Melanoma o tumore nero, come dichiara la sua etimologia greca. Nome oscuro, dunque, per una malattia che è figlia del sole. Di questi “tumori neri”, in effetti, ce ne sono stati nel mondo 332.000 nel 2022, tra cui ben 267.000 causati dall’esposizione ai raggi ultravioletti (UV). Si tratta di un inquietante 80 per cento e oltre, come sottolinea la Iarc, Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, in quanto il melanoma è un tumore pericoloso. Lo studio è stato pubblicato sull’International Journal of Cancer.
Fuori dall’addebito ai raggi Uv, la Iarc ha calcolato i “melanomi acrali lentigginosi” che non dipendono dalle radiazioni solari e che sono rari – a differenza degli altri melanomi – nelle persone con pelle chiara; in compenso, rappresentano circa la metà dei melanomi cutanei nei gruppi dalla pelle più scura.
LE TIPOLOGIE PIÙ RARE NON DOVUTE AL SOLE
Due parole su queste poco note formazioni dette “acrali”: in greco il termine indica “le estremità”, e questi tumori compaiono sui palmi delle mani, sulla pianta dei piedi e sotto le unghie. La parola "lentigginoso" si riferisce al fatto che la macchia di melanoma è spesso molto più scura della pelle circostante.
«Nel calcolo globale sono state escluse queste patologie in quanto non legate al sole – spiega la professoressa Maria Concetta Fargnoli, direttore scientifico dell’Irccs Istituto dermatologico San Gallicano di Roma insieme alla quale leggiamo i dati Iarc. – Si trovano più facilmente in Africa e in Asia».
PIÙ COLPITI GLI UOMINI E LE PELLI CHIARE
L’83 per cento dei nuovi melanomi nel 2022 (l’ultimo anno con dati certi) sono risultati dovuti a radiazioni UV con una preponderanza negli uomini (86 per cento) rispetto alle donne (79 per cento) e nei più anziani per il fenomeno dell’accumulo, nel tempo, dei danni delle radiazioni.
C’entrano anche le regioni geografiche nella distribuzione dei melanomi cutanei a seconda dell’intensità delle radiazioni solari e del colore della pelle degli abitanti, con la tonalità più chiara più sensibile agli UV. Ed ecco che le aree con i più alti livelli di melanomi dovuti al sole risultano Australia, Nuova Zelanda, Europa del Nord, Nordamerica: la percentuale dovuta agli ultravioletti è addirittura del 95.
QUASI 60.000 DECESSI ALL’ANNO NEL MONDO
A fronte dei 332.000 casi di melanomi, si sono verificati 58.700 decessi. Si fa notare che il melanoma cutaneo fino a non troppo tempo fa era piuttosto raro. Ad esempio, nel 2012 l’IARC indicava 168.000 nuovi casi attribuibili ad un eccesso di radiazioni UV, pari al 75,7 per cento delle diagnosi di melanoma. Ora i casi sono in crescita, non solo per l’aumento e l’invecchiamento della popolazione, ma anche perché alle nostre latitudini sono cambiati i costumi con la rincorsa all’abbronzatura e l’aumento dell’esposizione al sole. In modo analogo e contrario, potremmo diminuire gli influssi nefasti degli ultravioletti imparando a “difenderci” dal sole con l’abbigliamento adatto e i comportamenti previdenti.
CERCARE L’OMBRA È GIÀ PREVENZIONE
«In paesi come l’Australia sono partiti più di 50 anni fa con iniziative di prevenzione -, racconta la professoressa Fargnoli - Si educano le persone a non esporsi in modo sconsiderato al sole, non soltanto con l’uso di creme adatte, e, per esempio, lungo le strade si predispongono dei tendoni perché ci si possa fermare all’ombra. Si insegna a far fare ai bambini il bagnetto in mare con la tutina. Là il rischio è ben più alto che da noi: il sole è forte e la popolazione ha la pelle chiara».
Il professor Oliver Langselius, primo autore dello studio ed esponente dello Iarc, osserva: «La gran parte dei melanomi cutanei si potrebbero prevenire. Campagne di prevenzione organizzate in Australia, come la SunSmart, hanno riscosso un notevole successo. Si calcola che abbiano evitato il formarsi di 103.000 cancri della pelle e mille morti nell’area di Victoria tra il 1988 e il 2003».
LA DIAGNOSI PRECOCE SALVA LA VITA
Aggiunge Maria Concetta Fargnoli: «In effetti, mentre da noi i dati sono in crescita, in Australia si comincia a registrare un leggero declino dell’incidenza dei melanomi».
Un tumore quanto curabile? E, intanto, come si forma? È la trasformazione tumorale dei melanociti, alcune delle cellule che formano la pelle. Quando questa trasformazione è avvenuta, fondamentale è la diagnosi precoce: con la chirurgia si asporta il melanoma ed è la guarigione.
LE CURE PER IL MELANOMA METASTATICO
Cambia tutto in uno stadio più avanzato: quando si siano formate metastasi, la pericolosità del melanoma si alza. Fino al 2011, anno in cui è stato approvato il primo immunoterapico della storia, l'aspettativa di vita media per un melanoma metastatico era di soli 9 mesi dalla diagnosi. A cambiare radicalmente la storia è stata l'immunoterapia: grazie a farmaci come ipilimumab e nivolumab, e a nuove combinazioni terapeutiche che continuano ad emergere grazie alla ricerca, la metà dei pazienti è viva a 10 anni di distanza dalla diagnosi. Davvero non val la pena di correre questo rischio per qualche raggio di sole in più (non protetto).