Tra video virali, diete lampo e influencer che dispensano consigli “miracolosi”, per un adolescente districarsi nel mare di contenuti sul cibo è sempre più complicato. Dietro slogan accattivanti e hashtag salutisti si nascondono spesso fake news e marketing travestito da scienza. Per contrastare questa disinformazione crescente arriva “Snack o Scam”, la campagna di informazione e comunicazione, promossa nell’ambito del progetto europeo SUNRISE, che insegna ai ragazzi a riconoscere e smontare le fake news alimentari sui social.
Il titolo stesso gioca su un doppio senso – “È davvero sano… o è solo una fake news travestita da salute?” – invitando i giovani a riflettere su quanto ciò che vedono online, anche se presentato come “sano” o “gustoso”, possa in realtà essere un inganno.
Scopriamo meglio di cosa si tratta insieme alla dottoressa Chiara Pilotti, Project Manager di FAVO, la Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, che rappresenta l’Italia all’interno del progetto europeo SUNRISE.
In cosa consiste la campagna Snack o Scam e quali obiettivi si propone?
Snack or Scam è una campagna inserita nel più ampio progetto europeo SUNRISE, coordinata dall’Università di Ghent in Belgio e nata per aiutare i più giovani a riconoscere e contrastare la disinformazione legata all’alimentazione che circola sui social. L’obiettivo è fornire agli adolescenti strumenti pratici per capire come distinguere i contenuti scientificamente fondati da quelli falsi o distorti, sviluppando un pensiero critico verso ciò che vedono online.
Come si sviluppa?
La campagna si sviluppa attraverso un sito web interattivo che guida i ragazzi in un percorso a tappe — Riconosci, Comprendi, Smaschera — per imparare a individuare i segnali della disinformazione, capirne i meccanismi e “bucare” le bolle alimentari che si creano sui social, mettendosi alla prova con test e quiz.
Accanto alla parte educativa, Snack o Scam coinvolge anche un gruppo di giovani influencer, uno per ciascuno degli otto Paesi partecipanti, che attraverso video e post diffondono una contro-narrazione positiva, basata su evidenze scientifiche. L’idea è quella di parlare ai ragazzi con il loro linguaggio e nei luoghi digitali che frequentano ogni giorno, per rendere la prevenzione più vicina e concreta. È importante ricordare che questi creator non sono professionisti della salute e per questo dietro di loro c’è un team scientifico che supervisiona ogni messaggio per garantire coerenza e affidabilità.
Perché nasce il progetto Snack o Scam?
La campagna nasce all’interno del progetto europeo SUNRISE, che riguarda la Prevenzione dei tumori tra gli adolescenti, attraverso l’adozione di stili di vita più consapevoli e più sani.
Siamo partiti da un dato di fatto: il cancro resta una delle principali cause di morte nel mondo, ma tra il 30 e il 50% dei tumori può essere prevenuto intervenendo sui fattori di rischio comportamentali, come fumo, alcol e cattive abitudini alimentari.
Abbiamo scelto di lavorare con gli adolescenti perché è un’età cruciale in cui si consolidano gli stili di vita che influenzeranno la salute anche in età adulta.
Perché occuparsi proprio di alimentazione?
In realtà il progetto SUNRISE affronta diversi fattori di rischio legati al cancro — dal fumo all’alcol — ma in questa fase ci siamo focalizzati sul cibo, un ambito molto esposto alla disinformazione online. Pensiamo alle diete “miracolose”, ai prodotti detox o ai trend alimentari virali. L’alimentazione è un pilastro della prevenzione e si forma proprio in adolescenza. Lavorare su questo tema significa incidere concretamente sulla salute futura.
Gli studi europei mostrano che molti ragazzi hanno ancora scarse conoscenze sul legame tra stili di vita e rischio oncologico e, parallelamente, la disinformazione online diffonde messaggi fuorvianti su alimentazione e benessere.
FAVO, che rappresenta l’Italia nel partenariato del progetto SUNRISE, lavora per colmare queste lacune e ridurre le disuguaglianze nella prevenzione primaria del cancro, creando un ponte tra adolescenti, genitori, educatori ed esperti di salute pubblica.
Perché è lì che oggi si concentra la maggior parte della disinformazione legata all’alimentazione. I social non sono solo canali di comunicazione, ma per molti adolescenti rappresentano la principale fonte di informazione su salute, benessere e stili di vita.
L'influenza dei coetanei attraverso i social media può rappresentare un canale efficace per coinvolgere gli adolescenti nelle questioni relative alla salute, compresi i comportamenti salutari come le scelte alimentari. In questo nuovo ambito di ricerca, il partner UGENT ha esaminato, in studi precedenti, il ruolo degli influencer e dei social media nel suscitare cambiamenti comportamentali positivi tra gli adolescenti e ha dimostrato, ad esempio, che mostrare sui social media le associazioni tra snack e alimenti a basso valore nutrizionale e le possibili conseguenze negative del loro consumo potrebbe essere un modo efficace per promuovere un'alimentazione più sana tra gli adolescenti. Parallelamente, UGENT ha anche evidenziato l'impatto dannoso dei comportamenti di consumo oscuri e della disinformazione che potrebbero essere contenuti nei contenuti degli influencer.
In questa direzione, è indispensabile formare gli adolescenti a comprendere le strategie di marketing e le pubblicità che si trovano nei social media, al fine di proteggerli da potenziali comportamenti malsani. Da qui la consapevolezza che i social non sono solo un canale da monitorare, ma il terreno d’azione principale su cui costruire una contro-narrazione fondata su evidenze scientifiche, capace di parlare ai ragazzi con il loro stesso linguaggio.
Quali difficoltà incontrano i ragazzi nel riconoscere un contenuto affidabile?
Ne abbiamo individuate tre principali. La prima è che chiunque può spacciarsi per esperto: sui social tutti possono dare consigli nutrizionali, e spesso risultano credibili anche se non hanno alcuna competenza. La seconda è che i contenuti online sono progettati per catturare l’attenzione in pochi secondi, offrendo soluzioni rapide e promesse irrealistiche. La terza fa riferimento al fatto che il cibo è un grande business: molte aziende sfruttano algoritmi, promozioni e strategie persuasive che spingono al consumo, anche di prodotti non salutari. Tutto questo rende difficile per un adolescente distinguere ciò che è scientificamente fondato da ciò che è solo commerciale.
Cosa manca ancora nei percorsi educativi per aiutare i ragazzi a sviluppare un pensiero critico?
Serve più continuità. Questi temi non possono essere affrontati solo con progetti spot, ma bisogna introdurli stabilmente nei programmi scolastici. È essenziale coinvolgere famiglie e insegnanti, altrimenti il messaggio rischia di perdersi.
Le ricerche ci dicono che conoscenze, competenze cognitive e motivazione sono gli ingredienti fondamentali per sviluppare un vero pensiero critico — non solo sull’alimentazione, ma su tutto ciò che i ragazzi trovano online.
Che cosa rappresenta per FAVO questo progetto?
Per noi di FAVO è una grande responsabilità. Vogliamo costruire qualcosa che incida davvero sulla qualità di vita dei giovani di oggi, che saranno gli adulti di domani. Si parla tanto di garantire accesso a cibo e cure, ma troppo poco di educazione alla prevenzione e di stili di vita sani. Con Snack o Scam e con il progetto SUNRISE possiamo entrare nelle scuole, dialogare con famiglie e insegnanti, e aiutare i ragazzi a sviluppare consapevolezza. Lavorare con loro, e per loro, è il modo migliore per farlo


