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Alessandro Vitale
pubblicato il 26-03-2019

Una nuova molecola contro la leucemia linfoblastica acuta tipo B



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Mara Salomè studia l’efficacia anti-tumorale di una nuova proteina contro la leucemia linfoblastica acuta con mutazione DUX4-IGH

Una nuova molecola contro la leucemia linfoblastica acuta tipo B

La leucemia linfoblastica acuta di tipo B è un sottotipo di leucemia linfoblastica acuta in cui i linfociti del tipo B, un particolare tipo di cellule del sistema immunitario, sono soggetti a un fenomeno di proliferazione maligna. Sebbene nel complesso si tratti di una malattia rara (nel complesso, ogni anno, la malattia colpisce poco meno di ottocento persone in Italia), la leucemia linfoblastica acuta rappresenta comunque l'80 per cento delle leucemie e circa il 25 per cento dei tumori diagnosticati fino ai 14 anni. I pazienti con leucemia presentano una serie di mutazioni a carico del genoma, che possono essere diverse in diversi pazienti, influenzando l’aggressività del tumore e le possibilità di sopravvivenza: in alcuni soggetti, la malattia è causata da una proteina mutante chiamata DUX4-IGH che risulta invece assente in persone sane. Mara Salomè studia l’efficacia farmacologica di una nuova molecola rivolta contro DUX4-IGH, sostegno del progetto Gold for Kids di Fondazione Umberto Veronesi.


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Buongiorno Mara, raccontaci qualcosa in più della tua ricerca.

«Nel progetto mi concentrerò sulla leucemia linfoblastica acuta, una tipologia di tumore molto eterogeneo. In altre parole, pazienti diversi possono presentare mutazioni diverse a livello del genoma, e da queste caratteristiche dipendono l’aggressività del tumore e la risposta ai farmaci attualmente disponibili. A oggi non abbiamo farmaci specifici per reprimere l’attività di ognuna delle mutazioni conosciute. Utilizzare un approccio terapeutico mirato e personalizzato, consentirebbe di migliorare l’efficacia delle terapie, limitare gli effetti collaterali e ridurre il rischio di ricomparsa della malattia. Il mio progetto di ricerca, in particolare, è focalizzato sul sottotipo tumorale causato dall’oncogene DUX4-IGH, che è stato identificato solo pochi anni fa: questo gene, se mutato, dà origine a una proteina con funzionalità alterate che concorrono allo sviluppo della leucemia».

Dunque in cosa consiste il tuo lavoro contro DUX4-IGH?

Il nostro laboratorio ha identificato una proteina cellulare che interagisce fisicamente con DUX4-IGH e reprime la sua attività biologica: in poche parole, le impedisce di svolgere le sue funzioni cellulari alterate. Il mio obiettivo sarà quello di validare, attraverso studi preclinici, il potenziale antitumorale di questo inibitore di DUX4-IGH. Per raggiungere lo scopo utilizzerò colture cellulari e modelli murini della malattia. Inoltre, modificando i livelli di DUX4-IGH e del suo inibitore attraverso opportuni esperimenti, potrò valutare se effettivamente in presenza dell’inibitore ci sia una ridotta crescita tumorale, e i risultati di questo studio promuoveranno lo sviluppo di nuovi farmaci per la cura di pazienti affetti da leucemia dovuta a DUX4-IGH».


Mara, raccontaci qualcosa di te: hai una giornata tipo sul lavoro?

«Ho tanti tipi di giornate che variano a seconda delle esigenze. Generalmente alterno lavoro al bancone con lavoro al computer e la frequentazione di seminari e corsi formativi. Tutto questo fa sí che le mie giornate siano sempre diverse e mai noiose».

Sei mai stato all’estero a fare un’esperienza di ricerca?

«Sono stata più o meno cinque anni in Scozia, durante i quali ho lavorato come volontaria e per il mio dottorato sulla leucemia mieloide acuta. Il mio sogno era lavorare nella ricerca sul cancro e a Glasgow ci sono molti centri di ricerca prestigiosi come il Paul O’Gorman Leukaemia Research Centre, dove sono orgogliosa di aver lavorato. Un’esperienza fra le più costruttive della mia vita: consiglio a chiunque di andare a fare un’esperienza all’estero per crescere ed arricchirsi scientificamente e personalmente».

Ricordi il momento in cui hai capito di voler fare la ricercatrice?

«Forse è un caso, ma ricordo che da bambina immaginavo sarei diventata una scienziata di qualche tipo... Crescendo ho semplicemente scelto di studiare la materia che da sempre mi affascina: la biologia. Durante i primi anni di università non sapevo bene cosa aspettarmi dal futuro, superare gli esami era semplice, entrare per la prima volta in un laboratorio eccitante. Proseguire nei miei studi e poi cercare una posizione di dottorato è stato quindi molto naturale, quasi automatico. Passato qualche altro anno, eccomi qui!


Parliamo allora del presente: cosa ti piace di più della ricerca e del tuo lavoro?

«L’emozione che ti trasmette. Ma la vera cosa importante è il potenziale che costituisce per la società, che non potrebbe evolversi senza».


E cosa invece eviteresti volentieri?

«Lo stress legato ad essa. La paura di sbagliare. La limitazione data da tempo e risorse. La difficoltà di farne il proprio lavoro pensando a lungo termine».


Se dico scienza e ricerca, qual è la prima immagine che ti viene in mente?

«Tante cose: dai bellissimi documentari naturalistici, a milioni di ricercatori che rendono la nostra vita migliore un passo alla volta, ai trial clinici, alle stelle nell’universo. In campo biomedico, cosí come in altri settori, la ricerca è semplicemente indispensabile per progredire, trovare nuove cure e migliorare quelle esistenti. Credo che sia fondamentale sostenere la comunità dei ricercatori con costanza e fiducia, perché non è un lavoro facile e bisogna saper essere pazienti».

Percepisci quindi un sentimento antiscientifico, in Italia?

«Non credo ci sia un sentimento antiscientifico in Italia, ma basandomi sulla mia esperienza all’estero posso dire che sicuramente in Italia la ricerca non è valorizzata quanto dovrebbe. Sono indignata quando vedo slogan contro la ricerca sugli animali portati avanti da persone che non hanno idea di cosa significhi e come sia condotta, e si basano sul sentito dire o fonti inattendibili. Dovrebbe esserci maggiore consapevolezza del lavoro dei ricercatori».


Hai famiglia?

Convivo con il mio ragazzo, anche lui è un ricercatore. Il resto della mia famiglia è sparsa in Italia».

Prova a descriverti con tre pregi e tre difetti.

«Volenterosa, sincera, ottimista. Insicura, un po’ ingenua, polemica quando credo di essere nel giusto».

Hai qualcosa che vorresti vedere assolutamente, almeno una volta nella vita?

«Da bambina sognavo di vedere l’aurora boreale, spero di farlo un giorno».

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