L'impatto silente del diabete di tipo 2 sui pazienti più giovani
Nei Paesi occidentali, cresce il numero di adulti che sviluppano il diabete di tipo 2. Una condizione subdola, che nel tempo può lasciare il segno sul cuore
Spesso tutto parte dalla tendenza a fare la pipì troppo spesso: un'anomalia, per chi è ancora nel pieno della propria esistenza. A seguire, compaiono una fame e una sete eccessive rispetto a quelle avvertite fino a pochi mesi prima. Eppure, mangiando di più, il peso non aumenta. Un colpo di fortuna? No, nella maggior parte dei casi. Il quadro descritto è quello con cui si manifesta il diabete di tipo 2, malattia che colpisce oltre 4 milioni di italiani. E che spesso risulta sottovalutata da ragazzi e adulti, sebbene siano in crescita i numeri che riguardano anche i pazienti più giovani. Per cui, a dispetto di quel che si possa immaginare, le conseguenze possono essere più gravi rispetto a quelle rilevabili tra i diabetici più in là con gli anni.
RISCHI PIÙ ALTI SE IL DIABETE ARRIVA IN GIOVANE ETÀ
Se è vero che gli anziani partono spesso svantaggiati, a causa di condizioni di salute complessivamente peggiori, per i pazienti più giovani occorre considerare la maggiore prospettiva di vita, che li porta a convivere per un periodo di tempo più lungo con la malattia. Questo aspetto, unito all'iniziale sottovalutazione dei sintomi e di conseguenza a diagnosi non sempre tempestive, porta il diabete di tipo 2 a essere un nemico subdolo in questi casi. A certificarlo è un gruppo di ricercatori australiani che ha firmato una metanalisi pubblicata sulla rivista Diabetologia. Passando in rassegna le conclusioni di 26 studi, per un totale di oltre 1.3 milioni di persone provenienti da 30 diversi Paesi coinvolte, i ricercatori sono giunti alla conclusione che «un'età più giovane alla diagnosi è associata con un rischio più alto di mortalità e di complicanze vascolari legate al diabete». Motivo per cui «occorre fare di più in chiave preventiva». Mentre, se la malattia è già presente, «tenere sotto controllo i livelli di glucosio e la salute cardiovascolare» è un impegno da assumere per evitare premature complicanze del diabete.
LA SINDROME METABOLICA AUMENTA IL RISCHIO DI MALATTIE CARDIOVASCOLARI?
NON SOTTOVALUTARE I CAMPANELLI D'ALLARME
In assoluto, confrontando due gruppi di pazienti di età molto diverse, i più anziani registreranno un numero di complicanze superiori. A fare la differenza è l'età, che spesso equivale alla presenza anche di altri problemi di salute. Ma considerando l'invecchiamento e la lunga «convivenza» con la malattia, a pagare il prezzo più alto rischiano di essere le persone che si ammalano da giovani. «Il diabete tipo 2 è subdolo poiché, a meno di glicemie particolarmente elevate, può non dare particolari segni o sintomi di allarme», avverte Stefano Del Prato, direttore dell'unità operativa di malattie del metabolismo e diabetologia dell'azienda ospedaliero-universitaria di Pisa e blogger di Fondazione Umberto Veronesi. Troppo spesso si sente dire: «È solo un po’ alta, la glicemia». Oppure: «La prossima volta, prima di fare le analisi, stai attento a cosa mangi». La realtà è che non esiste una forma lieve di diabete, considerando che il prediabete è qualcosa di diverso. Né è possibile considerare il diabete meno pericoloso perché non comporta disturbi. E più l'insorgenza è precoce, maggiore è il rischio di sviluppare le complicanze oculari, renali e nervose (oltre a quelle cardiovascolari) che caratterizzano la malattia, se non controllata.
A preoccupare è soprattutto l'aumento del numero di giovani pazienti, che viaggia a braccetto con i livelli di benessere di una società. «Si ammalano sempre più ragazzi e giovani adulti per le stesse cause che negli ultimi 30 anni hanno comportato il raddoppio del numero di persone con diabete nel mondo: l'eccessivo introito calorico, la ridotta attività fisica, la meccanizzazione del lavoro e l'aumentato livello di stress - prosegue Del Prato, che è anche presidente dell'Associazione Europea per lo Studio del Diabete (Easd) -. In alcune società, a partire da quella americana, questi cambiamenti degli stili di vita hanno comportato perfino un aumento dei casi di diabete tra i bambini». Vale dunque la pena di ribadire le informazioni utili per fare prevenzione. «È indispensabile cercare di seguire uno stile di vita salubre con attenzione alla dieta e all'attività fisica, le fondamenta più solide per mantenere sotto controllo il peso corporeo. I giovani, se già in sovrappeso o obesi, dovrebbero controllare ogni anno la glicemia per cogliere eventuali alterazioni anche in assenza di sintomi».
UN PROBLEMA ANCHE ITALIANO
Negli ultimi quarant'anni, anche il nostro Paese ha fatto registrare un aumento della prevalenza del diabete tipo 2. Sia nella popolazione generale sia tra i più giovani. I dati dell'osservatorio ARNO oggi dicono invece che si è di fronte a una stabilizzazione dei numeri, assestatasi negli ultimi due lustri. Nel 2019 risultava alle prese con il diabete lo 0.8 per centodei giovani adulti (20-34 anni) e quasi il 35 per cento degli over 65. Il momento però non permette di abbassare la guardia. A preoccupare è l'elevata frequenza di sovrappeso (4 bambini su 10) e obesità (1 su 5) in età infantile. «Dato che l’obesità è forse il maggior elemento di traino per la comparsa del diabete tipo 2, se non verranno sviluppate adeguate misure preventive, è probabile che anche in Italia l'età di insorgenza possa calare nei prossimi anni», conclude l'esperto.
Perché camminare aiuta a tenere lontano il diabete di tipo 2?
Camminare è alla portata di tutti Camminare migliora il controllo della glicemia nelle persone con diabete mellito di tipo 2. Ai diabetici è fortemente raccomandato svolgere un'attività di tipo aerobico (i consigli riportati sono della Società Italiana di Diabetologia)
I benefici del Nordic Walking Il Nordic walking è più efficace della semplice camminata perché mette in moto non solo le gambe, ma anche la parte superiore del corpo
Ok alla camminata anche in palestra Camminare è una terapia anche per molte delle alterazioni associate al diabete di tipo 2: favorisce la perdita di peso, riduce la pressione arteriosa e aiuta a sentirsi meglio
Meglio allenarsi con una supervisione Per le persone diabetiche è più indicato effettuare un allenamento supervisionato e basato su protocolli
Per interrompere la sedentarietà Oltre all’esercizio fisico, andrebbero prescritti dei brevi periodi di camminata a passo veloce (esempio 3 minuti ogni 30 minuti passati seduti) che hanno un effetto favorevole sul controllo della glicemia
Più salute a più livelli Camminare migliora la fitness cardio-respiratoria delle persone con diabete di tipo 2
Muoversi è la cosa più importante Ma anche la camminata senza supervisione è valida, soprattutto se combinata con strategie motivazionali
A chi consigliare l'interval training? Può essere consigliato alle persone con diabete, soprattutto alle più giovani e con una buona fitness. Alternare un 1 minuto di camminata veloce a 1 minuto di camminata lenta (o 3 e 3) è più efficace sul controllo glicemico e sulla fitness cardiorespiratoria della camminata continua
Dialogare con lo specialista La prescrizione di un allenamento basato sulla camminata in tutte le persone con diabete andrebbe preceduta da un’attenta e personalizzata valutazione medica e funzionale
Camminare anche per il cuore Camminare può aiutare contro le complicanze croniche del diabete, in particolare nel ridurre il rischio cardiovascolare
Dove camminare? Oltre all’intensità e alla durata della camminata, va indicato anche il percorso (tipo di fondo e pendenza). Camminare sulla sabbia o in salita comporta uno sforzo che non tutti i pazienti possono affrontare
Meglio camminare dopo i pasti Nella prescrizione dell’allenamento va specificato anche il momento della giornata. Camminare dopo un pasto, può aiutare a ridurre i picchi post-prandiali di glicemia e la sua variabilità. Vanno considerate anche le interazioni tra i farmaci anti-diabete e l’attività fisica