La neurologia diventa sempre più digitale, anche nel nostro Paese. Con l’invecchiamento della popolazione e il progressivo aumento dei casi di declino cognitivo, poter eseguire test di memoria e attenzione senza spostarsi da casa potrebbe rappresentare una piccola rivoluzione nella diagnosi precoce delle malattie neurodegenerative. A presentare una delle prime soluzioni in questo ambito è uno studio pubblicato nel 2024 sulla rivista Neurological Sciences, che descrive Tenèpsia, una piattaforma digitale progettata per valutare da remoto il disturbo cognitivo lieve, una condizione spesso prodromica alla demenza di Alzheimer. Sviluppata grazie alla collaborazione tra le principali società scientifiche italiane di neurologia – SIN, SINdem e SINP – insieme a Biogen Italia, Xenia Reply e Inside AI, Tenèpsia punta a offrire un sistema digitale semplice e affidabile per valutare da remoto le funzioni cognitive tramite tablet, rendendo la diagnosi del declino cognitivo più accessibile e uniforme in tutto il Paese.
UN TEST ALTERNATIVO
«Abbiamo messo a punto un test digitale alternativo rispetto a quello tradizionale, svolto in presenza con carta e penna» spiega Chiara Cerami, Professoressa Associata di Neurologia presso la Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia e Responsabile del Brain e-Health in Aging (BeA) Laboratory presso l’IRCCS Istituti Clinici Scientifici Maugeri di Milano. Lo strumento si rivolge a chi, con l’età, inizia a riscontrare difficoltà cognitive o problemi di memoria, e consente di valutarne la condizione. Il paziente accede all’app, fornita e supervisionata dal centro clinico che somministra il test.
L’esame dura circa 45 minuti, durante i quali l’app propone diversi esercizi e prove: in alcune di queste viene chiesto di parlare o di disegnare. Vengono così valutate memoria, funzioni esecutive, abilità visuospaziali, linguaggio e cognizione sociale.
«Abbiamo cercato di rendere il test il più completo possibile. E il digitale ci permette di acquisire informazioni aggiuntive, come l’analisi del linguaggio parlato o dei disegni. Con il disegno, per esempio, possiamo valutare parametri che sfuggono alle indagini tradizionali: i tempi di esecuzione, la pressione esercitata sul dispositivo, la distribuzione nello spazio» commenta l’esperta.
FACILITARE I PROCESSI AUTOMATICI
Il supporto scelto dagli sviluppatori è un tablet, il cui schermo ampio si adatta meglio alle esigenze delle persone anziane o con problemi di vista rispetto a uno smartphone. L’interfaccia è stata progettata nel modo più semplice possibile: contiene poche informazioni essenziali, per evitare di confondere l’utilizzatore.
«Alla fine del test, la piattaforma elabora un punteggio automatico della performance. Tuttavia, la somministrazione è guidata: il neuropsicologo rivede i risultati e assegna un punteggio più “fine”». L’idea non è di sostituire gli esperti, ma di facilitare e snellire tutti gli aspetti automatici della valutazione.
TESTATA SULLA POPOLAZIONE
«L’app è certificata come dispositivo medico – una certificazione necessaria per l’uso clinico – e di recente è stato completato uno studio che ha coinvolto diversi centri italiani per la validazione del test sulla popolazione» spiega Cerami. La ricerca, che sarà pubblicata a breve, ha permesso di raccogliere i punteggi di persone sane e di persone con declino cognitivo, creando una base di riferimento utile alla valutazione dei pazienti. «In una decina di centri sono stati coinvolti circa 200 soggetti sani e tra i 50 e gli 80 pazienti. L’intento è rendere questo strumento disponibile in tutti i centri per la memoria in Italia».
I VANTAGGI DI UN TEST DIGITALE
I benefici di una gestione ibrida – in presenza e da remoto – dei pazienti con declino cognitivo, e in prospettiva con demenza, sono numerosi. «La carenza di risorse e l’aumento del numero di pazienti con declino cognitivo rendono necessaria la ricerca di nuove soluzioni. Una piattaforma del genere, utilizzabile anche da casa, permette di raggiungere un più ampio numero di individui con meno personale e meno risorse, riducendo problemi di spazio e liste d’attesa» osserva Cerami.
«I vantaggi ricadono anche sul paziente, che a volte è lontano dal centro e deve affrontare lunghi viaggi per una valutazione. In questo modo si limitano spostamenti e costi». L’Italia, rispetto a molti altri Paesi, è ancora indietro sia in termini di sperimentazione sia di applicazione clinica. «Le difficoltà sono più che altro di politica sanitaria: gli strumenti digitali devono essere regolamentati e inseriti in un sistema di prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale. Non siamo ancora a questo punto».
ALTRE PIATTAFORME
In diversi Paesi sono già in uso piattaforme certificate, sia per la diagnosi sia per la teleriabilitazione del paziente. Ne è un esempio, Cognetivity ICA, un test cognitivo digitale su iPad basato su un compito di rapida categorizzazione di immagini e analisi tramite Intelligenza Artificiale. Attualmente è utilizzato nella pratica clinica nel Regno Unito e ha ricevuto l’approvazione dell’Fda.
Di recente, sulla rivista Nature Medicine, è stato pubblicato uno studio che ha valutato l’efficacia di BioCog, un test cognitivo digitale sviluppato in Svezia per l’Alzheimer. Il test è autosomministrato su tablet e misura funzioni di memoria, attenzione e velocità di elaborazione. L’obiettivo clinico è aiutare il medico di base a identificare i pazienti con un profilo di rischio di Alzheimer che necessitano di approfondimenti specialistici. In uno studio su oltre 600 persone, BioCog ha mostrato un’accuratezza fino al 90% nell’individuare un deterioramento cognitivo e, in combinazione con biomarcatori ematici, ha raggiunto la stessa accuratezza nella diagnosi di Alzheimer clinicamente confermato. «Anche in Italia dobbiamo accelerare – conclude la neurologa – perché queste sono le modalità non solo del futuro, ma ormai anche del presente».

