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Cardiologia
Serena Zoli
pubblicato il 14-01-2021

Pressione: attenzione se cambia troppo tra un braccio e l'altro



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Un dislivello tra le due misurazioni della pressione sanguigna è indice di rischio cardiovascolare. Una ricerca abbassa lo scarto tra i valori accettabili

Pressione: attenzione se cambia troppo tra un braccio e l'altro

La pressione del sangue va misurata su ambedue le braccia. Perché l’eventuale differenza dei valori - segnalata dallo sfigmomanometro - può avere un importante significato. Se supera un certo livello (15 mmHg), il rischio di avere un ictus o un infarto, è più elevato. Questi principi sono presenti nelle attuali linee guida. Ma - come si usa dire - alzi la mano chi si è visto provare la pressione nelle due braccia durante una visita medica. È un evento piuttosto raro. Complice anche la fretta per i pazienti in attesa. «Ma un piccolo lasso di tempo in più può salvare delle vite», osservano i ricercatori dell’Università di Exeter (Gran Bretagna), che hanno condotto una vasta indagine al proposito. La loro è stata una metanalisi, cioè una rivisitazione di studi precedenti, che ha messo insieme i dati di 24 ricerche globali condotte su adulti di EuropaStati Uniti, Africa e Asia dei quali si conoscevano i valori della pressione nelle due braccia. Alla fine si è trattato di 54 mila persone. E il risultato finale è stato pubblicato sul giornale Hypertension.

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I RISCHI NEL GIRO DI DIECI ANNI

L’indagine, rafforzando la raccomandazione a prendere la pressione nelle due braccia, arriva a stabilire un tetto più basso alle differenze ammissibili tra i due valori. Per avvalorare i propri dati, i ricercatori hanno contabilizzato il numero di morti, attacchi cardiaci, ictus verificatisi tra i soggetti sotto esame nel giro di dieci anni. I due valori della pressione da confrontare sono quelli della pressione sistolica (o massima), quella che se è oltre un certo livello dà luogo all’ipertensione. Ne soffre un terzo della popolazione adulta e da sola rappresenta la principale causa di infarti, ictus, morte prematura. Ora, perché è importante registrare la eventuale differenza tra la pressione sistolica di un braccio e dell’altro? Perché una significativa diversità potrebbe indicare un restringimento o un irrigidimento delle arterie che influiscono sul flusso del sangue. Questi cambiamenti nei vasi sanguigni rappresentano un aumentato rischio di disturbi cardiovascolari, anche gravi. I ricercatori hanno concluso che ogni millimetro di mercurio (mmHg) in più trovato nel salto tra i due valori di pressione innalza dell'1 per cento (in dieci anni) il rischio di sviluppare un'angina, un infarto o un ictus.


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DIVARIO MASSIMO DI 10 MILLIMETRI DI MERCURIO

Rispetto all’attuale tetto indicato come «pericoloso» dalle attuali linee guida, gli scienziati di Exeter propongono il limite più basso di 10 mmHg come differenza tra le due braccia, in quanto già indicativa di un maggiore rischio cardiovascolare. Il che significa che molte più persone andrebbero prese in carico per una terapia. Si pensi che una disparità più alta di 10 mmHg nella pressione delle due braccia si trova nell’11 per cento delle persone con ipertensione e nel 4 per cento della popolazione generale. Quello che si augurano i ricercatori con questa approfondita e vasta indagine è che il nuovo valore limite venga inserito nelle prossime linee guida.


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CRESCE IL NUMERO DELLE PERSONE DA CURARE?

Ad Anna Vittoria Mattioli, responsabile del laboratorio di ricerca di angiologia e cardiologia e docente associato di cardiologia all’Università di Modena e Reggio Emilia, domandiamo di spiegare per prima cosa i termini della pressione. «La sistolica, la cosiddetta massima, misura la forza del sangue in emissione dal cuore contro le pareti delle arterie. Mentre la pressione diastolica, o minima, misura questa forza quando il cuore non spinge fuori il sangue, ma è in fase di riempimento. Qui nello studio, molto rigoroso e affidabile, si parla della sistolica e si danno indicazioni preziose. Ma, faccio una digressione, anche la pressione minima alta crea problemi, agendo sul lungo termine e colpendo il cervello, i reni e il cuore». La pressione ideale? «120/80». Di solito, conferma Mattioli, non è nell’uso comune provare la pressione sulle due braccia benché prescritto nelle linee guida. «Abitualmente viene scelto il braccio sinistro perché corrisponderebbe a un valore più reale dato che l’arteria da lì al cuore è più breve».

 

FARMACI DIVERSI PER LE DUE PRESSIONI

«In seguito a questa ricerca, vuol dire che già dinanzi a una differenza di dieci mmHg, il medico devo agire: prima con una diagnosi, poi con una terapia per diminuire il dislivello. Vuol dire monitorare di più questi pazienti, fare più controlli. È un’area di persone che fin qui non ritenevamo di dover curare». Qual è lo stato dei farmaci disponibili per l’ipertensione e per eventuali salti di pressione tra le due braccia? «Sono tanti ed efficaci - è la risposta -. Tanti da permettere di personalizzare la cura. Se un paziente non risponde a un farmaco o non lo tollera bene, si può passare a un altro composto». Ma il dislivello di pressione tra le due braccia come si contrasta? «Ci sono farmaci che agiscono sulla pressione sistolica e altri sulla pressione diastolica. In tempi recenti sono nati appositi centri per l’ipertensione. Oggi la pressione sanguigna, come l'eventuale divario tra le due braccia, può essere controllata ricorrendo ai diversi principi attivi a disposizione. A partire dagli Ace-inibitori e dai sartani, per cui è richiesta una conoscenza più approfondita».

 

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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