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Pediatria
Caterina Fazion
pubblicato il 21-10-2022

Virus respiratorio sinciziale: come proteggere i nostri neonati?



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Il virus respiratorio sinciziale colpisce i neonati soprattutto in inverno, causando bronchioliti. Per proteggere i più fragili ci sono gli anticorpi monoclonali. Per il vaccino, invece, bisogna aspettare

Virus respiratorio sinciziale: come proteggere i nostri neonati?

Il virus respiratorio sinciziale rappresenta una delle preoccupazioni principali dei neo genitori. Diffuso soprattutto in inverno, infatti, potrebbe causare una grave infezione respiratoria conosciuta come bronchiolite. Si tratta di un’infiammazione di bronchi e bronchioli che provoca l’aumento della produzione di muco e l’ostruzione delle vie aeree con crisi di broncospasmo, da cui può derivare una importante difficoltà respiratoria, causa di frequenti ospedalizzazioni nei bambini al di sotto dei due anni. Come riconoscere questo virus e quali strategie adottare per ridurre i rischi per i piccolissimi?

 

COS’È IL VIRUS RESPIRATORIO SINCIZIALE?

Il virus respiratorio sinciziale (VRS) rappresenta una delle principali cause di malattia grave per i bambini nei primi due anni di vita, ma soprattutto nei primissimi mesi, in tutto il mondo. Si tratta di un virus a RNA, appartenente alla famiglia Paramyxoviridae, la stessa dei virus parainfluenzali, del virus della parotite e del morbillo. Si stima che circa il 90% della popolazione pediatrica, entro i due anni di vita, lo incontri.

«Il problema principale legato al Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) – spiega il professor Luca Ramenghi, Direttore della Patologia Neonatale e del Dipartimento Materno Neonatale dell’IRCCS Giannina Gaslini di Genova– è rappresentato dalle frequenti ospedalizzazioni che può provocare, con necessità di supporto ventilatorio, e dalla vulnerabilità che segue l’infezione per un periodo non ancora ben chiarito. I bambini che sono stati contagiati, infatti, hanno un rischio maggiore di incorrere in problematiche respiratorie nel corso della loro vita».

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COME AVVIENE IL CONTAGIO

Questo virus molto contagioso usualmente circola nel periodo tra novembre e marzo e rappresenta ogni anno la prima causa di accesso in Pronto soccorso, e la prima causa di ricovero per insufficienza respiratoria in terapia intensiva dei bambini sotto i sei mesi di vita. Il virus si può trasmettere attraverso contatto diretto con un soggetto infetto, ad esempio con la saliva, oppure attraverso contatto indiretto con oggetti contaminati. È facile contrarre il virus se si frequentano luoghi in cui si sta molto vicini, come ad esempio la scuola, magari frequentata dai fratellini più grandi che portano il virus a casa.

 

COME RICONOSCERLO?

L’infezione da VRS, che inizialmente si manifesta con tosse e congestione nasale, potrebbe essere confusa con un semplice raffreddore. Esistono alcuni aspetti ai quali i genitori possono fare attenzione, come per esempio la perdita dell’appetito e la difficoltà nell’ingestione causata dalle gravi problematiche respiratorie. Alla comparsa dei primi sintomi, è importante una visita: pur non esistendo una terapia specifica, cogliendo per tempo i segnali, e con un pronto intervento pediatrico, si può evitare il ricovero in ospedale, necessario in caso di peggioramento della dinamica respiratoria causata dalla bronchiolite.

La diagnosi di una infezione da VRS è clinica ma, per essere più precisa, è necessario ricorrere all’identificazione del patogeno vivo all’interno delle secrezioni respiratorie tramite il tampone molecolare che noi tutti abbiamo imparato a conoscere a causa del Covid, o dal riscontro di antigeni virali attraverso l’aspirazione del muco dal tubo endotracheale, se il paziente necessita del massimo supporto respiratorio tramite intubazione.

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LE TERAPIE PREVENTIVE PER I BAMBINI PIÙ A RISCHIO

Il virus respiratorio sinciziale rappresenta la causa più frequente di infezioni respiratorie nei bambini al di sotto dei due anni. La maggior parte dei ricoveri per bronchioliti è causato proprio da questo virus, con picco di ospedalizzazione ai due mesi. Il virus può causare malattia lieve, fino ad arrivare a esiti potenzialmente fatali. I soggetti più predisposti alle complicazioni sono i neonati colpiti dal virus nelle prime sei settimane di vita, i bambini nati prematuri, in particolare sotto le 30 settimane, o quelli con malformazioni cardiache, con patologia polmonare cronica o i soggetti immunodepressi.

«Per i soggetti più a rischio – ricorda il professor Ramenghi – da ormai vent’anni è prevista la somministrazione di un anticorpo monoclonale molto costoso, il Palivizumab, nei primi mesi di vita per cercare di evitare le complicanze più gravi e a lungo termine causate dal virus. Le dosi sono cinque, somministrate mensilmente attraverso un’iniezione intramuscolare, solitamente da novembre a marzo, durante la stagione epidemica. Questa terapia non può essere somministrata autonomamente, acquistandola in farmacia: si tratta di una profilassi gestita capillarmente dagli ospedali, per raggiungere tutta la popolazione a rischio, secondo criteri definiti da specifici protocolli stilati, ad esempio, dalla Società Italiana di Neonatologia. Questa profilassi è molto efficace, ma la ricerca non si ferma: negli ultimi anni, infatti, si sta lavorando allo sviluppo di un altro anticorpo monoclonale, il Nirsevimab, con il quale è possibile avere una protezione di cinque mesi, con un’unica somministrazione. Si tratta di una molecola molto promettente in fase di perfezionamento».

 

IL COVID HA INFLUENZATO LA DIFFUSIONE DEL VIRUS?

Nella stagione invernale 2020-2021, a causa delle misure di distanziamento, il virus è circolato molto molto meno. I bambini, infatti, così come i loro fratellini e sorelline, non frequentando l’asilo, hanno limitato la diffusione del virus; anche l’utilizzo di mascherine e di gel disinfettante ha contribuito a limitare i contagi. Il virus, tuttavia, come conseguenza di ciò, ha ripreso a circolare in anticipo rispetto al solito a partire dalla primavera 2021. Solitamente, invece, osservavamo il picco dei contagi tra novembre e marzo. L’impatto che i ricoveri dei piccoli pazienti hanno avuto sulle terapie intensive e sul pronto soccorso delle strutture ospedaliere è stato molto pesante, sommato alla difficoltosa situazione in atto a causa del Coronavirus.

«Quest’anno la profilassi per il Virus Respiratorio Sinciziale, verrà somministrata prima rispetto al solito – spiega Luca Ramenghi – : dopo la pandemia, si è osservata un'anticipazione della stagione del Virus Respiratorio Sinciziale. Siamo tutti un po' impauriti da una possibile esplosione di contagi, di qualunque virus, non solo del VRS. Non dimentichiamo, infatti, che esistono anche i rinovirus che possono causare le bronchioliti, se pur meno imepgnative. Occorrerà seguire l'epidemiologia dei vari virus nei prossimi mesi per osservarne l’andamento e la diffusione nelle attuali condizioni, senza più mascherine e distanziamento sociale».

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IL VACCINO NON È COSÌ LONTANO

Il virus sinciziale è, per ora, orfano di un vaccino, ma una strategia efficace potrebbe non essere lontana. «Come succede già per altre patologie come difterite, tetano e pertosse,– conclude il professor Luca Ramenghi – potrebbe essere utile somministrare un vaccino alle donne in gravidanza. In questo modo verrebbe stimolata un’adeguata produzione di anticorpi, capaci di raggiungere il feto attraverso la placenta e i neonati potrebbero così essere protetti dalle complicanze più gravi legate all’infezione da virus sinciziale, almeno nei primi tre quattro mesi di vita. Non dimentichiamo, però, che la ricerca ha bisogno di tempo per dare i suoi frutti, seguendo gli iter necessari per testare l’efficacia delle varie molecole. Occorre pazientare ancora un po’».

Gli sforzi della comunità scientifica, però, sembrano dare risultati promettenti, come quelli riportati nello studio pubblicato sul New England Journal of Medicine che intende valutare l’efficacia della somministrazione di una singola dose di anticorpi che copra per circa sei mesi.

Il vaccino fu già tentato diverse decine di anni fa, con risultati poco incoraggianti, ma la ricerca non si ferma mai e rappresenta una grandissima speranza per combattere questo temibile virus. In attesa di nuove applicazioni, la prevenzione dell’infezione passa dai capisaldi delle misure di controllo delle malattie infettive a trasmissione respiratoria. Non dimentichiamo pertanto di lavare e disinfettare frequentemente e accuratamente le mani, usare le mascherine e fare attenzione a non frequentare luoghi chiusi ed eccessivamente affollati.

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Caterina Fazion
Caterina Fazion

Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile


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