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Fabio Di Todaro
pubblicato il 28-07-2017

Epatite cronica: l'emergenza è nelle mancate diagnosi



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Il monito giunge nella giornata mondiale dedicata alle epatiti. La vaccinazione e i nuovi farmaci funzionano, ma occorre scovarle in maniera più tempestiva

Epatite cronica: l'emergenza è nelle mancate diagnosi

Abbiamo vaccini (per l'Hbv) e farmaci (per l'Hcv) ormai efficaci e in grado di ridimensionare le conseguenze di un'epatite cronica. Eppure il problema è tutt'altro che alle spalle. Sono cambiate le sembianze, ma le infiammazioni ai danni del fegato fanno ancora paura. Oggigiorno più che in passato, misurata sul campo l'efficacia degli antivirali di ultima generazione, la necessità è quella di richiamare sulla tempestività delle diagnosi. 


L'epatite C non colpisce soltanto il fegato

LA GIORNATA MONDIALE CONTRO L'EPATITE

È chiaro il messaggio che giunge dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Contorllo delle Malattie (Ecdc) di Stoccolma, nella giornata mondiale dedicata alle epatiti. «Occorre incrementare i test diagnostici per scoprire i pazienti infetti asintomatici e avviare quanto prima i trattamenti antivirali», afferma Andrea Ammon, direttore generale dell'Ecdc. «Per tutti i Paesi europei vi è la necessità di migliorare la qualità e la completezza dei dati di monitoraggio, in particolare sulle modalità di trasmissione». Obiettivo della Commissione Europea, come specificato dal delegato per la salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis, «è quello di ridurre l'incidenza delle epatiti virali in Europa entro il 2030»: stesso termine fissato per porre invece fine alle nuove tramissioni di Hiv. Al momento sono quasi nove milioni le persone che nel Vecchio Continente convivono con un'epatite cronica: di tipo B (4,7 milioni) e C (3,9).  


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TROPPE INFEZIONI ANCORA IGNOTE

Il problema è che molti di essi ignorano di essere già stati contagiati. In questo modo si espongono al rischio di complicanze più gravi: che possono portare fino alla cirrosi epatica e allo sviluppo di un carcinoma del fegato. Le epatiti, d'altra parte, mietono più vittime dell'Aids e della tubercolosi, anche se la consapevolezza a riguardo non è sempre adeguata. Gli esperti hanno tracciato un'istantanea della malattia dopo aver passato in rassegna i dati europei relativi al 2015. Nei dodici mesi in questione, sono state quasi sessantamila le nuove diagnosi realizzate: in prevalenza di epatite C, che ha fatto registrare un aumento della diffusione pari al 4 per cento (rispetto al 2014). Il dato non è in realtà una primizia, dal momento che il trend appare in ascesa già dal 2006: sia per la scelta di comportamenti poco salutari sia per una maggiore predisposizione a ricercare l'infezione. Detto ciò, rimane ancora ampia la forbice dello screening tra i diversi Paesi europei. Le infezioni da Hbv non diagnosticate oscillano tra il 45 e l'85 per cento, mentre quelle da Hcv tra il 20 e l'89 per cento. 


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EPATITE C: NUOVI FARMACI EFFICACI E SOSTENIBILI

Quanto alla profilassi e alle terapie, invece, l'Europa sembra viaggiare lungo la strada giusta. Pochi giorni fa, sulla rivista Hepatology, un gruppo di ricercatori italiani ha dato ulteriore conferma dell'efficacia dei nuovi antivirali (in grado di eradicare il virus dell'epatite C in soli tre mesi) e della loro sostenibilità. La ricerca, coordinata dal centro per la salute globale dell’Istituto Superiore di Sanità, ha permesso di valutare attraverso una proiezione modellistica il profilo di costo-efficacia della politica sanitaria che vorrebbe vedere trattati tutti i pazienti infetti dal virus, come peraltro da indicazione dell'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). «Abbiamo dimostrato, tanto nel contesto italiano quanto in quello europeo, che il trattamento di tutti i pazienti con infezione cronica, anche in stadi di malattia lieve, consente benefici superiori in termini di salute rispetto all’applicazione della politica di trattamento prioritizzato - afferma Loreta Kondili, ricercatore presso il centro per la salute globale dell’Istituto Superiore di Sanità e prima firma della pubblicazione -. I vantaggi proiettati negli anni dopo l’eliminazione del virus con la terapia antivirale sono stimati in casi evitati di pazienti con cirrosi del fegato e con tutte le conseguenti complicanze, nel miglioramento della qualità di vita dei pazienti guariti e nella riduzione dei costi sanitari delle cure in riferimento alle malattie correlate all'infezione».

SE L'EPATITE ARRIVA DALLA TAVOLA

Nella giornata mondiale destano meno preoccupazione, ma non per questo meritano di essere trascurate, le epatiti acute contraibili a tavola: la A (Hav) e la E (Hev). Le infezioni, in questo caso, non sono in grado di cronicizzare. Ma per l'epatite A, sopratutto in un periodo di incremento dei viaggi come questo, è fortemente consigliata la vaccinazione se si viaggia in aree a rischio. Opportunità che non esiste invece per l'epatite E: una rarità alle nostre latitudini fino a pochi anni fa, ma oggi invece in aumento.

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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