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Alimentazione
Redazione
pubblicato il 25-08-2013

A tavola i genitori siano meno permissivi e più autoritari



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la conclusione di una ricerca inglese su migliaia di famiglie: il buon esempio deve arrivare innanzitutto dai genitori per correggere le errate abitudini alimentari. E non fare sconti alle bizze dei bambini

A tavola i genitori siano meno permissivi e più autoritari

Errati comportamenti alimentari possono essere la causa di condizioni di salute - fisica e mentale - peggiori rispetto a quelle di chi è più abituato a seguire i dettami della dieta mediterranea: con un maggiore consumo di frutta, verdura e cereali rispetto ai cibi precotti e alla carne rossa.

Ma, ed è questo l’aspetto più interessante, a influenzare il comportamento dei figli a tavola è anche l’atteggiamento educativo adottato dai genitori: più sono autoritari, migliore sarà il comportamento dei loro pargoli di fronte al cibo.

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L’IMPORTANZA DELLA CORRETTA ALIMENTAZIONE 

L’obesità adolescenziale presenta tassi leggermente  più bassi rispetto a quella infantile (in Italia all’11%, secondo i dati diffusi dall’istituto Superiore di Sanità nel 2010), divenuta un’emergenza riguardante la sanità pubblica in molti Paesi occidentali.

Ciò nonostante i numeri restano importanti, come conferma un recente studio pubblicato su Child: care, health and development. Dall’indagine, che ha coinvolto sei scuole secondarie della gran Bretagna e 10.645 ragazzi di età compresa tra i 12 e i 16 anni, si è visto come il 3% abbia dichiarato di non consumare pasti in maniera regolare, mentre il 17,2% ha confermato un consumo quotidiano di “cibo spazzatura”.

Un dato preoccupante, alla luce delle ripercussioni notate. I giovani meno attenti alla dieta, infatti, hanno palesato un rischio più alto di ridotto sviluppo mentale e di peggior salute fisica. Dati confermati da una robusta analisi statistica - necessaria dopo la compilazione di quattro questionari - che non lasciano adito a dubbi: una dieta sana e variegata agisce da scudo protettivo contro i potenziali rischi per lo sviluppo cerebrale. 

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DAI GENITORI AI FIGLI 

Il buon esempio deve innanzitutto arrivare dai genitori. Non sembrano più esserci dubbi, dopo un lungo periodo trascorso a interrogarsi sulla misura in cui la famiglia può interferire sulle scelte compiute a tavola dai più giovani: soprattutto gli adolescenti, che in questa delicata fase della vita spesso si allontanano dallo sport e prendono confidenza con alcune cattive abitudini, fumo e alcol su tutte.

I ricercatori dell’Università di Bristol hanno infatti notato un aspetto interessante: i comportamenti scorretti, quanto alla scelta dei cibi, erano più diffusi tra i figli di genitori permissivi. «Si tratta della conferma di un dato già in parte emerso da precedenti ricerche scientifiche: per correggere le abitudini errate dei ragazzi è necessario che i genitori siano inappuntabili», spiegano gli autori della pubblicazione.

Nessun intervento correttivo può prescindere dal coinvolgimento della famiglia.

PROGETTO EAT

Va bene l’intervento in famiglia, ma il ruolo assunto dalla ristorazione collettiva non permette di trascurare ciò che i ragazzi mangiano quasi quotidianamente nelle mense scolastiche. Per correggere gli errati stili di vita dei teenager, da quattro anni il Policlinico San Donato di Milano ha avviato il Progetto Eat (Educazione Alimentare Teenagers). Obiettivo: migliorare la salute e lo stile di vita di ragazzi tra i 12 e i 14 anni (arruolati da 45 classi di tre plessi scolastici della provincia meneghina), educandoli ad una corretta alimentazione e attività fisica. Anche i genitori e gli insegnanti delle scuole medie vengono attivamente coinvolti nel programma.

Risultato, seppur parziale: ragazzi più attivi, più attenti a cosa mangiano e un po’ più magri. «Le conclusioni si potranno trarre soltanto nel 2015, anno di conclusione del progetto, ma finora abbiamo già riscontrato un aumento dei consumi di frutta e verdura, un calo della percentuale di giovani in sovrappeso e obesi e una riduzione della circonferenza vita media», raccontano gli autori dello studio, promosso e supervisionato da Alexis Malavazos, nutrizionista dell’unità operativa di diabetologia e malattie metaboliche del centro di ricerca alle porte di Milano. Educazione alimentare: ecco il segreto per non sbagliare.


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