alto.

Ma che in realtà corrisponde al 16 per cento delle segnalazioni totali riguardanti i farmaci - perché i vaccini tali sono - e che comunque nell'ottanta per cento dei casi s'è risolto senza gravi conseguenze.

I dati raccolti, inoltre, non valgono come riprova della causalità diretta. Tradotto: gli effetti avversi ci sono stati e continueranno probabilmente a esserci, ma non sussistono evidenze tali da poter puntare l'indice contro le vaccinazioni

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SEGNALAZIONI IN LEGGERO AUMENTO

Sono queste le conclusioni principali del rapporto sulla vaccinosorveglianza redatto dall'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), il documento ufficiale che riporta l'esito del monitoraggio condotto durante un anno intero.

Il dossier riporta i risultati complessivi delle analisi condotte nell’ambito del monitoraggio della sicurezza dei vaccini e fornisce  un'informazione di ritorno ai segnalatori e, più in generale, a tutti gli operatori sanitari che operano nel campo dei vaccini. I numeri confermano un trend stabile negli ultimi quattro anni.

Il lieve incremento registrato nel 2017 - 11,1 ogni centomila abitanti, rispetto al 7,9 del 2016 - ha riguardato principalmente i vaccini dell’obbligo ed è stato dovuto in maggioranza alle segnalazioni provenienti direttamente dalla cittadinanza.

Nulla che comunque risulti «attribuibile a un aumento del numero di vaccinati e non correlato a un aumento dei rischi legati alle vaccinazioni», è quanto messo nero su bianco nel report.

Due sono i fattori che possono aver contribuito all’incremento del tasso delle segnalazioni di sospetta reazione avversa: l'attivazione di nuovi progetti di farmacovigilanza rispetto all’anno precedente e l’accentuazione dell’attenzione mediatica e sociale sull’accettabilità delle vaccinazioni.

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MA LA SICUREZZA DEI VACCINI NON CAMBIA

L'aumento delle segnalazioni, si legge nel documento, è «auspicabile» ed è indicativo di un «miglioramento generale della performance del sistema di vaccinovigilanza».

Dunque è scorretto associare questo dato «a una maggiore pericolosità dei prodotti medicinali, vaccini compresi». Detto ciò, la maggior parte di quelle segnalate nel 2017 sono state definite non gravi: pari circa all'80 per cento.

Le reazioni avverse più frequentemente descritte sono state febbre, reazioni locali, reazioni cutanee generalizzate e iperpiressia (febbre oltre i 40 gradi). Meno comuni sono risultate l'irritabilità, lo sviluppo di condizioni allergiche, il vomito, il dolore, il pianto e la cefalea.

Dai risultati complessivi delle analisi condotte per tipologia di vaccino, è emerso che le reazioni avverse ci sono state, intese come «qualsiasi problema di natura medica che si verifichi dopo la vaccinazione».

Ma non è stato documentato alcun rischio aggiuntivo correlato alla profilassi vaccinale.

Ciò vuol dire che il nesso causale rimane «indeterminato in tutti i casi registrati». Motivo per cui «non c'è da dubitare sul «rapporto tra benefici e rischi dei vaccini utilizzati». 

DIECI DECESSI, CON UN'UNICA ECCEZIONE

Nel 2017 sono state inserite in totale dieci segnalazioni di sospetta reazione avversa con esito fatale. Per otto su dieci è stata esclusa la relazione dell’evento fatale segnalato con la vaccinazione («non correlabile»), sulle rimanenti il nesso di causalità è risultato «indeterminato».

A leggere i singoli casi, merita un pizzico di attenzione in più il decesso di un bambino di undici mesi, avvenuto in seguito alle complicanze di un'encefalite diagnosticata dopo aver ricevuto la seconda dose della vaccinazione esavalente e quella antipneumococcica.

Nel corso del ricovero, per il verificarsi di crisi convulsive e respiratorie, il paziente è stato trattato con antibiotici, antivirali, metilprednisolone, anticorpi e trasfusione di piastrine. Il quadro clinico è inizialmente migliorato.

Ma dopo oltre un mese, a seguito di un rialzo febbrile, è avvenuto il decesso. L’autopsia ha individuato la causa del decesso nelle complicanze respiratoriecardiologiche dovute a una encefalomielite acuta disseminata, una malattia acuta rara immunomediata del sistema nervoso centrale, nel 95 per cento dei casi correlata all''esposizione a un agente infettivo (tra cui l'Herpes virus).

Dalla letteratura si evince che in meno del cinque per cento dei casi esiste una relazione temporale con la vaccinazione e, «in base alla valutazione del medico legale, non si può comunque stabilire se la malattia che ha condotto all’esito infausto possa essere ricondotta agli agenti infettivi identificati o alla vaccinazione».

 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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