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Alimentazione
Fabio Di Todaro
pubblicato il 17-10-2018

In Italia l'alcol ha provocato 435mila morti in dieci anni



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Si inizia a bere alcolici sempre prima, più spesso in maniera eccessiva e lontano dai pasti. La ricerca Enpam-Eurispes conferma un trend preoccupante e in ascesa

In Italia l'alcol ha provocato 435mila morti in dieci anni

Tra i dati in possesso del Ministero della Salute e quelli diffusi dall'indagine griffata Eurispes-Enpam, non c'è piena sintonia. In Italia si stima che le morti annue dovute all'alcol siano all'incirca ventimila, mentre l'ultimo rapporto parla di 435mila decessi (negli uomini oltre due volte in più rispetto alle donne) in dieci anni: vale a dire più del doppio di quanto considerato finora. E (soprattutto) più di quelli provocati dal fumo e dalle droghe. Indipendentemente dal divario, che comunque non è trascurabile, le statistiche diffuse oggi confermano l'emergenza che nel nostro Paese ruota attorno all'alcol: primo fattore di rischio per la salute, dopo il fumo e l’ipertensione. Malattie correlate al consumo eccessivo di bevande alcoliche (cardiovascolari, oncologiche e neurodegenerative), incidenti sul lavoro e stradali, omicidi e suicidi: queste le principali cause di morte.

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GIOVANI TROPPO PRECOCI

A distanza di oltre trent’anni dal primo rapporto sull’alcolismo in Italia, l'indagine Eurispes-Enpam è stata condotta attraverso tre diversi sondaggi che hanno coinvolto giovani studenti, adolescenti, cittadini e operatori sanitari. Diversi gli aspetti emersi, il più preoccupante è sicuramente quello che chiama in causa i ragazzi: sia per le quantità di consumo sia per la scarsa consapevolezza dei rischi. Beve un terzo degli universitari (18-24 anni), quasi un quarto dei giovani adulti (25-34 anni). Ma a non lasciare tranquilli è soprattutto la precocità dei ragazzi, se uno su sette (ma uno su cinque, tra i maschi) ha dichiarato di aver ingollato il primo bicchiere tra 11 e 13 anni. Difficile immaginare il contesto di crescita di quel 3,8 per cento degli intervistati cha ha dichiarato di aver assunto la prima dose di alcol prima dei dieci anni.


Anche il consumo moderato di alcol accorcia la vita


SI BEVE SEMPRE PIU' LONTANO DAI PASTI

Negli ultimi anni - l'indagine lo conferma - è cambiato profondamente il modo di bere. Lo si fa sempre di più fuori dai pasti, in dosi massicce e in un tempo circoscritto. Le occasioni sono le più disparate. Si beve «in compagnia» (32,1 per cento, soprattutto i più giovani), perché «ne ho voglia» (23,6 per cento, scelta adottata perlopiù dai giovani adulti), «per pasteggiare» (23,2 per cento) o «in occasione di ricorrenze» (21,2 per cento). C'è poi da considerare il problema del «binge drinking», la tendenza a bere molto (5-6 drink) in un colpo solo: sposata da quasi la metà (47,7 per cento) degli interpellati, con poco più di una persona su dieci che dichiara di farlo spesso. Ed è tra i giovani (bevono principalmente birra, poi cocktail, vino«shottini» e superalcolici) che la quota dei consumatori occasionali cresce ancora rispetto alla media, arrivando al 60 per cento tra i 18-24enni e al 59,2 per cento tra i 25-34enni.


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ALLA GUIDA DOPO AVER BEVUTO

L’uso di sostanze alcoliche è tra le prime cause di morte tra i giovanissimi, spesso in seguito a incidenti stradali. Da qui uno degli obiettivi dell'indagine: capire quanto sia frequente la guida in stato di ebbrezza. Sei intervistati su dieci hanno dichiarato di non aver mai guidato dopo aver bevuto in modo eccessivo, uno su quattro lo ha fatto «raramente», uno su sette «qualche volta». Ad avere una maggiore sensibilità sono le donne, che nel 72 per cento dei casi hanno sostenuto di non aver mai guidato in stato di ebbrezza (contro il 47,9 per cento degli uomini). In più, interrogati sul tasso alcolemico consentito dalla legge per guidare, soltanto un terzo degli intervistati ha indicato correttamente il limite (0,5 grammi per litro). Quasi quattro su dieci, invece, hanno ammesso di non conoscere la norma, mentre poco meno di uno su dieci ha sottostimato il valore reale. In sostanza, si legge nel rapporto, «due terzi degli intervistati non sono in grado di stabilire la quantità di alcol che possono assumere senza compromettere la propria capacità di guida».

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«Con questa indagine, ampia ed articolata abbiamo fatto il punto sulla evoluzione del fenomeno e sulle sue derive - afferma Gian Maria Fara, presidente dell'Eurispes -. I dati che emergono testimoniano una cresciuta consapevolezza, ma anche la necessità di un impegno costante sul piano della prevenzione e del sostegno alle famiglie interessate, così come su quello culturale, della comunicazione e dell’informazione». Il Presidente dell'Enpam, Alberto Oliveti, spiega: «L'incidenza di certi comportamenti è sensibilmente influenzata dall'uso massivo delle nuove tecnologie e dai social network. Il medico di medicina generale, che presidia società e territorio capillarmente, può e deve assumere il ruolo di playmaker e identificare le persone a rischio».

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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