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Oncologia

Cala la mortalità per tumore: Italia migliore in UE

Prevenzione, screening e cure all’avanguardia. Così il nostro Paese sta affrontando la sfida ma la tenuta del sistema va sostenuta. L’appello di AIOM al congresso ESMO

In Italia la mortalità per cancro negli ultimi cinque anni è calata più che in qualsiasi altra nazione europea. Ad affermarlo è l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) in occasione dell’apertura del congresso della European Society for Medical Oncology (ESMO) in corso a Berlino, uno degli appuntamenti più importanti dedicato alla ricerca e alla cura dei tumori.

CALA LA MORTALITÀ

Secondo le stime diffuse da AIOM, tra il 2020 e il 2025 le morti per tumore sono diminuite del 14,5% negli uomini e del 5% nelle donne, contro una media europea rispettivamente del –3,5% e –1,2%. Un dato che ci pone come nazione migliore del continente. Il risultato è trainato soprattutto dalla forte riduzione dei decessi per tumore del polmone (–24,4%) e tumore dello stomaco (–24,3%).

«Questi numeri – commenta Francesco Perrone, presidente AIOM – evidenziano la qualità del nostro Servizio Sanitario Nazionale, capace di garantire accesso diffuso a prevenzione e terapie. L’analisi della mortalità riflette infatti l’impatto combinato della prevenzione primaria, degli screening e dei progressi terapeutici. Oggi sempre più persone convivono con il cancro come una malattia cronica. Nello specifico, questi risultati sono il frutto del calo del fumo tra gli uomini, del controllo dell’infezione da Helicobacter pylori e della buona adesione agli screening».

L’IMPORTANZA DEGLI SCREENING

Proprio sugli screening l’Italia mostra dati che, seppur lontani dagli obiettivi dichiarati, la pongono al di sopra della media europea in termini di adesione. Il 56% delle donne si sottopone regolarmente alla mammografia (contro il 54% in UE) e il 39% effettua il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci (contro il 36%).

«Merito anche di un sistema che, nonostante le difficoltà, continua a garantire accesso universale a diagnosi e cure. Ma per mantenere questo risultato servono investimenti e personale qualificato» sottolinea Perrone.

INVESTIRE PER NON RIMANERE INDIETRO

Proprio la carenza di risorse è il nodo che preoccupa maggiormente gli oncologi. «Solo metà delle Regioni dispone di una rete oncologica realmente funzionante – avverte Massimo Di Maio, presidente eletto AIOM –. Dove mancano, si rischiano diseguaglianze nell’assistenza. È indispensabile completare l’implementazione delle reti regionali per garantire standard omogenei su tutto il territorio».

Un’altra sfida è la mancanza di figure professionali: radioterapisti, chirurghi oncologi, anatomopatologi. «Stiamo assistendo a una progressiva carenza di operatori in tutti i settori dell’oncologia – sottolinea Giuseppe Curigliano, presidente eletto ESMO –. Servono investimenti nella formazione e l’integrazione delle nuove tecnologie, a partire dall’intelligenza artificiale, che potrà migliorare diagnosi e decisioni cliniche».

L’Italia dunque, secondo quanto emerge dai dati presentati dagli oncologi italiani, rappresenta un esempio positivo a livello europeo. La diminuzione della mortalità per cancro, più marcata che altrove, dimostra che il modello pubblico e universalistico funziona. Ma la tenuta del sistema non è scontata.

«Per continuare a garantire le migliori cure a tutti – conclude Perrone – servono scelte coraggiose. Il nostro successo non deve farci dimenticare che, senza un adeguato sostegno economico e organizzativo, anche i risultati più brillanti possono essere messi in discussione».

L’IMPORTANZA DEGLI STILI DI VITA

Attenzione però a pensare che questi dati possano migliorare solo con investimenti e organizzazione. Molto possiamo fare anche noi cittadini attraverso le scelte quotidiane: «Il 40% dei casi di tumore – sottolinea Saverio Cinieri, presidente di Fondazione AIOMpuò essere evitato seguendo stili di vita sani. Eppure, in Europa, più della metà degli adulti è in sovrappeso e l’obesità fra gli adolescenti è in aumento. Servono politiche incisive su alimentazione, attività fisica e lotta al tabacco: se gli obiettivi europei di riduzione del fumo fossero raggiunti, potremmo evitare fino a due milioni di nuovi casi di tumore entro il 2050».

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