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Che errore non mandare la ragazza col diabete in gita

La liceale «stoppata» per il diabete 1: dove finiscono le responsabilità di chi si prende cura dei più piccoli?

Che errore non mandare la ragazza col diabete in gita

Mandiamo i nostri figli quotidianamente a scuola, certi che nelle loro ore di studio e nei brevi momenti di svago vivano in un ambiente protetto, seguiti da persone adulte. Ci aspettiamo che gli insegnanti siano pronti a dare una mano intervenendo in caso - Dio non voglia - dovesse capitare un imprevisto. D’altra parte i figli, a volte, sono un po’ scavezzacollo e un problema di salute, improvviso, potrebbe anche presentarsi. Siamo anche tranquilli quando i nostri ragazzi vanno in gita scolastica nonostante sappiamo che il gruppo, la giovinezza, il senso di libertà possa portare alcuni di loro ad assumere comportamenti che potrebbero esporli a qualche rischio. Confidiamo che ci siano persone, gli insegnanti, gli accompagnatori, che innanzitutto svolgano una supervisione e che possano garantire tutto l’aiuto necessario in caso di bisogno. Quante volte sono stati proprio gli insegnanti a soccorrere giovani studenti in un momento particolare e delicato?


Ovviamente sono primi soccorsi quelli che vengono praticati anche perché a volte non è facile capire la natura vera del problema che un ragazzo può presentare. Se da una parte l’insegnante è pronto a intervenire in caso di un’emergenza per un alunno o studente - non penso che in tali evenienze l’insegnante si esima dal portare aiuto - dall’altra, di fronte a situazioni per le quali un momento critico ha invece una plausibile ragione e soprattutto un rimedio certo, l’atteggiamento dell’insegnante parrebbe cambiare. Come è recentemente successo al Liceo Bra di Milano, dove una giovane studentessa, rea di essere diabetica, è stata privata del suo diritto alla scuola, obbligandola a casa per 12 giorni e impedendole di partecipare alla gita scolastica. Pena far saltare detta gita all’intera classe, perché in caso di un’ipoglicemia qualcuno avrebbe dovuto somministrare una iniezione (già bell’e pronta) di glucagone che può risultare salvavita. Doppia colpa, quindi, della giovane ragazza. Alla faccia degli sforzi enormi quotidianamente praticati da genitori, fratelli, amici, compagni di scuola, medici e, soprattutto, proprio da loro, i giovani con diabete tipo 1, affinché venga loro garantita una vita normale e completa. Le persone ipovedenti possono sciare con un accompagnatore, una persona con diabete, solo per l’ipotesi di una possibile crisi ipoglicemia che implicherebbe l’aiuto di un insegnante, non può andare a scuola?


Se questo atteggiamento fosse stato diffuso, quanti grandi personaggi non avremmo apprezzato e quante grandi imprese non sarebbero state raggiunte. Monica Priore è campionessa di nuoto, convive con il diabete di tipo 1 da quando aveva cinque anni. Nella sua carriera ha realizzato imprese come la traversata dello Stretto di Messina e quella di Capri e per la sua testimonianza dell’importante contributo dello sport nel superamento dei limiti derivanti dalla malattia è stata insignita dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Umberto Poli ha 21 anni ed è già ciclista professionista. A Josè Ignacio Fernandez Iglesias il diabete tipo 1 venne diagnosticato all’età di 12 anni. A poco meno di 30 anni, ha già giocato cento partite per il Real Madrid e sette per la Nazionale spagnola. Theresa May, primo Ministro inglese e seconda donna a ricoprire questo ruolo, convive col diabete di tipo 1. Charlie Kimball è il primo pilota con licenza di corsa e diabete tipo 1 a gareggiare nella storia della IndyCar. L’attrice Sharon Stone soffre di diabete di tipo 1, che non pare avere intaccato nulla del suo fascino femminile. Il diabete di tipo 1 non ha impedito a Liz Taylor di vincere 2 Oscar come migliore attrice.

 

E come loro molti altri che quotidianamente vivono la una vita da persone normali con i loro impegni, le loro aspirazioni e le loro preoccupazioni. In altre parole, la malattia diabetica non rappresenta e non deve rappresentare una limitazione. La persona con diabete ben compensato può fare esattamente tutto ciò che fa il soggetto non diabetico. Anche quello di frequentare regolarmente la scuola e godersi, con i suoi compagni, una spensierata gita scolastica.



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