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Fumo
Donatella Barus
pubblicato il 17-05-2024

Vi racconto lo screening che mi ha salvato



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“Non mi consideravo un fumatore a rischio. Eppure lo ero”. La storia di Aldo che una sera per caso decide di aderire ad un invito allo screening e scopre di avere un tumore al polmone, piccolo e ancora senza sintomi

Vi racconto lo screening che mi ha salvato

Me lo ricordo bene il momento che ha cambiato il corso della mia vita. Era un pomeriggio come tanti, eravamo usciti da una riunione di lavoro e ho accettato di andare a bere un caffè al bar, contrariamente alle mie abitudini: di solito evito la caffeina dopo una certa ora, perché poi fatico ad addormentarmi. E puntualmente fu ciò che accadde anche quella sera, mi rigiravo nel letto senza riuscire a dormire. Così in quella notte insonne decisi di alzarmi, presi lo smartphone e mi sedetti sul divano a scorrere notizie e video.

 

CHI SONO I FUMATORI A RISCHIO?

All’improvviso comparve uno spot con l’invito ad aderire allo screening per la diagnosi precoce del tumore del polmone, promosso da un grande ospedale non troppo lontano da dove vivo io, l’IRCCS San Raffaele di Milano. Ad una prima visione mi dissi: “Va be’. Non mi riguarda”. Poi però ci tornai su, rilessi il tutto e mi dissi: “Perché non lo faccio?”. Non avevo sintomi preoccupanti, stavo bene. E soprattutto non mi consideravo un fumatore accanito. Una persona a rischio io? Macché: 54 anni, fumatore per 30 anni di circa 7-8 sigarette al giorno. Da circa un anno e mezzo ero passato alle sigarette elettroniche senza nicotina. Volevo smettere anche con quelle, ma al “ciuccio” non riuscivo a rinunciare. Eppure lessi con attenzione, rientravo nei parametri consigliati per lo screening.

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COME FUNZIONA LO SCREENING?

Così decisi di aderire e quasi me ne dimenticai, senza neppure sapere se davvero mi avrebbero chiamato. Invece, dopo circa un mese, ecco la telefonata dall’ospedale. Andai alla visita, mi sottoposi ad una TC a basso dosaggio di radiazioni e, con mia enorme sorpresa, scoprii di avere un nodulo. Come da protocollo, dopo tre mesi la TC fu ripetuta e confermò che il nodulo era in crescita. A quel punto i medici ne erano quasi sicuri: avevo un tumore. Io continuo ancora oggi a pensarci. Se quella sera avessi dormito, se non avessi visto quell’invito, se non avessi pensato che poteva essere rivolto a me… non lo so oggi dove sarei, come starei.

 

L'INTERVENTO CHIRURGICO

Il dottore mi spiegò che il tumore era piccolo, ma non era di quelli leggeri. Quando mi prospettò la necessità di intervenire subito mi bloccai. Dissi che no, non avrei fatto nulla, avrei lasciato andare le cose come dovevano andare. Mi spaventava molto un percorso di cure lunghe e dolorose. “Un mese, un anno, dieci anni, qualunque sia il tempo che mi rimane lascio le cose come sono. Non faccio niente”. Il medico mi prese da parte, mi spiegò nel dettaglio (e con un disegno che ho ancora con me!) come avrebbero operato. Dopo gli esami preoperatori approfonditi mi avrebbero sottoposto ad un intervento di segmentectomia polmonare. Si trattava di asportare una piccola porzione di tessuto polmonare con tecnica mininvasiva robotica, con quattro piccole incisioni. Sia per ottenere una diagnosi definitiva del nodulo, sia per eliminare una volta per tutte la malattia. Lo guardai negli occhi. Mi disse: “Non sarà una passeggiata, ma non sarà brutto come pensi”. E aggiunse che sarei stato pazzo a rinunciare, che ero fortunato ad averlo scoperto così presto e che non capita a molti. Sospirai. “Va bene, facciamolo”.

 

L'ADDIO AL FUMO NON È SCONTATO

A due giorni dall’intervento venni dimesso. L’esame istologico confermò che quel nodulo era un tumore del polmone, piccolo e maligno, chiamato adenocarcinoma minimamente invasivo, una malattia che se curata in una fase molto iniziale non avrebbe avuto bisogno di altri trattamenti. A gennaio sono andato alla visita di controllo e il dottore mi ha chiesto: “Ma fumi?”. “Ma figurati, dottore! Il 26 marzo del 2023 ho buttato via la sigaretta elettronica. Fra poco sarà un anno che sono stato operato ed è un anno che non fumo e neppure svapo. È così strano?”. Purtroppo, ha sottolineato lui, non è così per tutti. Oggi proseguo i controlli, nel tempo saranno sempre più distanziati. Faccio una vita normale e soprattutto respiro meglio di prima perché non fumo più. Sono vivo, sto bene e ne sono grato.

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Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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