Il testamento solidale è un'opera di bene che permette di continuare a sostenere le cause in cui si crede. 420.000 famiglie scelgono di donare alla ricerca scientifica o a cause sociali e umanitarie

«Non fiori, ma opere di bene»: il testamento solidale per la ricerca

«Non fiori, ma opere di bene». Forse è qualcosa in più di un modo di dire, perché sempre più italiani pensano che associare al lutto una donazione utile a fare del bene possa aiutare a dare un senso al dolore. Sempre più persone infatti ricorrono al testamento solidale, cercano informazioni per scegliere le modalità per destinare parte dei propri beni a una causa utile. Se quest’anno 187 ricercatori stanno lavorando nei migliori laboratori, in Italia e all’estero, buona parte del merito è anche di chi ha scelto di fornire il proprio sostegno. «Disporre un lascito a favore degli enti del terzo settore è un’azione importante che permette di dare continuità alle proprie scelte e ai propri interessi in favore delle generazioni future - ha spiegato Ferdinando Ricci, responsabile marketing della Fondazione Umberto Veronesi, nel corso dell’evento organizzato a Roma per parlare di testamento biologico e testamento solidale -. Per effettuare un dono nel testamento, non è necessario avere a disposizione grandi cifre. Non esiste un tetto minimo di donazione, piccoli contributi da tante persone possono permettere di raggiungere obiettivi importanti a beneficio della collettività». 

LA STORIA

Sono già diversi i lasciti testamenti raccolti dalla Fondazione Umberto Veronesi. Una delle prime persone a rimanere affascinate dal gesto del dono - dietro la quale c’è la libertà di chi decide di donare senza alcuna contropartita - è stata Elena Puglisi, nata a Catania e morta all’età di 99 anni. Quand’era ancora in vita, la signora aveva già deciso cosa ne sarebbe stato del proprio patrimonio. La volontà era chiara: i risparmi di una vita dovevano essere donati a chi sostiene la ricerca scientifica. Nello specifico, la scelta è ricaduta sulla Fondazione Umberto Veronesi. «Era il 2011 quando la signora Puglisi mi invitò a Catania, grazie all’intercessione di Padre Sebastiano Lupica, che a quell’epoca ne tutelava gli interessi - ricorda Manuele Valsecchi, direttore amministrativo e finanziario della Fondazione Umberto Veronesi -. Fu in quella occasione che la signora mi testimoniò la volontà di donarci il suo intero patrimonio, legando una parte all’associazione che s’era presa cura degli ultimi istanti di vita della sua unica figlia Agata, morta in giovane età a causa di un tumore al seno». L’incontro servì a fugare gli ultimi dubbi. «Le raccontai quali fossero gli obiettivi della Fondazione Umberto Veronesi e le descrissi il nostro operato: sia in termini di sostegno alla ricerca sia di divulgazione della scienza». La signora Rosanna confermò le sue intenzioni, ribadite subito dopo la sua morte dal tutore, il legale Maurizio Omobono. Il suo contributo ha permesso un’iniezione di denaro decisa a sostegno della ricerca di base: in campo oncologico, cardiovascolare, della nutrigenomica e delle neuroscienze.  

GLI EREDI SONO TUTELATI DALLA LEGITTIMA

Un trend che si è confermato anche negli anni a venire, a riprova della fiducia trasmessa a chi era già vicino alla Fondazione Umberto Veronesi e chi ha deciso di supportarla più di recente. Il ruolo delle istituzioni pubbliche rimane insostituibile. Ma se informati in maniera corretta, gli italiani prediligono donare alle istituzioni non profit. Il 14 per cento - il dato emerge da un’indagine condotta da Gfk Eurisko - è pronto a inserire nelle disposizioni testamentarie un lascito: il tre per cento ha dato già dato indicazioni, l’11 per cento è intenzionato a farlo. Potenzialmente, da qui al 2030, la propensione degli italiani verso il lascito solidale continuerà a salire. Circa 420mila famiglie italiane utilizzeranno il testamento per lasciare in beneficenza parte del proprio patrimonio in favore di cause sociali, scientifiche e umanitarie, nel rispetto dei diritti dei propri eredi. La tutela, come spiegato dal notaio Gianluca Abbate, membro del Consiglio nazionale del Notariato con delega al sociale e al terzo settore, è rappresentata «dalla legittima, detta anche quota di riserva. Si tratta della parte del patrimonio del defunto riservata obbligatoriamente, senza possibilità di eccezioni, a determinati soggetti che con lui intrattenevano uno stretto rapporto di parentela: dunque in primis il coniuge, i figli e gli ascendenti».
  

IMPRESCINDIBILE LA FIDUCIA

Così facendo, il terzo settore, potrà contare su circa 129 miliardi di euro provenienti da eredità e lasciti. Tante piccole donazioni possono essere la «molla» per cambiare il corso della scienza. «Tutto ruota attorno alla fiducia - ha chiosato Ricci, nel corso dell'incontro riportato integralmente sulle pagine di Radio Radicale -. Chi decide di formulare una donazione, anche dopo la propria morte attraverso lo strumento del lascito testamentario, vuole essere protagonista di un cambiamento. Il testamento solidale rappresenta un’opportunità per mettere la propria firma in calce a una svolta, piccola o grande che sia». Il pensiero è condiviso anche da Paolo Veronesi, presidente della Fondazione. «Redigere un testamento solidale vuol dire rendersi protagonisti di una storia d’amore verso il prossimo e lasciare un messaggio di speranza alle nuove generazioni. È un piccolo gesto, che in futuro aiuterà a far stare meglio gli altri, permette di lasciare una traccia di sé oltre la vita per aiutare chi è in difficoltà. Ma immaginare di dare ciò che si ha a qualcun altro fa del bene anche a noi. Merito della dopamina, che ricompensa il cervello dei più altruisti: ecco perché chi dona ha una vita più felice e appagata».

L'IMPORTANZA DI DONARE ALLA RICERCA 

Donando (qualsiasi somma) alla ricerca, la Fondazione Umberto Veronesi ha potuto sostenere in quindici anni di attività quasi 1400 ricercatori, oltre a diversi progetti di ricerca e protocolli di cura. Senza trascurare le centinaia di iniziative di divulgazione scientifica che è stato possibile realizzare grazie a questi fondi, portando così a conoscenza dell'intera società quelle che sono state le evidenze scientifiche mirate al miglioramento della salute pubblica. C'è chi ha donato per conoscenza diretta dell'organizzazione (o del suo fondatore). E chi invece s'è lasciato convincere dalla rilevanza degli scopi perseguiti. Tutti, comunque, hanno contribuito a migliorare la società in cui viviamo. Basta questo, per riprovarci ancora. 


Per saperne di più sui lasciti testamentari alla Fondazione Umberto Veronesi,
è possibile chiamare il numero 06-68801242.

Torna a inizio pagina