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PSA alto: può dipendere dalla terapia ematologica?

Non esistono evidenze che le terapie ematologiche o i farmaci associati aumentino direttamente il PSA. In caso di valori elevati è indicata una valutazione urologica e la ripetizione dell’esame per chiarirne l’origine

Sono in cura per macroglobulinemia di Waldenström e, dopo una prima terapia con bortezomib che mi ha causato neuropatia periferica, assumo oggi zanubrutinib (Brukinsa), insieme a farmaci antipertensivi e a Bactrim come profilassi. Negli ultimi controlli ho riscontrato un aumento del PSA, arrivato a 8. È possibile che questo valore sia influenzato dalle terapie in corso o dai farmaci associati? Ciro (domanda pervenuta tramite il form “L’esperto risponde”).

Risponde il dottor Pasquale Setola, urologo presso la Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza – Opera di San Pio da Pietrelcina – San Giovanni Rotondo.

Gentilissimo Signor Ciro,
il PSA è una proteina prodotta dalla prostata. Quando il suo valore aumenta, nella maggior parte dei casi la causa è un’infiammazione, un’infezione, un ingrossamento benigno della ghiandola o, più raramente, una forma tumorale. Anche attività recenti come andare in bicicletta o avere rapporti sessuali possono farlo salire temporaneamente.

Ad oggi non esistono evidenze scientifiche che farmaci come Velcade, Brukinsa, gli antipertensivi o Bactrim possano far aumentare direttamente il PSA. In alcune malattie croniche si osservano talvolta variazioni di alcuni parametri proteici, ma si tratta di ipotesi teoriche, non dimostrate e non specifiche per il PSA.

Per questo motivo non risulta documentato che i farmaci ematologici possano causare questo aumento. Per capire l’origine del valore elevato, la cosa più importante è effettuare una visita urologica e ripetere il PSA dopo 4–6 settimane, evitando nei giorni precedenti le attività che possono influenzarlo temporaneamente.

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