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L'esperto risponde
Redazione
pubblicato il 16-12-2020

Le extrasistole possono essere provocate dall'ansia?



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L'ansia che scaturisce da un lutto può provocare anche l'alterazione del ritmo cardiaco (extrasistole). Ma venirne fuori si può. La risposta dell'esperto

Le extrasistole possono essere provocate dall'ansia?

Ho 35 anni e a gennaio ho perso mio padre a seguito di un arresto cardiaco. Dopo qualche mese, ho effettuato una visita cardiologica con elettrocardiogramma e indossando l'holter per 36 ore. Sono così state riscontrate 21mila extrasistole ventricolari. Ci tengo a precisare che lo scorso anno avevo fatto una visita cardiologica (sempre con elettrocardiogramma) poco prima di partorire ed era risultato tutto ok. 

Vivo un periodo particolare. Quando mio padre si è sentito male ero con lui e sono stata io a praticare la rianimazione cardiopolmonare. Il fatto di non averlo salvato mi fa stare male, penso che questa perdita mi abbia profondamente cambiato la vita. Vorrei sapere se le extrasistole possono essere causate dall'ansia e, più in generale, dal momento difficile che sto attraversando. 

Ilaria O. (Civitavecchia, Roma)


Risponde Guido Di Sciascio, direttore dell'unità operativa complessa di psichiatria dell'ospedale della Murgia dell'Asl di Bari e segretario nazionale della Società Italiana di Psichiatria

Buongiorno Ilaria, in funzione di quanto le è accaduto, si è verificato un fenomeno di ansia reattiva. Come tale, si definisce lo stato ansioso di cui una persona inizia a soffrire a seguito di un trauma. Una volta verificatosi l’avvenimento scatenante, il decorso del disturbo può essere molto diverso a seconda del soggetto in cui si manifesta e in particolare della sua condizione psicologica. Le tempistiche e l’intensità dei sintomi possono pertanto variare da una persona a un’altra.


Quanto più questo è intenso, tanto maggiore è la probabilità che l'ansia necessiti di un trattamento. La morte di un padre, sopraggiunta improvvisamente e con lei chiamata a svolgere anche il ruolo di soccorritrice, ha rappresentato un evento molto doloroso. Nel suo caso, un simile lutto può aver innescato una reazione più duratura rispetto a quelle che si verificano a seguito di simili eventi. E la tachicardia - assieme ai disturbi a carico dell'apparato gastrointestinale - è una delle manifestazioni somatiche più frequenti dell'ansia. In pratica, l'eccessiva attivazione del sistema nervoso simpatico finisce per alterare il funzionamento di un organo, anche in assenza di un danno rilevabile.


L'extrasistole che riferisce non è da trascurare, ma con ogni probabilità risulta la conseguenza di un forte stato d'ansia scaturito dalla morte di un affetto così caro. Bene ha fatto a rivolgersi comunque a un cardiologo. Se l'origine del problema è di natura psicologica, però, è su questa che bisogna intervenire. L'ansia viene trattata nell'immediato con dei farmaci, in grado di attenuare i sintomi e ripristinare una qualità di vita accettabile nell'arco di poche settimane o mesi. Una volta raggiunto questo obbiettivo, se necessario, può esserci anche l'indicazione a un trattamento psicoterapico, utile a elaborare il lutto in un arco di tempo più lungo. 

Nelle sue parole si legge anche il senso di colpa per non essere riuscita a salvare suo padre. In un caso del genere, però, non ci sono stati errori o mancanze da parte sua. Questo è un altro aspetto che potrà superare ricorrendo al colloquio con uno specialista. Nel corso della visita, sarà il collega a valutare l'entità dei sintomi, mettere a punto il trattamento più indicato e darle anche un'indicazione sui tempi di guarigione. Non è raro, in queste situazioni, che a un ansiolitico venga abbinato anche un antidepressivo.


Mi sento però di rassicurarla. Il dolore per la perdita, con ogni probabilità, non andrà più via. Ma la sua ansia, sì: e di conseguenza anche la tachicardia. Prima affronterà questo problema, più breve sarà l'arco di tempo che le servirà per tornare a una vita in piena salute.

 


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