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Oncologia

Tumore al seno: potenziare il sistema immunitario per nuove cure

Puntare a potenziare le cellule Natural Killer per offrire nuove speranze contro il carcinoma mammario triplo negativo. Lo studio di Anna Maria Rita Redavid

Il carcinoma mammario triplo negativo è uno dei tumori al seno più aggressivi e difficili da trattare, responsabile del 10-15% dei casi complessivi. Refrattario alle terapie standard e caratterizzato da un’elevata eterogeneità, questo tumore espone le pazienti a un rischio maggiore di recidiva e metastasi, rendendo prioritario lo sviluppo di strategie terapeutiche innovative. È in questa sfida che si inserisce la ricerca portata avanti da Anna Maria Rita Redavid, ricercatrice presso l’AUSL-IRCCS di Reggio Emilia, vincitrice di una borsa di Fondazione Veronesi, che studia uno strumento naturale già presente nel nostro organismo: le cellule Natural Killer (NK).

Anna Maria, qual è la chiave del vostro progetto?

Visto l’urgenza clinica di questo tumore, ci siamo concentrati per trovare nuove soluzioni terapeutiche. Infatti, le nostre recenti scoperte hanno evidenziato che una popolazione di cellule del sistema immunitario, chiamata natural killer, sembra essere fondamentale nel determinare una risposta completa alla chemioterapia nel carcinoma triplo negativo. 

I meccanismi che regolano l'attivazione di queste cellule NK nel tumore sono ancora in gran parte sconosciuti. Il nostro progetto mira a studiare il ruolo dei fattori di trascrizione, proteine che controllano l'espressione genica, nell'attivazione delle cellule NK contro il tumore al seno. 

Come intendete farlo?

Studieremo i meccanismi molecolari che regolano l’attività delle cellule NK, concentrandoci sui fattori di trascrizione. Per raggiungere questo obiettivo, utilizzeremo tecniche avanzate di ingegneria genetica che ci permetteranno di comprendere le vie di segnalazione attivate all'interno della cellula, essenziali per stimolare le cellule NK contro le cellule tumorali triplo negative. 

Quali prospettive apre questa ricerca per la salute delle pazienti?

I carcinomi triplo negativi sono refrattari ai trattamenti standard per il tumore al seno. L'elevata eterogeneità tumorale, riscontrata nei pazienti, rappresenta un'ulteriore criticità̀ nello sviluppo di una terapia mirata universalmente applicabile. Il nostro progetto potrebbe permettere lo sviluppo di terapie cellulari basate su cellule NK “potenziate”, offrendo un trattamento efficace per un'ampia varietà̀ di questi di tumori al seno.

Il tuo percorso è stato anche internazionale. Che cosa ti ha dato l’esperienza all’estero?

A seguito del conseguimento della laurea magistrale, ho avuto l'opportunità̀ di intraprendere un'esperienza di ricerca a Parigi, grazie a una borsa di studio post-laurea. L’esperienza Commisariat à l’Energie Atomique si è rivelata fondamentale per la mia crescita professionale e per la decisione di proseguire gli studi con un dottorato di ricerca accademico. Il mio percorso lavorativo è stato caratterizzato da nove anni di esperienza all’estero, che hanno incluso il tirocinio post-laurea, il conseguimento del Master II e del dottorato, e il primo post-dottorato. Ho lavorato in laboratori di eccellenza, dove ho potuto sviluppare le mie competenze e ampliare le mie conoscenze. Le diverse città in cui ho vissuto mi hanno permesso di crescere non solo a livello professionale, ma anche personale. 

Ricordi l’episodio in cui hai capito che la tua strada era quella della scienza?
Un episodio determinante per la mia scelta di carriera è avvenuto durante il tirocinio di laurea magistrale. Insieme alla mia tutor, abbiamo dedicato un pomeriggio all'analisi di campioni cellulari al microscopio a fluorescenza, un processo che richiede pazienza e attenzione. Nonostante le difficoltà iniziali, ho continuato l'analisi autonomamente, riuscendo a identificare cellule con caratteristiche specifiche e ho scattato delle foto al microscopio. Tale esperienza è stata la prima occasione in cui ho percepito la sensazione di scoperta, un'esperienza che ha definitivamente orientato la mia scelta professionale verso la ricerca. 

Un momento della tua vita professionale che vorresti incorniciare e uno invece da dimenticare. 

Un momento professionale che ricordo con particolare soddisfazione è la discussione della mia tesi di dottorato. L'elevato livello del dibattito scientifico con la commissione ha rappresentato per me un'esperienza estremamente gratificante. Al contrario, un episodio particolarmente frustrante è stato l'annullamento di un esperimento, per il quale avevo dedicato tre mesi di preparazione, a causa di un errore di un altro istituto di ricerca. 

Che cosa ami di più della ricerca e cosa invece cambieresti?

Mi stimola l’idea di esplorare nuovi temi, formulare ipotesi e metterle alla prova con esperimenti. La parte che eviterei volentieri è la precarietà economica che caratterizza la carriera dei ricercatori. Credo sia fondamentale garantire maggiore stabilità, se vogliamo che la scienza continui a produrre innovazione.

Se ti dico scienza e ricerca, cosa ti viene in mente? 

Mi viene in mente fallimento e scoperta. La ricerca è fatta di tantissimi fallimenti che conducono alle scoperte. 

Come rispondi quando ti chiedono che lavoro fai? 

Quando dico di essere una ricercatrice, noto una grande differenza di reazione tra l'estero e l'Italia. All'estero, il nostro lavoro suscita ammirazione, mentre in Italia spesso incontra sguardi perplessi. Di solito, mi impegno a spiegarlo in modo chiaro, per renderlo più comprensibile e per dissipare ogni dubbio. 

Una figura da cui hai trovato ispirazione e perché?

Molte persone che ho incontrato nella vita reale sono state una fonte di ispirazione, aiutandomi a superare gradualmente i miei limiti, specialmente quelli interiori. Ma è stato il personaggio di Gregory David Roberts, nel libro 'Shantaram', a darmi lo slancio più significativo per una profonda riflessione sulla mia esistenza. La lezione più preziosa che ho ricevuto è che la vita ci offre un'ampia varietà di esperienze, e che ogni momento, ogni situazione ci fa crescere. Non dobbiamo giudicare le nostre versioni passate, ma riconoscerle come tappe fondamentali del nostro percorso. 

Cosa avresti fatto se non avessi fatto il ricercatore? 

La mia passione per l'esplorazione e la narrazione mi avrebbe probabilmente indirizzata verso il giornalismo, ma se mi immagino tra dieci anni mi vedo sempre come una ricercatrice. 

Qual è per te il senso profondo che ti spinge a fare ricerca?

La mia attività di ricerca è intrinsecamente legata al desiderio di esplorare e scoprire l'ignoto. È questa spinta verso la novità che alimenta la mia passione e mi motiva ogni giorno. Sono attratta dall'innovazione, dalla possibilità di ampliare i confini della conoscenza. Ho sempre valorizzato la libertà di pensiero e ho costruito il mio percorso professionale in modo autonomo. È proprio questa autonomia, unita alla curiosità insaziabile, che continua a ispirare il mio lavoro e a renderlo così gratificante. 

In cosa, secondo te, potrebbe aiutare il lavoro di chi fa scienza?
La comunità scientifica potrebbe trarre beneficio da un approccio più orizzontale e collaborativo. Credo sia fondamentale che i ricercatori e le ricercatrici, indipendentemente dal loro livello di esperienza, siano aperti al dialogo e al confronto, riconoscendo il valore delle idee altrui. La storia della scienza ha dimostrato che le scoperte rivoluzionarie spesso emergono da menti con la propensione all’ innovazione, il cui contributo è stato talvolta riconosciuto solo postumo. 

Oltre alla scienza, quali passioni ti accompagnano?

Il mio tempo libero è dedicato ad attività creative come la lettura, l'arte e la musica, che rappresentano un contrappeso essenziale alla mia anima scientifica. Sono un'appassionata viaggiatrice, desiderosa di scoprire nuove culture, tradizioni e stili di vita, che mi permettono di arricchire il mio bagaglio personale e ampliare i miei orizzonti. 

Perché è importante donare a sostegno della ricerca scientifica? 

Vi invito a riflettere su come la nostra quotidianità sia stata trasformata negli ultimi decenni da innovazioni impensabili. Questi progressi, risultato di un lungo e spesso arduo percorso di ricerca, sottolineano l'importanza cruciale di investire e supportare la scienza per garantire la sopravvivenza nostra e del pianeta Terra. 

Cosa vorresti dire alle persone che scelgono di donare a sostegno della ricerca scientifica? 

Apprezziamo moltissimo il vostro sostegno, perché ci permette di svolgere il nostro lavoro quotidiano e di compiere importanti passi avanti nella ricerca. Grazie! 

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