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Alimentazione
Caterina Fazion
pubblicato il 19-03-2024

Quanto e cosa bere con una malattia renale?



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Per controllare la malattia renale anche una corretta idratazione può fare la differenza. Ecco quanto bere e quali bevande preferire

Quanto e cosa bere con una malattia renale?

In Italia ci sono oltre 4 milioni di persone con problemi renali cronici e per tenere sotto controllo la malattia è fondamentale accompagnare la terapia farmacologica con uno stile di vita sano. Si parla spesso di diete ipoproteiche e regolare attività fisica, ma come gestire l’idratazione in presenza di malattia renale? Quali bevande preferire?

 

QUANTO BERE?

Per funzionare al meglio, i nostri reni hanno bisogno di un corretto apporto di liquidi che consente la formazione dell’urina, deputata al trasporto dei prodotti di scarto del nostro metabolismo che vengono così eliminati dal sangue. Una grave disidratazione, invece, può causare danni ai reni. Ma quanto bere per stare in salute? E quanto bere in caso di danno renale? Il fabbisogno di acqua cambia nel corso della vita e va adattato a seconda delle età e delle condizioni in cui ci si trova.  La ricetta degli 8 bicchieri al giorno è facile da memorizzare, come la bottiglia da 1 litro e mezzo o da due litri da tenere sott’occhio, ma in effetti non è possibile dare una quantità minima adatta a chiunque.

La maggior parte degli studi ha riportato che, nelle fasi iniziali della malattia renale, un consumo moderato di acqua durante il giorno migliora la produzione di urina, previene la recidiva di calcoli e rallenta il declino delle funzioni renali. Tuttavia, uno studio clinico su larga scala ha riportato che l’aumento del consumo di acqua nei pazienti con malattia renale cronica, pur non causando effetti avversi, non ha rallentato significativamente la diminuzione della funzionalità renale dopo un anno.

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COSA CAMBIA IN CASO DI DIALISI?

La situazione cambia se la malattia renale è ad uno stadio avanzato e si è sottoposti a dialisi. In questo caso l’assunzione di acqua deve essere notevolmente limitata poiché non è possibile espellerne a sufficienza. Sono molti gli alimenti che contengono naturalmente acqua per cui si dovrebbe aumentarne l'introito solo se è il medico a consigliarlo.

Bere troppa acqua può provocare iponatriemia, condizione in cui il sodio nel sangue diventa troppo diluito e al di sotto del livello normale. Questa condizione può proprio verificarsi nelle persone con insufficienza renale, ma anche in coloro che assumono diuretici, negli atleti professionisti che bevono e sudano molto e nelle persone che praticano attività fisica in condizioni di calore estremo. 

 

L’ACQUA È LA SCELTA MIGLIORE

Il modo migliore per idratarsi resta bere acqua naturale. Anche l'acqua frizzante va bene, a patto che si scelga una marca che non contenga sodio o potassio aggiunti. Le persone affette da malattie renali, in particolare negli stadi avanzati, sono anche a rischio di iperkaliemia, che si verifica quando si ha troppo potassio nel sangue poiché i reni non riescono a liberarsi di quello in eccesso. Il potassio resta fondamentale affinché il corpo possa svolgere le sue normali funzioni, ma occorre fare attenzione per prevenirne livelli elevati. In caso di malattia renale il fabbisogno di liquidi va sempre bilanciato per evitare di alterare l’equilibrio dei minerali principali.

Sebbene l’acqua naturale sia la bevanda migliore per la salute dei nostri reni, è possibile consumare altri liquidi tra cui caffè, tè verde, succhi a basso contenuto di potassio e acqua aromatizzata. Da evitare invece bevande zuccherate, gassate e acqua di cocco.

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ALTRE BEVANDE SALUTARI

Bere sempre e solo acqua può risultare difficile. Ecco alcune bevande alternative che possono essere considerate se si ha una malattia renale o se si è ad alto rischio come ad esempio persone con ipertensione e diabete, non adeguatamente controllati dalla terapia farmacologica, ipertrofia prostatica, calcoli renali o i tumori voluminosi.

  • Caffè, se assunto con moderazione, è sicuro per le persone che hanno malattie renali. Tuttavia, poiché il caffè contiene potassio e caffeina, che può aumentare la pressione sanguigna, non ne andrebbero bevute più di tre tazze al giorno. Da preferire il caffè espresso perché l'aggiunta di latte o panna aumenta il contenuto di potassio e le calorie. 
  • Tè verde non zuccherato: contiene meno caffeina rispetto al caffè ed è ricco di antiossidanti. Rispetto al té nero ha una concentrazione inferiore di ossalato solubile, quindi c’è meno rischio di sviluppare calcoli renali.

A causa della variabillità delle situzioni e delle caratteristiche di ciascun paziente è sempre meglio consultare il proprio medico per capire se sia o meno sicuro consumare bevande contenenti caffeina, sia caffé sia tè.

  • Frullati a basso contenuto di zucchero: da preferire mirtilli e frutti di bosco e l’utilizzo di yogurt greco come base. È anche possibile preparare frullati con avocado, verdure tritate e semi, basta assicurarsi di mantenere l’assunzione di zucchero, sodio, potassio (da evitare le banane) e fosforo entro livelli moderati ed equilibrati nelle fasi iniziali della malattia renale, con ulteriori limitazioni in caso di malattia renale allo stadio terminale.
  • Acqua aromatizzata: si possono aggiungere frutta ed erbe ad una caraffa d’acqua e lasciarle in infusione per qualche ora. È importante scegliere ingredienti a basso contenuto di potassio. Buone opzioni sono more, mirtilli, ciliegie, mirtilli rossi, cetriolo, lamponi, fragole, zenzero e agrumi (meglio evitare le  arance, che hanno un maggior contenuto di potassio). 
 

COSA EVITARE

Le persone con problemi renali dovrebbero essere particolarmente attente ad evitare alcune bevande. Eccone alcune:

  • Acqua di cocco e latte di cocco in grado di aumentare il potassio urinario dovrebbero quindi essere consumate con moderazione o essere evitati del tutto se è stato consigliato di ridurre il potassio.
  • Bevande gassate, comprese quelle dietetiche
  • Succo di prugna, ricco di potassio.
  • Alcol: in presenza di malattia renale l'assunzione di bevande alcoliche va limitata o totalmente evitata se si stanno assumendo farmaci controindicati. Se in precedenza non si è mai bevuto alcol, sostanza tossica e cancerogena, non si dovrebbe iniziare quando si ha una malattia renale. 
 

LA MALATTIA RENALE IN ITALIA

La malattia renale cronica, che nel mondo interessa più di 850 milioni di persone e nel 2019 ha causato oltre 3,1 milioni di morti, in Italia, riguarda circa il 6-7% della popolazione adulta, con prevalenza negli anziani, soprattutto se già colpiti da malattie croniche quali diabete, obesità, ipertensione arteriosa e colesterolo alto. Diagnosticarla tempestivamente è complesso, trattandosi di una patologia "silente" che non presenta sintomi evidenti con conseguente peggioramento dello stato di salute. È per questo che la diagnosi precoce e la prevenzione sono strumenti fondamentali per offrire le cure più efficaci e migliorare la qualità di vita dei pazienti e dei loro careviger, con un risparmio di costi sociali ed economici per tutta la comunità.

 

COME INTERVENIRE SUGLI STILI DI VITA?

Per migliorare la qualità di vita dei pazienti con malattia renale cronica, ritardando l'ingresso in dialisi o scongiurando il ricorso al trapianto renale occorre intervenire sugli stili di vita, in primis sulle abitudini alimentari. «Accanto alle terapie farmacologiche oggi disponibili è essenziale abbinare una adeguata terapia dietetico-nutrizionale (TDN): è solo dal connubio di questi due elementi, nonché dal lavoro sinergico tra nefrologi e dietisti/nutrizionisti, che può essere implementata una strategia in grado rallentare significativamente la progressione della malattia ed evitare la dialisi — commenta Massimo Morosetti, Presidente FIR - Fondazione Italiana Rene. La dieta ipoproteica controlla i sintomi degli stadi avanzati e contribuisce a ritardare l'ingresso in dialisi. Le diete per queste condizioni devono essere personalizzate sui singoli casi e tenere conto delle patologie associate».  

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Caterina Fazion
Caterina Fazion

Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile


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