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Daniele Banfi
pubblicato il 29-11-2016

Epatite C: eradicazione possibile, ma serve pazienza



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Gli antivirali di nuova generazione consentono di curare con successo l'epatite C. I risultati italiani presentati al congresso della società americana per lo studio delle malattie del fegato

Epatite C: eradicazione possibile, ma serve pazienza

Negli anni '80 eradicare l'epatite C sembrava un lontano miraggio. Con l'interferone, la prima cura utilizzata contro il virus, i tassi di successo erano estremamente bassi. Meno della metà delle persone eliminava l'infezione e gli effetti collaterali erano talmente impattanti da richiedere spesso la sospensione del farmaco.

Oggi, a distanza di 30 anni, la situazione è radicalmente cambiata. Con l'avvento degli antivirali diretti i tassi di guarigione ora sono prossimi al 100%. E' quanto emerge dagli studi in real life -quelli che prendono in esame l'effettivo funzionamento delle cure nella popolazione e non in trials clinci- presentati in questi giorni a Boston al congresso AASLD.

VIRUS EPATITE C

Il virus dell'epatite C viene definito dagli esperti “silent killer”. Appena contratta l'infezione, il paziente può soffrire di sintomi vaghi come febbre, senso di stanchezza, inappetenza e ittero. Generalmente però questi sintomi passano - la patologia è infatti spesso asintomatica nelle prima fasi - e per molti anni l'epatite C non da segni.

La cronicizzazione, che accade in più del 70% dei pazienti, si manifesta con transaminasi elevate o fluttuanti e con l’insorgenza della fibrosi. E' in questi casi che l'evoluzione dell'infezione porta a cirrosi e progressiva perdita di funzionalità del fegato. Non solo, associata all'infezione c'è la possibilità di insorgenza di epatocarcinoma. Eradicare il virus dunque è più che mai una priorità.

NUOVI FARMACI

Eliminare il virus, a differenza del passato, oggi non è più un problema. Dopo anni di sperimentazioni cliniche sono già diverse le aziende farmaceutiche che hanno lanciato sul mercato antiretrovirali di nuova generazione capaci di eliminare il virus. Agendo sui diversi meccanismi che quest'ultimo mette in atto per replicarsi i farmaci, nei diversi studi clinici effettuati per arrivare all'immissione in commercio, si sono dimostrati efficaci nella quasi totalità dei casi. Un risultato impensabile sino a qualche anno fa. Partendo da questi

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elevati tassi di successo, nei diversi Paesi è scattata la corsa a trattare le persone affette da epatite C. Nel nostro Paese, secondo i criteri stabiliti dall'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), si è iniziato a curare i casi più avanzati della malattia.

DATI REAL LIFE

Al 15 novembre 2016, secondo gli ultimi dati disponibili, in Italia sono state trattate 60.397 persone. Le percentuali di successo sono straordinarie. In occasione del congresso statunitense sono stati presentati i dati relativi alla Sicilia, una regione dove l'epatite C è particolarmente presente. Lo studio ha preso in esame gli individui - che rientrano negli attuali criteri dell'Aifa - affetti dal genotipo b1, il più diffuso.

Dalle analisi è emersa una percentuale di successo di eradicazione dal virus paragonabile a quella avuta negli studi clinici con popolazione selezionata. In particolare, con un tasso di successo pari al 98,6% al termine delle 12 settimane di trattamento, si è dimostrata altamente efficace la combinazione 3D composta dalle molecole paritaprevir/ombitasvir/dasabuvir.

SITUAZIONE ITALIA

Secondo quanto dichiarano gli esperti italiani nel giro dei prossimi 3-4 mesi l'emergenza sarà alle spalle. Di fondamentale importanza sarà ora la revisione dei criteri di accesso al farmaco imposti dall'Aifa. Al momento, secondo uno studio di screening che sarà presentato in maniera dettagliata al prossimo congresso della Società Europea di Studio sulle Malattie del Fegato, in Italia gli individui affetti da epatite C sarebbero circa ottocentomila.

Un numero importante che, nel giro di 6-7 anni e complice il progressivo abbassamento dei prezzi degli antivirali, potrebbe portare ad un'eradicazione quasi completa del virus dell'epatite C.

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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